Il premio Nobel Dario Fo ha testimoniato per dismappa alla presentazione della mostra "Dario Fo dipinge Maria Callas", ma purtroppo il file si è rovinato e resta solo l'inizio del suo discorso che terminava con La civiltà di un Paese si misura dal livellamento delle barriere architettoniche Accessibile è meglio

Dario Fo: Accessibile è meglio da Nobel


Il premio Nobel Dario Fo ha testimoniato per dismappa alla presentazione della mostra Dario Fo dipinge Maria Callas, ma purtroppo il file si è corrotto e, dopo molti tentativi di ripristino, ho recuerato solo l’inizio del suo discorso, che terminava con questa affermazione

Il livello di civiltà di un Paese si misura dal livellamento delle barriere architettoniche

Il premio Nobel Dario Fo ha testimoniato per dismappa alla presentazione della mostra "Dario Fo dipinge Maria Callas", ma purtroppo il file si è rovinato e resta solo l'inizio del suo discorso che terminava con  La civiltà di un Paese si misura dal livellamento delle barriere architettoniche Il premio Nobel Dario Fo ha testimoniato per dismappa alla presentazione della mostra "Dario Fo dipinge Maria Callas", ma purtroppo il file si è rovinato e resta solo l'inizio del suo discorso che terminava con  La civiltà di un Paese si misura dal livellamento delle barriere architettoniche

Dario Fo è da molti anni sensibile alle tematiche della disabilità, che promuove tramite il Nobel per i disabili, l’Associazione nata grazie premio ricevuto con il Nobel della letteratura nel 1997, interamente devoluto a progetti a favore di persone con disabilità:

Il sito ufficiale del Nuovo Comitato Il Nobel per i disabili Onlus (http://www.comitatonobeldisabili.it/), organizzazione non lucrativa di utilità sociale fondata da Dario Fo, Franca Rame e Jacopo Fo

“Un popolo che ha senso della solidarietà è sicuramente un popolo che va avanti nella storia. E’ un popolo che produce umanità”
Dario Fo

Il premio Nobel Dario Fo ha testimoniato per dismappa alla presentazione della mostra "Dario Fo dipinge Maria Callas", ma purtroppo il file si è rovinato e resta solo l'inizio del suo discorso che terminava con  La civiltà di un Paese si misura dal livellamento delle barriere architettoniche Il premio Nobel Dario Fo ha testimoniato per dismappa alla presentazione della mostra "Dario Fo dipinge Maria Callas", ma purtroppo il file si è rovinato e resta solo l'inizio del suo discorso che terminava con  La civiltà di un Paese si misura dal livellamento delle barriere architettoniche

Adotta una barriera e abbattila!

fonte http://www.comitatonobeldisabili.it/index.php/news/news-del-comitato/190-disabilita-e-ostacoli-adottiamo-una-barriera-e-abbattiamola

Carissimi,
vi presentiamo un progetto ideato, organizzato e gestito da Valeria, una nuova volontaria del Nuovo Comitato Il Nobel per i Disabili Onlus.
Valeria ha scritto un articolo per il mensile “Tutto Montagna” che viene distribuito nei 10 comuni dell’Appennino Reggiano. In questo articolo racconta di un’iniziativa dal nome “Adotta una barriera e abbattila” che, come dice il nome, si occupa di barriere architettoniche, non solo per segnalarle ma anche e soprattutto, per eliminarle.
Il progetto è ambizioso ma sappiamo che possiamo farcela, con l’aiuto di tutti. Iniziamo, e un pezzetto alla volta, determinati come sappiamo essere, arriveremo all’obiettivo.
Augh!

Adotta una barriera e abbattila

Disabilità e “ostacoli”. Adottiamo una barriera e abbattiamola
E’ un progetto per abbattere realmente le barriere nato grazie al Nuovo Comitato Il Nobel per i Disabili, l’organizzazione fondata dalla famiglia di Dario Fo, che vi ha investito il denaro del Nobel. Quello sul nostro territorio sarà sperimentale, e una volta messo a punto sarà replicato a livello nazionale.

