20150620-Sogno-di-una-notte-di-mezza-estate-Verona Teatro Camploy

Sogno di una notte di mezza estate inaugura il Camploy estivo


Teatro Camploy di Verona
1-2-3-4 luglio 2015, ore 21.15

Cantieri Invisibili
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
di William Shakespeare
regia Mario Gonzalez
con Alberto Bronzato, Isabella Macchi, Riccardo Pippa, Matteo Spiazzi, Margherita Varricchio
disegno luci Alberta Finocchiaro Nicolò Pozzerle
scene Debora Pozza
costumi Antonia Munaretti 

Il Sogno di Shakespeare è una delle commedie più rappresentate, o forse sarebbe meglio dire una delle più riscritte, perché si può credere o no a fate e spiritelli del bosco, ma di certo non occorre credere ai miti: il mito è esperienza universale di un aspetto della vita che ognuno vive in modo unico, personale. E i miti che il Sogno intreccia parlano, tra l’altro, d’innamorati e innamoramenti. Il Sogno è ridicola angoscia, incarnazione del sentimento di mistero di fronte all’inafferrabilità e alla superiorità delle passioni. Ci facciamo beffe degli innamorati, incapaci a nostra volta, nell’innamoramento, di vedere ciò che gli altri vedono chiaramente, di distinguere amore, possesso, gelosia e orgoglio, almeno fino al risveglio, a battaglia finita, una battaglia dove abbiamo dato tutto e nella quale non ci riconosciamo più. E se non si può scampare ai sogni, almeno possiamo e dobbiamo tener vivo uno sguardo sognante sulla realtà, lo sguardo stupito di chi sa gioire delle cose sbagliate, se fatte con sincerità e zelo, come Teseo di fronte ai comici. Il sogno non è solo fuga, ma essenza stessa del quotidiano: il sogno è rischio, fantasia, stupore e meraviglia. (la compagnia)

Il clown è un personaggio spesso sfasato, fuori strada. Il clown, per me, non vuole far ridere, e non sempre ama le risate che provoca a sua insaputa. È un perfezionista e prende le cose sul serio. È bello, e lui lo sa. È intelligente, professionale, responsabile, è orgoglioso, prende a cuore le cose e le prende alla lettera. La genesi dello spettacolo comincia con il lavoro degli attori, senza pensare ai clown. Quando gli attori hanno appreso il testo, si lavora profondamente sulle situazioni e sulle emozioni. A questo punto andiamo alla scoperta del personaggio del clown. E quando gli attori hanno pronto lo spettacolo, li rimpiazziamo con i clown. (Mario Gonzalez)



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