20150303_p1310771 Teatro Nuovo

Alessandro Preziosi è Don Giovanni


Teatro Nuovo di Verona, Rassegna Il Grande Teatro
10-15 marzo 2015

Alessandro Preziosi
in DON GIOVANNI
di Molière traduzione e adattamento Tommaso Mattei

con Nando Paone nel ruolo di Sganarello

e con
Lucrezia Guidone, Barbara Giordano, Roberto Manzi, Daniele Paoloni, Daniela Vitale, Matteo Guma
regia Alessandro Preziosi
scene Fabien Iliou
costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Andrea Farri
luci Valerio Tiberi
supervisione artistica Alessandro Maggi
Una coproduzione Tsa Teatro Stabile D’abruzzo – Khora.Teatro
Prodotto da Alessandro Preziosi Tommaso Mattei Aldo Allegrini
Personaggi E Interpreti
Don Giovanni Alessandro Preziosi
Sganarello Nando Paone
Donna Elvira Lucrezia Guidone
Gusman Roberto Manzi
Don Carlos Matteo Guma
Don Alonso Roberto Manzi
Don Luigi Alessandro Preziosi
Francisco Daniele Paoloni
Carlotta Barbara Giordano
Maturina Daniela Vitale
Pierino Daniele Paoloni
Violetta Daniela Vitale
Ragotin Matteo Guma
Il Signor Domenica Roberto Manzi
Ramon Matteo Guma
Uno Spettro Barbara Giordano

Lo spettacolo
Le versioni del mito di Don Giovanni sono ben superiori alle donne sedotte dall’ammaliatore sivigliano e contano oltre 4000 riscritture.
Numerosissime erano state le rappresentazioni teatrali con protagonista questo personaggio, la cui immensa fortuna letteraria era cominciata nel 1630, quando Tirso de Molina, probabilmente ispirandosi a racconti popolari che utilizzavano i padri Gesuiti, negli spettacoli edificanti dei loro piccoli allievi facendone il prototipo dell’eretico blasfemo per definizione, scrisse il suo Burlador de Sevilla.
Venne in seguito ripreso dalla Commedia dell’Arte italiana, che lo incluse nel suo repertorio accentuando gli aspetti più comici della vicenda.
Molière, attinge a queste fonti italiane e le rielabora per ricavarne un suo personale Don Giovanni, ritraendolo come un personaggio raffinato, cinico, dissacrante, in aperta opposizione con le convenzioni sociali, pronto a burlarsi anche della religione.
Nella scelta del Don Giovanni Khora.teatro ha intravisto nella compresenza di toni drammatici e comici, un materiale drammaturgico teso a coniugare l’esaltazione ed il senso tragico del personaggio archetipico, mito dell’individualismo moderno, e le mirabili leve sulle parti comiche, necessarie per meglio andare incontro al gusto del pubblico, il testo ideale nel compimento di una particolarissima trilogia di ambientazione seicentesca, Amleto, Cyrano, Don Giovanni.
Il Don Giovanni di Moliere non è un banale donnaiolo, collezionista di femmine per sfogo fisiologico o edonistico svago, ma a dominare è una volontà di potenza, di affermazione di sé che nasce da un vuoto esistenziale, da una sorta di noia metafisica, e insieme da un timore di fallimento, un Don Giovanni che ormai, prossimo al termine della sua carriera, sembra quasi svelare la maschera ipocrita della cinica empietà, per smascherare i cattivi pensieri e le ipocrisie della società in cui viviamo.
La scelta artistica prende le mosse non solo dalla straordinaria contemporaneità del classico la cui rilettura si rende necessaria in considerazione del dilagante relativismo dell’attuale società in cui impera l’immagine fine a se stessa e si continua a riscontrare il totale sgretolamento dei valori, ma soprattutto nell’ottica della messa in scena come un omaggio sentito e coraggioso alla scrittura, al fascino dell’immaginazione e soprattutto al Teatro, in tutte le sue forme.
L’idea produttiva
Khora.teatro con il Don Giovanni prosegue nel solco dei fortunati allestimenti degli spettacoli “Amleto” e “Cyrano, nei quali all’alto gradimento del pubblico ha fatto riscontro l’interesse della maggiore critica nazionale, dando continuità al progetto di portare in scena grandi classici del teatro, rivolti ad un vasto pubblico popolare, pur strizzando come sempre l’occhio nel confezionamento editoriale alle nuove generazioni.
Nell’allestimento di Khora.teatro che rinnova la comune progettualità con il Teatro Stabile d’Abruzzo, Don Giovanni è interpretato da Alessandro Preziosi, reduce dai successi teatrali, impegni televisivi e premi cinematografici, che raccoglie la sfida tutta teatrale nel mettere in scena un personaggio, che come qualcheduno ha felicemente definito è “il carattere più teatrale che abbia attraversato la scena”, prototipo del seduttore senza scrupoli, che fa dell’inganno ai danni delle donne da lui disonorate un vero e proprio vanto, non si cura delle classi sociali e dei ruoli precostituiti ed è spinto da un desiderio di conquista inesauribile e mai sopito.
La decisione di fare del Don Giovanni l’ideale conclusione di una trilogia di riproposizione di classici nonché la seconda coproduzione del TSA con Khora.teatro nasce da una considerazione prima di tutto “artistica” e che attiene soprattutto ai contenuti dell’immortale archetipo teatrale ed ai valori che tutto lo staff creativo previsto intende esprimere nella messa in scena.
Come dimostrato in altre precedenti produzioni come “Datemi tre caravelle”, “Amleto” e la “Dodicesima notte” e non ultimo “Cyrano”, è obiettivo del progetto unire al raffinato e corretto utilizzo di un apparato tecnologico che comprende l’uso di videoproiezioni e altre soluzioni multimediali innovative, ma sempre contestualizzate, con la direzione degli attori sul palcoscenico.
Il Don Giovanni comprende tra attori e tecnici una compagnia di circa 20 elementi che portano in giro uno spettacolo complesso, ma in grado di realizzare anche i debutti, con l’obbiettivo di ricreare un vero e proprio ambiente spettacolare, caleidoscopico e camaleontico, tutto stretto tra teatro barocco e opera moderna.
Riguardo alle caratteristiche produttive si è pensato di attorniare Alessandro Preziosi, di un cast di creativi dalla comprovata esperienza e professionalità per i quali parlano i curriculum delle opere realizzate, ma anche soprattutto l’apprezzamento con cui pubblico e critica saluta i loro lavori, al fine di concretizzare una innovativa visione dell’adattamento e della messa in scena in linea con un teatro realmente europeo.

