Teatro Camploy di Verona Rassegna l'altro TEATRO Martedì 22 novembre 2016, ore 20.45 Human di e con Marco Baliani e Lella Costa e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu regia di Marco Baliani musiche originali di Paolo Fresu Teatro Camploy

Lella Costa e Marco Baliani in Human


Teatro Camploy di Verona
Rassegna l’altro TEATRO
Martedì 22 novembre 2016, ore 20.45

Human

di e con Marco Baliani e Lella Costa
e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu
regia di Marco Baliani
musiche originali di Paolo Fresu

«Human – dice Baliani – è costruito sul tema dello sguardo verso l’Altro. È soltanto guardando l’altrui esistenza che misuro la mia. La qualità di questo sguardo non è sempre identica e, a seconda di come si guarda, con che intensità, profondità, indifferenza, empatia, rifiuto, si possono generare dialoghi e confronti oppure scontri e conflitti. Quando, con Lella Costa, abbiamo cominciato a pensare a uno spettacolo che parlasse di questo incontro con la Diversità, con le tante anime racchiuse dentro la definizione di Profugo, da subito ci siamo detti che occorreva evitare ogni retorica e ogni enfasi, e che l’impresa non era affatto semplice. Bisognava mettere al centro il nostro stesso sguardo, non avere paura di essere sprovvisti di solide risposte, dovevamo provare a declinare, di quell’incontro con l’Altro, ciò che più metteva in crisi le nostre sicurezze, le nostre sedimentate convenzioni, fino a rivelare la nostra fragilità e il nostro smarrimento. Human – prosegue Baliani – non è uno spettacolo che denuncia, fa indignare, informa, spiega, prende posizione, lancia messaggi o appelli. No, è piuttosto un teatro che inquieta, che pone domande e non conosce risposte, che lascia disorientati. Lo spettacolo è declinato dalla presenza di un’umanità profuga e dall’ineludibile confronto che questa presenza genera in questa parte di mondo che chiamiamo Occidente. Ci sono dialoghi a più voci, a volte serrati, a volte distesi, ci sono monologhi e ci sono narrazioni, c’è un canto epico, ci sono immagini di corpi impauriti, c’è un frammento di opera buffa, ci sono inserti di acido cabaret, c’è una poesia, un canto, una musica. È uno spettacolo che ci interroga su quella parola troppo abusata, Umanità, e interroga prima di tutto il gruppo degli attori e attrici, il nostro stare in scena “dentro quella parola”. E materici sono anche la scena e i costumi ideati da Antonio Marras, un agglomerarsi di vestimenti dismessi, sperduti, come dilavati dalla salsedine di un mare sempre presente, ma anche dilavati dal tempo, consumati da un vivere in corsa, da un esistere in perenne fuga.
Le musiche composte da Paolo Fresu – conclude Baliani – tracciano un filo rosso per l’intero spettacolo, guidano la successione delle scene, tessono gli interstizi dell’intero arazzo, aprono a improvvise visioni».

http://www.progettohuman.it/

TEATRO CAMPLOY. Tutto esaurito, o quasi, per il debutto di Human, la prima de l’Altro Teatro
Caravaggio e dissolvenze in nero,
Simone Azzoni
va in scena il dramma dei profughi Non convincono Lella Costa e Marco Baliani Buone interpretazioni ma si è spento l’ardore politico
mercoledì 23 novembre 2016 SPETTACOLI, pagina 56

Lella Costa e Marco Baliani al Teatro Camploy con Human, la «prima» della rassegna Altro Teatro …
Tutto esaurito (o quasi) per la prima de l’Altro Teatro affidata a Human. Il Comune di Verona, Arteven, Ersiliadanza e Are We Human, hanno puntato sul binomio Baliani e Costa e un’interminabile coda che al Camploy non si vedeva da anni, ha dato loro ragione. Si pensava che, scivolati in coda alle scalette dei telegiornali, di profughi e rifugiati non interessasse più nessuno. Ma questo è teatro, che pochi anni fa Marco Baliani definiva civile e Lella Costa di impegno. Di entrambi c’è molto poco. Spento è il fuoco della passione politica. Rimane quel teatro che traduce e filtra la cronaca dentro una poesia indolore e una tesi da dimostrare. Siamo tutti fin troppo concordi che l’umanità si recupera nell’incontro che supera il mare dell’Ellesponto, come Ero e Leandro: il duetto con cui i due attori, aprono e chiudono il ritmo del loro monologo, questa volta da teatro di narrazione. Non c’è bisogno di usare la macchietta della signora mestrina che parla a colpi di stereotipi. Fa tanto ridere la platea ma inzucchera troppo. D’accordo è un pezzo di bravura di Lella Costa, ma il tema non vuole divagazioni. Assomigliano ad una cornice del Decamerone David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu che, accompagnati dalla musica originale di Paolo Fresu, incollano i quadri tra una scena e l’altra. Capiamo che si voglia mettere in contraddizione le ottusità del presente con la tragedia del mare, ma è così teatrale, appunto, da risultare poco credibile la loro immedesimazione e la tangenza ai viaggi della speranza. Di fatto Human è una galleria di apparizioni (che citano pure Caravaggio) e dissolvenze al nero. Si capisce la scaletta dopo due minuti di spettacolo: rimandi testuali tra le pagine della letteratura (l’epica e la moderna), storie romanzate e micromonologhi, didascalie semplicistiche (sulla necessità di scattare le foto della tragedia o sul fatto che siamo tutti migranti), lacerti di brani come le stoffe, pensate da Antonio Marras per una bella scenografia che sembra una Vergine degli stracci esplosa e galleggiante. Il resto è troppo teatro per essere vero.

