Quest´anno la pellicola scomparirà definitivamente dalle sale cinematografiche. Una fine annunciata. Avvento del digitale, inizio della malinconia per la materia e la sostanza dei sogni che hanno affascinato generazioni di cinofili. La rassegna Theatre Art Verona ricorda e celebra con uno spettacolo di qualche anno fa ma oggi così attuale: La fabbrica dei sogni, di e con Paolo Valerio, venerdì 11 ottobre alle 21 al Nuovo racconterà della pellicola, dei frammenti d´emozioni che ci hanno fatto piangere, impaurire, attendere, desiderare e gioire. Pellicole disposte confusamente sul pavimento accompagnano il pubblico in un luogo fantastico, inusitato e persino insospettato: al di là dello schermo cinematografico. Il pubblico vedrà scorrere le immagini rovesciate di vecchi film, una preziosa cucitura di vecchie pellicole salvate nel corso di sessant´anni di attività da Aristide Polato, operatore di cinema dal 1926. Un campionario di volti famosi o dimenticati, attori grandi e piccoli, film d´avventura e cinegiornali, la storia e la finzione, la risata e la tragedia. Memoria cinematografica, su cui si staglia e vive il protagonista, un giovane distruttore di pellicole, che come un tenero macellaio affetta, accetta, frantuma quegli stessi preziosi fotogrammi che confonde con la sua stessa vita. Lacerato dal dramma di dover annientare ciò che più ama, vive sospeso tra la realtà e la fascinazione delle immagini effimere che deve distruggere. «Quando affetto con la mia affettatrice i film, sento la tritatura di ossa umane», dice il protagonista, «come se stessi stritolando in un macinino a mano i crani e le ossa di qualcuno e, affettando, penso alla frase di Talmud: “Siamo come maiali, soltanto quando veniamo affettati esprimiamo il meglio di noi stessi”». Con lui c´è una macchina da proiezione muta Hellman del 1929, le musiche di Webber, Bach, Billie Holiday, Puccini, Tom Waits, Nyman, Schumann scorrono come colonna sonora. La contaminazione si apre anche alla letteratura: lo spunto dello spettacolo è tratto dal romanzo di Bohumil Hrabal Una solitudine troppo rumorosa. Là erano i libri da destinare al macero. Qui è la pellicola che nella camera oscura della memoria ci fa riflettere sull´indiscriminata leggerezza con cui viene distrutta, perché dai libri, alle pellicole, all´arte, alla vita il passo è fin troppo breve. Video

La fabbrica dei sogni di Paolo Valerio per l’addio ai 35mm


Venerdì 11 ottobre, ore 21.00 [Teatro Nuovo]

LA FABBRICA DEI SOGNI

Teatro Stabile Verona spettacolo per macchina da proiezione e attore solo di e con Paolo Valerio | macchina da proiezione muta Hellman 1929 | materiale, creazione filmica A. Polato | musiche A.L. Webber | J.S. Bach | B. Holiday | G.  Puccini T. Waits M. Nyman | R. Schumann luci Enrico BerardiMiniatura0:31 

«Vi siete mai chiesti che fine fanno i film che avete visto al cinema? O domandati dove rinchiudono questi frammenti di emozioni?» Pellicole disposte confusamente sul pavimento accompagnano il pubblico in un luogo fantastico al di là dello schermo cinematografico. Scorrono immagini rovesciate di vecchi film, una preziosa cucitura di vecchie pellicole salvate nel corso di sessant’anni di attività da Aristide Polato, operatore di cinema dal 1926. Su questo campionario della memoria cinematografica, vive il protagonista, un giovane distruttore di pellicole, che come un macellaio affetta, accetta, frantuma quegli stessi fotogrammi che confonde con la sua stessa vita. Lacerato dal dramma di dover annientare ciò che più ama, vive sospeso tra la realtà e la fascinazione delle immagini effimere che deve distruggere.
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Addio alla pellicola,
la fabbrica dei sogni
è molto più povera

Simone Azzoni

Spettacolo di e con Paolo Valerio sull´era del cinema che si chiude

Quest´anno la pellicola scomparirà definitivamente dalle sale cinematografiche. Una fine annunciata. Avvento del digitale, inizio della malinconia per la materia e la sostanza dei sogni che hanno affascinato generazioni di cinofili. La rassegna Theatre Art Verona ricorda e celebra con uno spettacolo di qualche anno fa ma oggi così attuale: La fabbrica dei sogni, di e con Paolo Valerio, venerdì 11 ottobre alle 21 al Nuovo racconterà della pellicola, dei frammenti d´emozioni che ci hanno fatto piangere, impaurire, attendere, desiderare e gioire.
Pellicole disposte confusamente sul pavimento accompagnano il pubblico in un luogo fantastico, inusitato e persino insospettato: al di là dello schermo cinematografico. Il pubblico vedrà scorrere le immagini rovesciate di vecchi film, una preziosa cucitura di vecchie pellicole salvate nel corso di sessant´anni di attività da Aristide Polato, operatore di cinema dal 1926. Un campionario di volti famosi o dimenticati, attori grandi e piccoli, film d´avventura e cinegiornali, la storia e la finzione, la risata e la tragedia.
Memoria cinematografica, su cui si staglia e vive il protagonista, un giovane distruttore di pellicole, che come un tenero macellaio affetta, accetta, frantuma quegli stessi preziosi fotogrammi che confonde con la sua stessa vita. Lacerato dal dramma di dover annientare ciò che più ama, vive sospeso tra la realtà e la fascinazione delle immagini effimere che deve distruggere. «Quando affetto con la mia affettatrice i film, sento la tritatura di ossa umane», dice il protagonista, «come se stessi stritolando in un macinino a mano i crani e le ossa di qualcuno e, affettando, penso alla frase di Talmud: “Siamo come maiali, soltanto quando veniamo affettati esprimiamo il meglio di noi stessi”».
Con lui c´è una macchina da proiezione muta Hellman del 1929, le musiche di Webber, Bach, Billie Holiday, Puccini, Tom Waits, Nyman, Schumann scorrono come colonna sonora. La contaminazione si apre anche alla letteratura: lo spunto dello spettacolo è tratto dal romanzo di Bohumil Hrabal Una solitudine troppo rumorosa. Là erano i libri da destinare al macero. Qui è la pellicola che nella camera oscura della memoria ci fa riflettere sull´indiscriminata leggerezza con cui viene distrutta, perché dai libri, alle pellicole, all´arte, alla vita il passo è fin troppo breve. Le luci sono di Enrico Berardi.[/learn_more]


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