La sinossi

L’opera, nota anche con il titolo di Don Juan ou Le festin de pierre (Don Giovanni o Il convito di pietra) commedia in cinque atti, in prosa, rappresentata la prima volta al Palais Royal il 15 febbraio 1665 è ispirata alla vecchia leggenda di don Juan (da cui lo spagnolo Tirso de Molina aveva tratto il famoso dramma El burlador de Sevilla), che tanto successo aveva avuto in Spagna, in Italia e quindi in Francia.
Don Juan, gentiluomo di corte, ateo, perverso, libertino, ha abbandonato Elvire, che tenta invano di riconquistarlo; gettato dalla tempesta sulla costa insieme al servo Sganarelle, è salvato da alcuni contadini. Seduce quindi Charlotte e Mathurine, due contadine attirate dalle sue promesse di matrimonio. Inseguito dai fratelli di Elvire, sempre in compagnia di Sganarelle, si rifugia in una foresta dove vuole costringere un povero a bestemmiare.
Dopo avere salvato la vita a don Carlos, fratello di Elvire, don Juan invita a cena la statua di un “commendatore” da lui ucciso in precedenza e la statua accetta. Mette poi alla porta il signor Dimanche, suo creditore, e risponde con insolenza e con scherno al padre don Louis che gli rimprovera la sua vita dissoluta. Dopo essere rimasto insensibile anche alle preghiere di Elvire che vorrebbe farlo ravvedere, don Juan si mette a tavola e la statua del “commendatore” lo invita a sua volta a cena per il giorno dopo.
Don Juan finge di pentirsi di fronte al padre ma confessa a Sganarelle di volersi servire ora dell’ipocrisia, ed è appunto da ipocrita che risponde al fratello di Elvire. Compare sulla scena uno spettro che concede a don Juan pochi istanti per pentirsi, ma poichè lui se la ride, la statua del “commendatore” lo prende per mano: su don Juan si abbatte un fulmine, la terra gli si apre sotto i piedi ed è inghiottito nell’Inferno, mentre il servo Sganarelle si lamenta per il salario arretrato che nessuno gli pagherà.