CAMPLOY. Domani al via la rassegna di Comune, Arteven, Ersilia ed Exp
Costa, teatro civile
«Come ritrovare la nostra umanità?»
Simone Azzoni
In «Human» l’attrice è in scena con Marco Baliani «Vogliamo far riflettere sul dramma dei migranti»

lunedì 21 novembre 2016 SPETTACOLI, pagina 51
S’inaugura al Teatro Camploy domani alle 20.45 la rassegna L’Altro Teatro organizzata dal comune di Verona in collaborazione con Arteven, con Ersilia Cooperativa e con Exp – Are We Human. Sono disponibili abbonamenti a sette spettacoli di prosa (nel box a lato, il programma). Gli abbonamenti possono essere acquistati al Box Office e al Teatro Camploy.La rassegna inizia domani con Lella Costa e Marco Baliani, protagonisti di «Human» su musiche originali di Paolo Fresu. In scena anche David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu. La regia è di Marco Baliani che firma il testo insieme a Lella Costa. «È stata una forma di scrittura fantastica», spiega l’attrice. «Ci siamo detti tutto quello che volevamo mettere nello spettacolo. C’è molto ma molto si è perso per strada. Ci siamo trovati nel desiderio di partire da narrazioni antiche. Nel non narrare solo al cronaca perché è zavorra. Partire dal mito e cercare di allargare la narrazione e i gli archetipi del tema dei migranti».Che è l’umanità, con quella sbarra nera che nel titolo taglia la parola «Human»…È proprio una sbarra che in parte nega o mette in discussione, interroga questo concetto di umanità. Un modo per fare domande a noi stessi e agli spettatori.Quindi cosa c’è del teatro civile che è di Marco Baliani?Il nostro non è un comizio o un servizio del telegiornale. Ma è un interrogarsi fino a dove stiamo disposti a spostare l’asticella che tutela il concetto di umanità. Fino a quando e a che punto sopportiamo senza indignarci di ciò che dobbiamo vedere.Come avete costruito la struttura drammaturgica?Abbiamo fatto uno spettacolo con una drammaturgia non tradizionale. Con delle concatenazioni di immagini logiche e illogiche, emotive, passando da citazioni dal mito alla riflessione sulle fosse del mare su cui passano le navi da crociera. Da dove viene il materiale che avete rielaborato?Sono i pensieri rispetto al tema dei migranti che tutti facciamo. C’è anche una citazione di Caravaggio, e se sia lecito riprendere le immagini delle tragedie. Ci sono soprattutto tanti indizi e tanti dubbi, tanta inquietudine. Il pubblico del Piccolo di Milano ci ha detto che è uno spettacolo potente.Avete incontrato migranti?Non direttamente perché non avremmo saputo come difenderci dal fare uno spettacolo «furbo». Un anno fa abbiamo fatto un sito nel quale abbiamo collezionato storie, spunti, interviste. Ognuno di noi ha raccolto materiali e messi in rete. Ahimè, di storie narrate e reperti ce ne sono tantissimi: noi ne abbiamo fatto una traduzione teatrale, senza raccontare storie vere ma verosimili. Gli abbiamo dato caratteristiche perché sia teatrale.È Nausica ad accogliere il profugo Ulisse. Cioè una donna..Non ci abbiamo pensato, non c’è un punto di vista femminile però c’è una cosa che io trovo bella ed è il racconto di una donna che è in fuga e narra lo strazio delle madri costrette ad abbandonare i loro figli perché non si reggono in piedi. La storia di una profuga che potrebbe essere Maria in fuga verso l’Egitto.C’è pure il mito di Ero e Leandro..Sì, apre lo spettacolo. Sono due giovani che si amano sulle rive opposte del Bosforo. Lui la raggiunge a nuoto di notte e lei dice una frase bellissima: «Errante e infido è lo straniero, così narrano le balie all’infante». La concezione del diverso è così antica e assurda. C’è di mezzo un braccio di mare: com’è possibile che sia così ancestrale in noi al paura dello straniero? Ci vorrebbero gli specchi dell’artista Pistoletto…A me viene in mente ciò che raccontava Ottavio Missoni: «L’Adriatico non può essere un mare che separa perché sulle due sponde la gente gioca a carte allo stesso modo». Come si ritrova, dunque, l’umanità?Provando a entrare in relazione. senza farci guidare da pregiudizi e preconcetti. Provando a costruire piccole relazioni individuali: quando le persone le conosci, cadono le barriere. Ci si trova perché si è persone. Ci vorrebbe una guida però, altrimenti i Paesi da soli non reggono la fatica dell’accoglienza…Ci piacerebbe e avremmo bisogno che ci fosse una politica e qualcuno che si assumesse l’onore e l’onere di farci da guida in questa strada complessa. Ci vuole qualcuno che ci aiuti a muoverci col passo giusto.Chi è il profugo per lei?La risposta è in un articolo della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948: ogni individuo ha diritto di lasciare qualunque paese e tornare nel proprio.

La rassegna ha sottoscritto il Manifesto dei teatri accessibili e ha aderito all’iniziativa Teatri 10 e lode promossa dall’Associazione disMappa: compatibilmente al numero dei posti riservati, disabile e accompagnatore potranno assistere a ogni spettacolo al prezzo speciale di 10 euro.

TEATRO CAMPLOY, via Cantarane 32  tel. 0458008184-0458009549 www.laltroteatro.comune.verona.it