Navigando sul web e leggendo i giornali è possibile trovare centinaia di progetti che si occupano di disabilità. La disabilità è affrontata in tutte le sue sfumature, da quelle pratiche, come ad esempio l’abbattimento delle barriere architettoniche o l’integrazione scolastica, a quelle più emotive, la sessualità e la gestione delle emozioni.
Decine sono i progetti, che nello specifico si occupano di segnalare la presenza di barriere architettoniche nei luoghi pubblici e privati. Questi progetti si occupano di fare “da tramite” tra i cittadini e gli enti competenti, purtroppo però le amministrazioni non possono intervenire, non per negligenza o palese disinteresse, ma semplicemente perché non ci sono i fondi necessari.
Alcuni lettori potrebbero obiettare dicendo “Eh, ma i soldi per fare i loro comodi li trovano!”. Che piaccia o no, i soldi per l’abbattimento delle barriere architettoniche però non ci sono.
Esistono dei contributi per le azioni sociali, ma, paradossalmente, per questo scopo non sono previsti.
Allora perché creare un nuovo progetto sulle barriere architettoniche, potrebbe chiedersi (giustamente) qualcuno? Perché è di questo che stiamo parlando: un progetto per abbattere realmente le barriere, anche quelle del “non si può fare” e “non ci sono i soldi”.
“Adotta una barriera” è un progetto diverso, innovativo, che va oltre la semplice segnalazione all’ente competente. “Adotta una barriera e abbattila” si pone l’ambizioso obiettivo di fare fede al proprio nome.
Il progetto nasce grazie al Comitato Il Nobel per i Disabili, l’organizzazione non lucrativa fondata dalla famiglia Fo nel 1998, dopo l’assegnazione del Nobel per la Letteratura a Dario Fo.
Io collaboro con questo importante Comitato e sarò la responsabile del progetto stesso, per questo motivo avremo l’onore e la responsabilità di sviluppare il progetto pilota nel nostro territorio, l’Unione dei Comuni dell’Appennino Reggiano. In questa fase di collaudo studieremo i punti di forza e di criticità del progetto che abbiamo ideato e stileremo le linee guida che saranno alla base del progetto nazionale.
Perché partire dalla nostra zona? Come ho già detto sono la referente del progetto e, grazie ai miei collaboratori, potremo controllarne in modo puntuale e diretto tutte le fasi. Inoltre conosciamo bene l’ambiente e le sue peculiarità. Terzo, ma non ultimo, sappiamo che nel nostro territorio esistono tante persone entusiaste e generose, e siamo certi che appoggeranno un progetto così importante e aiuteranno a raggiungere i nostri obiettivi, e per nostri intendo quelli di tutta la collettività.
Non mi stancherò mai di ripetere che abbattere le barriere architettoniche è fondamentale per tutti, non solo per i disabili, ma per tutta la società civile. Un paese accessibile migliora la vita delle mamme con passeggino, degli anziani con deambulatore, delle signore con borse da spesa a ruote, di chi usa mezzi meccanici per muoversi, di una società che sta vedendo sempre più allungarsi l’aspettativa di vita.
Abbattere le barriere potrebbe anche andare a favore di quelli che ora pensano “Ma a me non serve!”. Purtroppo, e parlo per esperienza, non si sa mai cosa riserva il futuro.
Il successo di questo progetto dipende da tutti noi, il contributo di ciascuno è fondamentale e importante. Questa iniziativa è solo una piccola goccia in un oceano di cose che andrebbero fatte per migliorare il nostro territorio, ma, cari concittadini, vi lancio la sfida. Scommettiamo che insieme riusciremo a fare grandi cose? Scommettiamo che se lasciamo perdere le ideologie e le prese di posizione “tanto per dire il contrario” possiamo davvero fare ripartire il nostro territorio? Abbiamo tutte le potenzialità, dobbiamo solo ritrovare l’entusiasmo e la fiducia, poi chi ci ferma più? Ora vi presento a grandi linee il progetto, ma vi comunico sin da ora che sono a disposizione per qualsiasi chiarimento e precisazione, nel caso in cui qualcosa non fosse chiaro.