Note di adattamento

Il Don Giovanni di Molière è un testo eccezionale che suona ancora oggi come attuale senza aver accumulato nel tempo un grammo di polvere, ma è anche un’opera misteriosa e sublime, dal genere “unico” sotto molti punti di vista, soprattutto dal punto di vista stilistico: una commedia irresistibilmente atipica rispetto alla vasta produzione del commediografo francese, una tragedia quasi Shakespeariana con una trama apparentemente poco lineare, e personaggi e caratteri in apparenza incredibilmente distanti fra loro.

In questo nuovo adattamento ci si è proposti in linea con l’allestimento proposto di realizzare un copione dal carattere spiccatamente “postmoderno” e cinematografico, che conferma il piacere agli affezionati della prosa, ma capace di introdurre degli elementi che attivano il pensiero, come ad esempio l’episodio introduttivo del duello con il Commendatore, matrice di tutta la vicenda narrata.

La lingua è usata al servizio dello spettacolo con il preciso intento di sposare lo scorrere dell’intrattenimento con un discreto mimetismo dei contenuti, assecondando organicamente una struttura bizzarra in cui commedia e tragedia si succedono quasi senza preavvisi.

Questa libertà creativa apparentemente caotica, forse dovuta ad una estrema sintesi compositiva da parte dell’autore, è compensata da una rimarcata struttura e da una rigorosa “l’impaginazione” un succedersi di quadri resi con vere e proprie ellissi cinematografiche.
Tommaso Mattei

Note di regia

In una societa, che oramai, sembra implorare la finzione per raggiungere la felicità convivendo nella costante messa in scena di sentimenti emozioni, anche famigliari, il Don Giovanni di Moliere smaschera questo paradigma di ipocriti comportamenti, di attitudini sociali figlie di una borghesia stantia e decadente!! Divenendo il maestro inimitabile della mimesi.
Accumula, dunque, Don Giovanni su di se, come una cavia, l’ipocrisia del mondo, e diviene consapevolmente la vittima sacrificale e contemporanea della società in cuì vive. In sostanza, il personaggio letterario, che attraverso questo sacrificio continua ad essere mito dell’individualismo moderno finisce per immolarsi, rifiutando la misericordia divina, per il pubblico di oggi, e per questo rimanendo mito del ventunesimo secolo;
non rimane che sperare che questa spettacolizzazione dei vizi dell’anima crei nel pubblico, indispensabile per il nostro Don Giovanni, un contracolpo di reale riflessione sul senso e il mistero della vita: la salvezza dello spirito è radicalmente legata alla nostra autenticità. Quale migliore augurio per il teatro di oggi.

Alessandro Preziosi
DURATA SPETTACOLO
2 ore e 15 minuti
compreso l’intervallo

IL GRANDE TEATRO. Al Nuovo da questa sera (alle 20,45) a domenica

Preziosi riaccende
la fantasia
e i piaceri dei sensi

È il regista e l’interprete di «Don Giovanni», un personaggio «che è la quintessenza dell’ipocrisia, un vizio oggi molto di moda»

