20170317-Danio-Manfredini-teatro-Verona Teatro Camploy

Danio Manfredini, Tre studi per una crocefissione


Teatro Camploy
Via Cantarane 32 – Verona
Rassegna l’altro TEATRO
Venerdì 17 marzo 2017, ore 20.45

Tre studi per una crocefissione

Dodicesimo attesissimo appuntamento venerdì 17 marzo al Teatro Camploy alle 20.45 con la rassegna L’Altro Teatro organizzata dal Comune di Verona in collaborazione con Arteven (Circuito Teatrale Regionale), con Ersilia Cooperativa e con EXP. In programma Tre studi per una crocifissione di e con Danio Manfredini, icona del teatro di ricerca in Italia. Tre studi per una crocifissione, storico spettacolo del 1992, prende il titolo da un’opera pittorica di Francis Bacon: tre dipinti accostati uno all’altro, dove sono raffigurate tre figure che evocano la condizione drammatica di soggetti appartenenti al mondo contemporaneo. «Lontano dal voler riprodurre in maniera pittorica l’opera di Bacon, mi sono proposto – dice il “quattro premi Ubu” Manfredini – di inventare tre soggetti teatrali che ritraggono la condizione drammatica di tre personaggi del mio tempo». Il primo studio, ambientato in un contesto psichiatrico, si apre su uno spazio riempito da sedie vuote, troni fisici per fantasmi della memoria. Qui un uomo racconta a se stesso e ai suoi interlocutori immaginari il suo mondo, la sua vita: l’amore per la Divina Commedia e quello per il latino. Fa riflessioni sulla vita e sulla sorte dell’essere umano, non senza un sottile e delicato umorismo (“Se siamo tristi abbiamo i nostri motivi: siamo motivati”). Il secondo personaggio, liberamente tratto da un film di Fassbinder, è una transessuale. È diventata donna per amore, voleva solo un po’ di affetto. Si era invaghita di un uomo. E lui: “Anche tu mi piaceresti, se fossi donna”. Così era andata a Casablanca ed era tornata donna. Lui aveva riso di lei e lei aveva iniziato a bere. Ed eccola ubriaca, prima della sua ultima scelta, quella di suicidarsi. Racconta la sua storia, si rivolge a una madre assente, morta, usando immagini forti derivanti dalla sua esperienza. Voleva fare l’orafo. Poi voleva fare il macellaio, ma ormai, con le tette, non è più possibile. Eppure, ci dice, il macello è la vita stessa. E decide di togliersi la vita con una considerazione che lascia impietriti: il suicida ama la vita, c’è il fatto che è scontento delle condizioni che gliela hanno resa insostenibile.

Nel terzo studio un immigrato tenta un dialogo improbabile e impossibile, sotto la pioggia, con qualcuno che non lo sta ascoltando, che lo vuole allontanare. Una vitalità che non può liberarsi, che è costretta a rimanere lì, sempre lì, come il protagonista del primo studio, come la transessuale del secondo. Sono lì. Cercano di condividere, di trovare compagnia, di parlare. Cercano di non far cadere le loro parole nel vuoto. Cercano conforto, amore. Sono feriti, e anche umiliati.

Tre studi per una crocifissione compie quest’anno venticinque anni. Sono pochi gli autori in grado di allestire pièce teatrali che rimangano rappresentabilissime nei decenni successivi, oltre il tempo e il luogo in cui vanno in scena. Danio Manfredini è uno di questi. Profondamente appassionato di pittura e affascinato in modo viscerale dai mondi comunemente considerati al limite – come quello della psichiatria in cui ha lavorato per lunghissimo tempo – Manfredini porta avanti dagli anni Settanta una ricerca teatrale personale ed estremamente curata e precisa che lo ha portato a vincere numerosi premi.

La rassegna ha sottoscritto il Manifesto dei teatri accessibili e ha aderito all’iniziativa Teatri 10 e lode promossa dall’Associazione disMappa: compatibilmente al numero dei posti riservati, disabile e accompagnatore potranno assistere a ogni spettacolo al prezzo speciale di 10 euro.


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