IL PROGETTO

Valeria FerrettiIl progetto si pone l’obiettivo di abbattere le barriere architettoniche sul suolo e negli edifici pubblici.
“Adotta una barriera e abbattila” si divide in cinque fasi: la prima è, ovviamente, quella della segnalazione della presenza di barriere architettoniche. I cittadini e le associazioni potranno mandare una mail a info@comitatonobeldisabili.it.
Chi farà la segnalazione dovrà descrivere con precisione la barriera, oltre che presentare un concreto progetto tecnico e indicare una stima reale del costo dell’opera corredata da documentazione fotografica. Inoltre, lo stesso dovrà rendersi disponibile per controllare il corretto svolgimento dei lavori durante la fase di realizzazione dell’opera. Una volta pervenute le segnalazioni il comitato di decisione del progetto le valuterà secondo precisi criteri e saranno scelte le opere da realizzare. In questa fase è fondamentale la collaborazione degli enti territoriali competenti per la gestione delle pratiche tecniche e burocratiche, che per legge possono essere eseguite solo ed esclusivamente dagli enti pubblici. Diciamo che questa è la fase più complicata, perché prima di poter avviare il processo di adozione è necessario adempiere a tutti gli obblighi di legge in materia urbanistica.
Una volta ottenuti tutti i permessi e identificata l’azienda che realizzerà i lavori si attiva la fase dell’adozione. Tramite un sistema di donazioni informatiche, ma anche tramite i canali più classici come ad esempio il bonifico bancario, sarà possibile sostenere i vari progetti, e grazie ai canali di cui la famiglia Fo dispone e grazie all’impegno dei volontari del Comitato la raccolta fondi sarà fatta anche a livello nazionale.
Una volta raggiunta la somma necessaria per realizzare il progetto si attiverà la quarta fase, ossia la realizzazione concreta dell’opera. Durante questa fase sarà dovere del Comitato un attento controllo e monitoraggio dei lavori. Sul sito web saranno pubblicati periodicamente foto e video a documentazione dell’avanzamento dei lavori stessi.
Terminati i lavori, vi sarà il collaudo da parte dei tecnici competenti e sarà presentato agli utenti il rendiconto finale delle spese. Una volta conclusa l’opera di abbattimento sarà cura e dovere dell’Ente competente mantenere in ottimo stato l’opera stessa.
Quello sul nostro territorio sarà il progetto sperimentale che, una volta messo a punto, sarà replicato a livello nazionale.
Saremo l’esempio da dare, i primi a dimostrare che tutto si può realizzare unendo le forze e le risorse, senza aspettare che siano sempre “altri” ad agire. Dimostreremo che il “noi” vince, tutti assieme siamo una forza.
Il progetto “Adotta una Barriera” è molto ambizioso, ma con l’aiuto di tutti siamo fiduciosi di riuscire a realizzarlo nel migliore dei modi.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che vorranno sostenere il nostro progetto e vi lascio a riflettere con questa bellissima citazione di Dario Fo: “Un popolo che ha senso della solidarietà è sicuramente un popolo che va avanti nella storia. È un popolo che produce umanità”.

Valeria Ferretti

Dario Fo su dismappa

20150521 Dario Fo Accessibile è meglio dismappa Verona 1

20150521 Dario Fo Accessibile è meglio dismappa Verona 2

L’EVENTO. Aperto lo spazio che raccoglie la produzione del maestro

Fo: «Il mio museo sia un laboratorio di idee e cultura»

Alessandra Galetto

Agli ex Magazzini il patrimonio artistico del premio Nobel. Franceschini: «Abbiamo tenuto l’archivio in Italia , era nostro dovere. E questo sito è bellissimo»