martedì 10 marzo 2015 SPETTACOLI, pagina 49

Il Grande teatro torna ai classici con uno dei testi più noti e amati di Molière: Don Giovanni (o Il convito di pietra), tragicommedia in cinque atti che debuttò al Palais Royal di Parigi nel 1665, prodotto da Khora Teatro e dal Teatro Stabile d’Abruzzo, è in programma da oggi a domenica (alle 20,45, domenica alle 16) al Nuovo con Alessandro Preziosi nella duplice veste di protagonista e regista. Traduzione e adattamento del testo sono di Tommaso Mattei.
Rivive dunque sul palcoscenico una figura divenuta nel tempo il simbolo per eccellenza del seduttore oltre che del provocatore nato, di un individuo che desidera solo affermare la propria indipendenza e che niente può far recedere dai suoi propositi, nemmeno la punizione divina. Della religione, del resto, Don Giovanni non si fa scrupolo alcuno. In parecchi si sono occupati del mito di Don Giovanni (ne esistono quattromila riscritture). Fu nel 1630 che il personaggio cominciò a godere di grande fortuna letteraria quando lo spagnolo Tirso de Molina (pseudonimo dietro al quale si celava il frate spagnolo Gabriel Téllez), probabilmente ispirandosi a racconti popolari, ne fece il protagonista del Burlador de Sevilla y el convidado de pietra (L’ingannatore di Siviglia e Il convitato di pietra). Don Giovanni, o meglio Don Juan Tenorio, nasce di lì.
In seguito, anche la commedia dell’arte italiana si appropriò del personaggio accentuandone gli elementi più comici. Alle fonti italiane si rifece lo stesso Molière che tuttavia le rivisitò creando un «suo» Don Giovanni visto non solo come un libertino ma anche come un uomo raffinato, dissacratorio, pronto a scagliarsi contro le convenzioni sociali e persino contro la religione. Tutte queste sfaccettature ne fanno, come sottolinea Preziosi, «un personaggio che non si lascia definire, che resta per così dire sfuggente. Un personaggio ricco di controluce – autentico funambolo del trasformismo come se ad ogni conquista cambiasse pelle – che incarna nel suo continuo muoversi nello spazio intermedio tra vero e falso, la quintessenza di un vizio tristemente di moda, l’ipocrisia».
ALTRO RUOLO di rilievo nella storia è quello di Sganarello (Nando Paone), il fedele servitore di Don Giovanni e compagno in tutte le sue avventure, galanti e non. E di vicissitudini il protagonista ne vivrà parecchie tra continui intrighi amorosi, donne corteggiate e poi abbandonate, fughe, uccisioni, travestimenti e falsi pentimenti. Finché la punizione divina si abbatterà su di lui.
L’obiettivo della regia di Preziosi è, sono sue parole, «accendere la fantasia degli spettatori e il piacere dei sensi, facendo materializzare sotto i loro occhi uno dei più affascinanti archetipi letterari della cultura occidentale. La messa in scena riunisce il piano realistico della commedia di “cappa e spada”, quello tragico e quello fantastico e simbolico del soprannaturale».

