Marta Dalla Via in La Cinghiala di Jesolo di Tiziano Scarpa al Teatro Laboratorio di Verona Teatro Laboratorio

Marta Dalla Via racconta Tiziano Scarpa


La cinghiala di Jesolo
—– di Tiziano Scarpa, con Marta Dalla Via

Teatro Laboratorio, Verona
18 gennaio 2014 ore 21.00

Marta Dalla Via in La Cinghiala di Jesolo di Tiziano Scarpa al Teatro Laboratorio di VeronaMarta Dalla Via in La Cinghiala di Jesolo di Tiziano Scarpa al Teatro Laboratorio di VeronaMarta Dalla Via in La Cinghiala di Jesolo di Tiziano Scarpa al Teatro Laboratorio di Verona

autore Tiziano Scarpa
luci e suoni Roberto di Fresco
costumi Licia Lucchese
scene Diego Dalla Via
drammaturgia Tiziano Scarpa e Marta Dalla Via

“Non mi sono serviti il mare e neanche la luna, per raccontare la mia favola, perché era ambientata negli appartamenti, negli scantinati dei negozi di alimentari, con il pavimento di cemento che faceva sempre quella sabbietta quando ci trascinavo i piedi sopra, ma completamente diversa dalla spiaggia dove stavo raccontando la mia favola.
La luna quella sera era un sasso che riusciva a stare per aria. Era un sasso colorato dalla luce bianca e gialla, ne aveva talmente tanta di luce che il sasso sotto si scioglieva e faceva colare sull’acqua del mare una striscia bianca e gialla, la luce arrivava fino ai nostri piedi portata dalle onde.
La luna quella sera era la rivincita dei sassi, uno capiva che se perfino un sasso ha il suo momento di gloria lassù in cielo, se esiste una luna così bella che in fin dei conti è soltanto un sasso, in quel momento mi rendevo conto che la luna non aiutava la mia favola, che era piena di soffitti e lampadine rotte.
C’era una volta una ragazzina molto ingenua quasi minorata mentale, si chiamava Cristina.

Cosa ridete, che è una storia triste.”

Anche questa volta “un posto veneto”.
Qualcosa o, meglio, qualcuno che sento di conoscere come un parente.
Questa volta Jesolo. Dopo un piccolo mondo alpino ecco un micro mondo marino. Sommerso. Violentato dal “fuori stagione”.
C’è un filo conduttore fatto di geografie emotive, di periferie umane dove luogo e persone sono un unico organismo.
Chi abita chi? Un paradosso.Un ambiguità.
Gente luccicante piena di ruggine.
Il teatro è un “posto” destinato a creare mille declinazioni di spazio al suo interno. Mi interessa il viaggio temporale e mentale che le storie permettono di fare.
Il questo viaggio il posto non è una discoteca o un bagno della marina, ma una colonia estiva di ragazzi dove un giovane, appena uscito dal riformatorio, si ritrova a lavorare come aiuto cuoco.
La colonia è un piccolo universo indipendente con regole, orari e giochi di relazione tutti suoi. Anche le dimensioni di questo posto sono alterate: pentoloni giganti che cuociono pastasciutte per trecento e piccoli piatti a misura di bambino. Tonnellate di peperoni gialli da tagliare e minuscole saponette.
La deformità di una vita comune, con i suoi tic, le sue stranezze, i suoi orrori ci mette di fronte al “male quotidiano”.
Il testo di T. Scarpa è per me un abito di crudeltà e leggerezza.
Un abito carnivoro. Salato. Zuccherato. Da raccontare.
Ora lo indosso.

Cosa ridete, che è una storia triste.

ARSENALE. Testo spiazzante di Scarpa

Marta Dalla Via,
il fallimento
dopo il riformatorio

Michela Pezzani

L’attrice è un maschiaccio nel monologo «La cinghiala di Jesolo»

L’Arena, lunedì 20 gennaio 2014 SPETTACOLI, pagina 59

Il tentativo, non riuscito, di inserimento sociale di un ragazzo appena uscito dal riformatorio è raccontato dallo spiazzante monologo La cinghiala di Jesolo che l’eccellente attrice Marta Dalla Via ha interpretato al teatro all’Arsenale per la rassegna della compagnia Teatro Scientifico. La vicenda è ambientata nella cucina di una colonia marina del litorale veneto dove un giovane, incarnato dalla Dalla Via in veste di maschiaccio, trova lavoro dopo essere uscito dal carcere per minori.
Lì, però, di sbarre il ragazzo ne incontra altre, tra poveri cristi, donne fagocitanti e deformi, carciofi usati come falli, pentole, fornelli, regole, quantitativi enormi di cibo da cuocere e cella frigorifera dove oltre ai generi alimentari si consumano anche situazioni sessuali rapide da parte dei componenti del gastronomico staff dove il protagonista, incurante delle pratiche degli altri, cerca invece invano rapporti umani veri, di amicizia reale e amore.
Scritto dal commediografo e poeta veneziano Tiziano Scarpa e modellato sull’attrice, il testo suggerisce la risata ma crea allo stesso tempo un meccanismo emotivo di assorbimento-repulsione che la fa rimanere a fior di labbra perché la malinconia si frappone tra la leggerezza della narrazione, sapientemente dosata, e la densità del contenuto, come sale nel caffè. «Mai fidarsi troppo della gente» è il leit motiv dello spettacolo che cammina sul filo della crudeltà per raccontare le situazioni di vita quotidiana di gente non proprio ai margini, ma quasi, a pochi passi dal confine col disagio che però Scarpa non giudica, limitandosi a descriverlo. Proprio perché quella «strana gente» non pensa affatto di essere anormale, anzi, crede che gli strambi siano gli altri.


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Teatro Laboratorio di Verona

Ex-Arsenale
37121 Verona