giovedì 24 marzo 2016 CRONACA, pagina 18

Non soltanto uno spazio dedicato alla conservazione di un patrimonio eccezionale che racconta novant’anni della storia del teatro e della cultura italiana, ma anche e soprattutto un luogo vivo, di incontro e scambio, in grado di promuovere nuove idee, di avviare dibattiti, immaginare e sperimentare progetti, giocando con e per il teatro, per impararne così il «mestiere». Così il premio Nobel Dario Fo, che proprio oggi compie 90 anni, ha spiegato il senso che si augura possa assumere il nuovo «Musalab Franca Rame Dario Fo», il museo archivio laboratorio inaugurato ieri mattina nei locali dell’Archivio di Stato, in via Santa Teresa, agli ex Magazzini Generali. Fo, accompagnato dal figlio Jacopo e affiancato dal ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, è arrivato puntuale all’appuntamento, atteso dal sindaco Tosi e da tante altre autorità cittadine, oltre che da tantissime persone desiderose di ascoltare l’artista. Tra questi, subito salutato da Fo con affettuosa amicizia, l’editore Giorgio Bertani, che per primo pubblicò le opere di quello che sarebbe diventato premio Nobel.A sorprendere i tanti intervenuti, il bellissimo colpo d’occhio delle sale espositive dell’archivio Fo-Rame, che alle pareti mostrano disegni, dipinti, scenografie e bozzetti delle tante opere messe in scena o pensate dall’artista, ma anche quadri che vivono di vita propria, a prescindere dal palcoscenico, disegnati con tratto originale, verrebbe da dire con mano dotata della stessa geniale irriverenza mista a poesia e leggerezza che Dario Fo sa regalare quando si muove sul palcoscenico. L’archivio è davvero un preziosissimo laboratorio che annovera anche copioni, manoscritti, stesure progressive dei lavori svolti, copie di contratti, fatture, libri, articoli, e ancora costumi, pupazzi, marionette, bozzetti, locandine e fotografie di scena. C’è una parte conservativa per lo sterminato numero di faldoni, e una espositiva per tutto quel che riguarda i lavori teatrali e pittorici, cui si aggiungono 40 bauli di costumi teatrali.«Questo archivio è stato ideato e realizzato da mia madre, Franca Rame: me la ricordo che tra uno spettacolo e l’altro ritagliava articoli, schedava, conservava», ha spiegato il figlio Jacopo, tra i protagonisti del lavoro di allestimento. «In un Paese noto per le lungaggini e gli impacci burocratici, dobbiamo dire grazie per la solerte attenzione e la rapidità con cui questo archivio è stato realizzato».«Quando qualche mese fa ho saputo dell’ipotesi che l’archivio lasciasse il nostro Paese, abbiamo cominciato subito a lavorare», ha spiegato il ministro Franceschini, in riferimento all’ipotesi che l’archivio venisse ospitato in Svezia, dato che anche Milano non si era mossa, perdendo questa straordinaria occasione. «Non so se abbiamo fatto in fretta, credo che abbiamo fatto soprattutto il nostro dovere», ha proseguito il ministro. «E se la scelta di Verona è dovuta al fatto che qui c’era questo bellissimo spazio recuperato a disposizione, sta di fatto che l’archivio torna in una città cui Fo è legato fin dai suoi esordi. Questo è comunque solo il primo passo: la conservazione. Ora dobbiamo lavorare per far sì che questo patrimonio viva». «La nostra città è onorata di ospitare lo spazio espositivo di un artista come Dario Fo, una figura eclettica e geniale, unica nel panorama culturale italiano», ha ribadito Tosi. «La collocazione dell’archivio negli spazi degli ex Magazzini Generali, restituiti alla città grazie all’intervento di Fondazione Cariverona, è in assoluto la più adatta, visto che si trova all’interno di quello che si appresta a diventare Polo Culturale cittadino». «Devo dire che ormai non ci credevo più che tutto il frutto del nostro lavoro, diciamo in sostanza la nostra vita trovasse un luogo in cui potersi aprire al pubblico», ha confessato Dario Fo. «Questo è davvero uno straordinario regalo per il mio compleanno. Il mio desiderio era che l’archivio non venisse collocato in un luogo accessibile solo agli addetti ai lavori, ma in uno spazio fruibile da tutti, a partire dai giovani. Qui ci sono i fondali degli spettacoli, i costumi di scena, le maschere, i pupazzi, ci sono i miei quadri, quelli che dipingevo da ragazzo e quelli che dipingo oggi da vecchio: 2.500 tra tele e disegni. E non sono tutti. Chi viene qui può scoprire mille storie, ed è quello che desidero: che questo non sia un deposito ma uno spazio vivo di idee».

