20171114-Babilonia-Teatri-Paradiso Teatro Camploy

Il Paradiso chiude la trilogia dantesca di Babilonia Teatri


Teatro Camploy di Verona
Rassegna L’Altro Teatro
14 dicembre 2017, ore 20.45

Paradiso

di Babilonia Teatri
con Enrico Castellani, Daniele Balocchi, Amer Ben Henia, Joice Dogbe, Josephine Ogechi Eiddhom
collaborazione artistica Stefano Masotti
musiche Marco Sciammarella, Claudio Damiano, Carlo Pensa ( Allegro Moderato)
produzione Babilonia Teatri, La Piccionaia centro di produzione teatrale |
coproduzione Mittelfest
un progetto di Babilonia Teatri e ZeroFavole

Un giorno ci siamo svegliati e ci siamo accorti che a fianco alle nostre vite ne correvano delle altre. Correvano su binari paralleli, a pochi metri da noi, ma era evidente che I nostri binari e I loro non si sarebbero mai incontrati.
Abbiamo tirato il freno a mano, inscenato un posto di blocco, piegato le rotaie con le mani, con le pietre e con la testa e alla fine ci siamo scontrati.
Paradiso fotografa questo scontro.
Paradiso dà voce a tre ragazzi minorenni che vivono ospiti di una comunità per minori in affido ai servizi sociali.
Paradiso racconta come le loro vite incarnino per noi l’idea di un Paradiso negato.
Se Paradiso è sinonimo di purezza credo che l’infanzia dovrebbe essere il Paradiso di ognuno, il momento in cui poter vivere la propria purezza, prima di sporcarsi e corrompersi.
Paradiso racconta di chi non ha avuto la possibilità di vivere la propria purezza perchè qualcuno di molto vicino non gliel’ha permesso.
Racconta di come il Paradiso stia prima.
Prima di perderlo.
Racconta di chi l’ha perso troppo presto ed ora lo rivuole indietro.
Rivuole tutto quello che gli spettava. Con gli interessi e la mora.
Racconta qualcosa che non è facile raccontare.
Ma lo racconta lo stesso.
Paradiso ha il suo fascino nel suo sovraumano tentativo di raccontarci l’inenarrabile, l’immemorabile e l’incomprensibile.
Un grembo sonoro accompagna il racconto.
Segue e determina le onde dello spettacolo.
Il set musicale è elettronico e tutti i suoni vengono filtrati attraverso un computer. Sono suoni spesso acidi che diventano anima e corpo del nostro Paradiso negato.

Paradiso chiude la trilogia dantesca di Babilonia Teatri: Inferno (2015), Purgatorio (2016), Paradiso (2017).
I tre spettacoli hanno come tratto comune sia la completa libertà con cui ci siamo avvicinati alla materia dantesca, sia la scelta delle persone che abitano i diversi spettacoli.
Inferno e Purgatorio hanno come attori Enrico Castellani di Babilonia Teatri e nuclei diversi dell’associazione ZeroFavole di Reggio Emilia, mentre per la creazione di Paradiso a loro si aggiungeranno alcuni componenti dell’Orchestra Allegro Moderato di Milano.

Il Paradiso è il luogo per antonomasia della musica. Luogo celestiale dove la musica e il canto accompagnano Dante lungo tutto il suo cammino. Da qui l’idea della musica dal vivo. Musica non come sfondo né atmosfera, ma come drammaturgia. Come attore dello spettacolo.

Paradiso si interroga e indaga le possibilità di abitare la scena attraverso mondi, corpi, voci e vissuti non conformi che crediamo possano rappresentare e raccontare un tempo, il nostro, che sfugge a qualsiasi tipo di definizione e a qualsiasi pretesa di classificazione con grande efficacia, sia da un punto di vista etico che da un punto di vista estetico.