Comunicato stampa

Con il penultimo appuntamento del Grande Teatro si torna ai classici: da martedì 10 a domenica 15 marzo al Nuovo Alessandro Preziosi è regista e protagonista di Don Giovanni di Molière. Giovedì 12 Preziosi e gli altri interpreti incontrano il pubblico. Dopo tre spettacoli di autori contemporanei (Glattauer, Schmitt e Starnone), col penultimo appuntamento del Grande Teatro si torna ai classici con uno dei testi più noti e amati di Molière: Don Giovanni (o Il convito di pietra), tragicommedia in cinque atti che debuttò al Palais Royal di Parigi nel 1665. Prodotto da Khora Teatro e dal Teatro Stabile d’Abruzzo, Don Giovanni è in programma al Nuovo da martedì 10 (alle 20.45) a domenica 15 marzo con Alessandro Preziosi nella duplice veste di protagonista e regista. Traduzione e adattamento del testo sono di Tommaso Mattei. Rivive dunque sul palcoscenico una figura divenuta nel tempo il simbolo per eccellenza del seduttore oltre che del provocatore nato, di un individuo che desidera solo affermare la propria indipendenza e che niente può far recedere dai suoi propositi, nemmeno la punizione divina. Della religione, del resto, Don Giovanni non si fa alcuno scrupolo. In parecchi si sono occupati del mito di Don Giovanni: basti dire che ne esistono qualcosa come quattro mila riscritture. Fu nel 1630 che il personaggio cominciò a godere di grande fortuna letteraria quando lo spagnolo Tirso de Molina (pseudonimo dietro al quale si celava il frate spagnolo Gabriel Téllez), probabilmente ispirandosi a racconti popolari, ne fece il protagonista del Burlador de Sevilla y el convidado de pietra (L’ingannatore di Siviglia e Il convitato di pietra). Don Giovanni, o meglio Don Juan Tenorio, nasce di lì. In seguito, anche la commedia dell’arte italiana si appropriò del personaggio accentuandone gli elementi più comici. Alle fonti italiane si rifece lo stesso Molière che tuttavia le rivisitò creando un “suo” Don Giovanni visto non solo come un libertino ma anche come un uomo raffinato, dissacratorio, pronto a scagliarsi contro le convenzioni sociali e persino contro la religione. Tutte queste sfaccettature ne fanno, come sottolinea Preziosi, «un personaggio che non si lascia definire, che resta per così dire sfuggente. (…) Un personaggio ricco di controluce – autentico funambolo del trasformismo come se ad ogni conquista cambiasse pelle – che incarna nel suo continuo muoversi nello spazio intermedio tra vero e falso, la quintessenza di un vizio tristemente di moda, l’ipocrisia». Altro ruolo di rilievo nella storia è quello di Sganarello (Nando Paone), il fedele servitore di Don Giovanni e compagno in tutte le sue avventure, galanti e non. E di vicissitudini il protagonista ne vivrà parecchie tra continui intrighi amorosi, donne corteggiate e poi abbandonate, fughe, uccisioni, travestimenti e falsi pentimenti. Finché la punizione divina si abbatterà su di lui. L’obiettivo della regia di Preziosi è, sono sue parole, «quello di accendere la fantasia degli spettatori e il piacere dei sensi, facendo materializzare sotto i loro occhi uno dei più affascinanti archetipi letterari della cultura occidentale». «La messa in scena – prosegue l’attore-regista – riunisce il piano realistico della commedia di “cappa e spada”, quello tragico e quello fantastico/simbolico del soprannaturale». Laureato in giurisprudenza all’università Federico II di Napoli, Preziosi si dà ben presto all’attività artistica dopo il diploma all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. L’esordio sul palcoscenico è nel 1995 in Trappola per topi a cui seguono numerose interpretazioni: da Cristiano nel Cyrano di Corrado D’Elia a Laerte nell’Amleto del regista Antonio Calenda. A dargli la fama definitiva è la fiction televisiva Elisa di Rivombrosa. Da quel momento la carriera di Preziosi non si ferma più e colleziona un successo dopo l’altro; come Edmund nel Re Lear con regia Antonio Calenda al Teatro Romano nel 2004, come Cristoforo Colombo nel musical Datemi tre caravelle nel 2005, come protagonista di Amleto al Teatro Romano nel 2008 e come regista e protagonista di Cyrano nel 2012 per citarne alcuni. Al cinema, Preziosi ha lavorato, tra gli altri, con Roberto Faenza (I vicerè), i fratelli Taviani (La masseria delle allodole), Ferzan Ozpetek (Mine vaganti) senza dimenticare la televisione dove è stato protagonista di varie fiction, ultima delle quali La bella e la bestia. Anche Nando Paone, napoletano come Preziosi, si divide tra cinema, teatro e tivù. Al cinema ha lavorato, tra gli altri, con Risi, Steno, Monicelli, Battiato, Capitani e ultimamente con Vincenzo Salemme che ha affiancato anche a teatro. Per la televisione ha interpretato alcune fiction di successo. Completano il cast Lucrezia Guidone (Donna Elvira), Roberto Manzi (Gusman, don Alonso e il signor Domenica), Matteo Guma (Don Carlos, Ragotin e Ramon), Daniele Paoloni (Francisco e Pierino), Barbara Giordano (Carlotta e uno spettro), Daniela Vitale (Maturina e Violetta). Scene di Fabien Iliou, costumi di Maria Crisolini Malatesta, musiche originali di Andrea Farri, luci di Valerio Tiberi. Dopo la “prima” di martedì 10, lo spettacolo replica tutte le sere sino a sabato alle 20.45. L’ultima recita, domenica 15 marzo, è alle 16. Giovedì pomeriggio (alle 17) al Teatro Nuovo è previsto il tradizionale incontro con gli attori, aperto al pubblico. L’incontro sarà condotto dalla giornalista Betty Zanotelli. Vendita biglietti al Teatro Nuovo, tel. 0458006100

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