IL PROGETTO. Il giorno dopo l’inaugurazione la direttrice di «Musalab» Marisa Pizza spiega gli allestimenti ancora da completare tra sede espositiva e archivio

Museo Dario Fo, attori dal mondo in arrivo

Alessandra Galetto

«Subito dopo Pasqua il calendario delle aperture, in attesa del trasferimento di altro materiale da Milano Poi laboratori con compagnie teatrali internazionali»

venerdì 25 marzo 2016 CULTURA, pagina 53

Dario Fo con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini in una delle sale del «Musalab» …

Il giorno dopo la grande festa, si comincia a lavorare. Un lavoro intenso che coinvolge una squadra numerosa per mettere insieme un programma di incontri e laboratori che coinvolgerà compagnie teatrali italiane e straniere, studiosi, accademie, scuole e università che parteciperanno alla fucina di arte, cultura e teatro del «Musalab Franca Rame Dario Fo», il museo archivio laboratorio inaugurato l’altro giorno dal Premio Nobel e dal ministro Franceschini nella sede dell’Archivio di Stato della nostra città, agli ex Magazzini generali. «Il primo passo sarà naturalmente la comunicazione degli orari di apertura per il pubblico», spiega Marisa Pizza, direttrice del Musalab, che riusciamo a raggiungere al telefono mentre è impegnata a Milano per la serata che ieri il Piccolo Teatro ha dedicato a Dario Fo, in occasione dei suoi 90 anni, compiuti proprio ieri. APERTURA. «Per inaugurare il museo veronese alla vigilia del compleanno di Fo», prosegue, «abbiamo fatto i salti mortali, una vera corsa contro il tempo. Ce l’abbiamo fatta, ma ci sono ancora alcune questioni da definire. Così in questi giorni di vacanze pasquali metteremo a punto gli ultimi dettagli e subito dopo la Pasqua comunicheremo al pubblico giorni e orari di apertura: l’obiettivo è di riuscire a tenere aperto il museo tutti i giorni, la mattina o il pomeriggio. Saranno allora già funzionanti sia la postazione internet per la consultazione dell’archivio digitale che la postazione per la consultazione dei video: il museo raccoglie tutta la produzione teatrale di Dario Fo e Franca Rame in video».In realtà ciò che è arrivato fino ad oggi a Verona è soltanto una parte dell’immenso archivio Rame Fo: si tratta dei materiali che erano conservati in Umbria, alla libera università di Alcatraz diretta da Jacopo Fo. Si attende ora l’arrivo di tante altre scene, costumi, bozzetti, dipinti che si trovano nella casa milanese del Premio Nobel.MOSTRA IN DIVENIRE. Così anche la collocazione dei materiali in questi giorni subirà qualche modifica. «Per poter contenere ed esporre in una mostra il museo archivio servirebbe una superficie di 2mila metri quadri, al momento ne abbiamo a disposizione circa 450», spiega ancora Marisa Pizza. «In seguito ad ulteriori lavori di recupero della sede veronese, è previsto così un allargamento della parte espositiva, che comunque non resterà fissa e immutabile nel tempo, ma, come nello spirito di questo museo laboratorio, potrà di volta in volta mutare in alcune sue parti, anche in relazione agli eventi ospitati».IL MESTIERE DEL TEATRO. Lo ha del resto espresso chiaramente Dario Fo l’altro giorno illustrando il percorso espositivo: «Questo non vuole essere solo uno spazio dedicato alla conservazione di novant’anni di storia del teatro, ma anche e soprattutto un luogo vivo, in grado di promuovere nuove idee, di avviare dibattiti, immaginare e sperimentare progetti, giocando con e per il teatro, per impararne il mestiere. Qui ci sono quadri che ho fatto a vent’anni e per i quali ancora nutro progetti, come questo su Federico Barbarossa: mi piacerebbe molto fare un intero spettacolo su Barbarossa, e magari cominciarlo proprio qui a Verona. Ma tutto aspetta solo di vivere: i fondali dedicati alla vita di San Francesco, i burattini e i pupazzi, i costumi di scena sono storia che vuole diventare futuro».


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