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Babilonia, il «Paradiso»
dalla parte dagli esclusi

Simone Azzoni
Si conclude così il progetto iniziato con «Inferno». Il regista Castellani: «Abbiamo sentito nostro dovere far salire sul palco la marginalità»

domenica 12 novembre 2017 SPETTACOLI, pagina 59
Grande attesa per l’arrivo anche a Verona di Paradiso, in scena il 14 dicembre al Teatro Camploy nella rassegna de L’altro teatro. Paradiso, un progetto di Babilonia Teatri e ZeroFavole, nasce nel Mittelfest di Udine, ha debuttato a inizio mese al Roma Europa Festival di Roma e ora è al Festival Internacional Arte X Igual di Bariloche in Argentina. «Attraverso diverse realtà che collaborano nel sociale abbiamo condiviso esperienze per dare dignità all’arte, anche quella teatrale, là dove le politiche sociali ancora non ne riconoscono il valore», spiega Enrico Castellani, regista e fondatore della compagnia Babilonia Teatri.Collaborare con chi non si occupa specificatamente di teatro può essere una nuova opportunità creativa per non ripiegarsi nell’autoreferenzialità?Io credo che ognuno debba trovare quello che per lui ha senso. Stare in relazione con il mondo esterno e non richiudersi nei circuiti teatrali è una ricchezza. E il primo a trarne vantaggio è il teatro. Credo sia sempre più necessario mettersi in relazione con il mondo e guardare all’esterno, per capire cosa si senta di affine. Per noi stare in scena con attori o non-attori sono semplicemente due facce della stessa medaglia.Chi si assume quindi la responsabilità che il teatro rimanga operazione estetica e non terapia?Noi non abbiamo nessuna competenza per fare terapia, saremmo dei ciarlatani, stiamo casomai alla larga dalla possibilità di fare danni aiutandoci con esperti. A noi interessa fare arte. In campo va messa una umanità che sia la stessa che mettiamo in campo anche quando lavoriamo con gli attori. Ci sono approcci differente, ma la stessa necessità di creare una fiducia reciproca con chi si lavora.Con Il Paradiso termina un percorso iniziato con l’Inferno. Un percorso orizzontale o in salita?È una linea che sale per ragioni diverse, mentre l’Inferno era un lavoro più sul singolo e il Purgatorio più di gruppo, con Paradiso il gruppo di attori si è più ridotto e tra di loro c’è una maggiore omogeneità. In scena ci sono dei minori, con i quali abbiamo fatto un percorso che ha forza e dignità.Alla fine si uscirà a riveder le stelle?Non so quanto si vedano. È un paradiso negato. Ci sono vite che hanno scelto di gridare la loro condizione di esclusione. La luce stellare è la loro dignità. Il paradiso è prima, prima di un bacio, prima di nascere, prima di morire.Penso al Terzo Paradiso di Pistoletto…Sì, la stessa cosa. Il fatto che non si debba raggiungere qualcosa ma che è già stato perso tutto. A questi ragazzi è stata tolta l’infanzia. Si può tuttavia ancora parlare di una purezza. Tutto è bianco e candido.È il bianco quindi il colore prevalente?Non proprio. C’è una alternanza di buio e luce.Si vedrà Dio?Tutto laico. Qualcuno lo può vedere. Sta negli occhi di chi guarda.Il Paradiso è indicibile, forse irrappresentabile. Voi avete scelto la musica…La musica pervade lo spettacolo. Con Marco Sciammarella e l’Orchestra Allegro Moderato di Milano abbiamo lavorato su suoni elettronici. Filtrati dal computer. Suoni acidi, un grembo sonoro che accompagna lo spettacolo e costruisce un Paradiso negato, una inquietudine più che una beatitudine.Ancora il regista rompe lo spazio scenico entrandovi?Sì, anche qui sono in scena, sono il regista, la mia presenza è evidente.Quale messaggio tiene uniti Inferno, Purgatorio e Paradiso?Abbiamo voluto far salire sul palco la marginalità. Un compito difficile, ma che abbiamo sentito di dover fare.E ora?Ho debuttato con Pedigree per raccontare la relazione tra padri e figli, omo-genitorialità. I limiti della scienza. Vorrei tornare adesso sul palco con Valeria Raimondi per guardare il mondo a dieci anni di distanza da Made in Italy e chissà magari fare un Romeo e Giulietta a modo nostro.

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La rassegna ha sottoscritto il manifesto dei teatri accessibili e ha aderito all’iniziativa Teatri 10 e lode promossa dall’Associazione disMappa: compatibilmente al numero dei posti riservati, disabile e accompagnatore potranno assistere a ogni spettacolo al prezzo speciale di 10 euro.

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Teatro Camploy di Verona

Via Cantarane, 32 – Entrata accessibile da Vicolo Madonnina
37121 Verona
Telefono: 045 800 9549

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