Dante, l’acqua e la terra
Sulla destra dell’ingresso della Chiesa di Santa Elena a Verona (non accessibile) è presente una lapide, posta per ricordare che Dante Alighieri il 20 gennaio del 1320 scelse questo luogo per la pubblica lettura della sua opera Quaestio de Aqua et Terra (Questione sull’acqua e sulla terra).
DETERMINATA EST HAEC PHILOSOPHIA (DE AQUA ET TERRA) DOMINANTE / INVICTO DOMINO CANE GRANDI DE SCALA PRO IMPERIO SACROSAN / CTO ROMANO PER ME DANTEM ALAGHERIUM PHILOSOPHORUM MINIMUM / IN INCLITA URBE VERONA, IN SACELLO HELENAE GLORIOSAE, CORAM UNIVERSO CLERO VERONESI, PRAETER QUONDAM … ET HOC FA / CTUM EST IN ANNO A NATIVITATE, DOMINI NOSTRI JESU CHRISTI / MILLESIMO TRECENTESIMO VIGESIMO, IN DIE SOLIS … QUI QUIDAM / DIES FUIT SEPTIMUS A IANUARIS IDIBUS, ET DECIMUS TERTIUS ANTE KALENDAS FEBRUARIAS EX LIBELLO “QUAESTIO DE AQUA ET TERRA”ANNO MCMXX CAPITULUM CATHEDR. VERONA. P.
Questa lapide fu posta nel 1920 dal Capitolo della Cattedrale a ricordo di una dissertazione orale che Dante, il 20 gennaio 1320 – regnante Cangrande della Scala – avrebbe tenuto presso la chiesetta di S. Elena, in presenza di tutto il clero veronese, sul tema: “De aqua et terra”. Il testo della lapide è letteralmente riportato dal libretto: “Quaestio de aqua et terra”.
La Questio de aqua et terra è la trascrizione della questione cosmologica discussa da Dante a Verona il 20 gennaio 1320 nella Chiesa di Sant’Elena (e precedentemente a Mantova) se la terra emersa sia più alta o no della superficie dell’acqua. Era luogo comune seguito anche da Dante che il globo terracqueo fosse al centro dell’universo e che il centro della sfera celeste coincidesse con il centro del medesimo; si riteneva inoltre che gli elementi fossero disposti omocentricamente (dal più pesante al più leggero: al centro la terra, sopra l’acqua, sopra l’aria, sopra il fuoco). Essendo l’acqua sopra la terra la questione era sul motivo per cui ci fossero alcune terre emerse; l’Alighieri risponde che la terra emersa è dovunque più alta della superficie del mare ed emerge da essa nell’emisfero boreale con una gibbosità a forma di semilunio che dovrebbe coincidere con le terre allora conosciute. Il trattato si struttura come una vera e propria quaestio disputata universitaria nella quale dapprima si accolgono le tesi concorrenti, poi si oppone la propria, quindi si discute il problema nella sua essenza e infine si risponde punto per punto alle argomentazioni degli antagonisti.
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