Toulouse-Lautrec. La Belle Époque
AMO Arena Museo Opera (vedi scheda accessibilità)
1 aprile – 3 settembre 2017
Con circa 170 opere, tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene, arriva a Verona una grande retrospettiva dedicata a Henri Toulouse-Lautrec, l’aristocratico bohémien considerato il più grande creatore di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo.
vedi anche:
Anteprima mostra Toulouse-Lautrec @ AMO
Il percorso illustra l’arte eccentrica e la ricercata poetica anticonformista e provocatoria – tra le più innovative tra Ottocento e Novecento – di uno degli artisti oggi più apprezzati e ammirati; un’anima da “artista tormentato” fin dall’infanzia e non adeguatamente “riconosciuto”, seppur pervaso da un fortissimo slancio ottimista e dalla consapevolezza della bellezza della vita. Una bellezza semplice, dai contorni volutamente sfumati e da vivere in momenti dissoluti, dai colori forti e spregiudicati e priva di abbellimenti, nei disegni come nelle tinte. Nessuno, dopo di lui, è stato in grado di rendere così “perfetto” il volto dell’imperfezione. È questo il suo stile. In mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec.
Biglietti visitatori con disabilità: 1 ridotto (12 euro) + gratis accompagnatore
Henri de Toulouse-Lautrec
Il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901) è stato un pittore francese, tra le figure più significative dell’arte del tardo Ottocento. Divenne un importante artista post-impressionista, illustratore e litografo e registrò nelle sue opere molti dettagli degli stili di vita bohémien della Parigi di fine Ottocento. Toulouse-Lautrec contribuì anche con un certo numero di illustrazioni per la rivista Le Rire, durante la metà degli anni novanta.
Soffriva di picnodisostosi, una malattia genetica delle ossa, che può portare a manifestazioni cliniche apparentemente simili al nanismo. Toulouse-Lautrec morì a soli 37 anni circa, a causa dell’alcolismo o della sifilide.
Biografia
Le origini
Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa nacque nel 1864, primogenito del conte Alphonse-Charles-Marie de Toulouse-Lautrec-Montfa e della contessa Adèle-Zoë-Marie-Marquette-Tapié de Celeyran. I Toulouse-Lautrec si ritenevano discendenti da Raimondo V conte di Tolosa, padre di Baudouin, che nel 1196 avrebbe dato origine alla stirpe, contraendo matrimonio con Alix, viscontessa di Lautrec.[2] La famiglia regnò per secoli sull’Albigese.
La famiglia nel XIX secolo apparteneva alla tipica aristocrazia di provincia, proprietaria terriera, conduceva una vita agiata tra i vari castelli di proprietà nel Midi e nella Gironde grazie ai proventi dei loro vigneti e poderi. A Parigi erano proprietari di appartamenti nei quartieri residenziali e possedevano una tenuta di caccia nel Sologne. Inoltre frequentavano l’alta società e il padre, appassionato di ippica, seguiva le corse a Chantilly. Politicamente si schierava tra i legittimisti e non a caso Lautrec venne chiamato Henri, in omaggio al pretendente al trono il conte di Chambord.[3]
Un fratello, Richard, nacque nel 1867, ma morì l’anno seguente.
Nel 1872, Lautrec si trasferì con la madre a Parigi, dove frequenterà il Lycée Fontanes (oggi Liceo Condorcet). Qui conoscerà Maurice Joyant, di origine alsaziana; che divenne suo amico fidato; Joyant riconobbe presto il genio di Henri, ed in seguito sarebbe divenuto anche il curatore della sua eredità, il biografo e avrebbe fondato, ad Albi, il museo dedicato all’amico.[4]
Nel 1878, ad Albi, nel salone della casa natale, Henri cadde sul parquet mal incerato e si ruppe il femore sinistro; l’anno successivo, durante un soggiorno a Barèges, mentre aveva ancora l’apparecchio ortopedico alla gamba sinistra, cadendo in un fossato si ruppe l’altra gamba. Essendo affetto da picnodisostosi[5] (oppure da osteogenesi imperfetta[6]), le fratture non guarirono mai e le sue gambe smisero di crescere, così che da adulto, pur non essendo affetto da vero nanismo, rimase alto solo 1,52 m, avendo sviluppato un busto normale ma mantenendo le gambe di un bambino (0,70 m).
D’altro canto i suoi genitali erano ipertrofici se confrontati con la sua corporatura, come provano alcune foto.[7]
Fisicamente inadatto a partecipare alla maggior parte delle attività sportive e sociali solitamente intraprese dagli uomini del suo ceto sociale, Lautrec si immerse completamente nella sua arte. Secondo un racconto forse apocrifo, a chi lo derideva per la bassa statura rispondeva: «Ho la statura del mio casato», citando la lunghezza del suo cognome nobiliare (de Toulouse-Lautrec-Montfa).[8]
Gli esordi artistici
Fin dall’infanzia Lautrec aveva conosciuto René Princeteau, un pittore sordomuto amico del padre, specializzato nelle raffigurazioni equestri o canine. Princeteau si preoccupò della prima educazione artistica di Henri, lo portò al circo e a teatro e lo spinse tra il 1878 ed il 1881 a rappresentare soggetti “sportivi”.
Le sue opere trattavano principalmente della vita della famiglia, oltre ai ritratti dei parenti, battute di caccia, cavalli e dopo alcuni soggiorni in Costa azzurra per la sua salute cagionevole, rappresentò anche soggetti connessi al mare.
Dopo aver ottenuto la maturità nel 1881, frequentò più assiduamente Princeteau nello studio di Parigi a rue de Faubourg Saint-Honoré, quartiere abitato anche dai pittori Charles Busson, Ulysse Butin, Jean-Louis Forain ed Edmond Petitjean.
Henri su espressa richiesta del padre che non voleva che il buon nome della famiglia “venisse infangato” firmò i suoi primi lavori con lo pseudonimo Monfa poi Tolav- Segroeg e nell’esposizione del 1887 con Treclau (anagramma di Lautrec)
In questa fase la famiglia sembrò incoraggiare Lautrec, la madre parlò infatti del “nostro futuro Michelangelo” ed il figlio nel 1882 esauriti gli insegnamenti di Princeteau espresse il desiderio di frequentare l’École des Beaux-Arts presso lo studio di Alexandre Cabanel.
L’Accademia
A causa delle molte richieste da parte di giovani pittori a seguire le lezioni di Cabanel, su suggerimento dell’amico Henri Rachou, Lautrec decise di entrare nello studio di Léon Bonnat, ritrattista e pittore storico, buon professore che basava la propria tecnica sulla teoria dei “valori” elaborata dopo gli studi su Rembrandt e Ribera.
Lautrec sognava di poter vincere il concorso ed entrare nell’École, ma non si sa se vi abbia mai partecipato. Nel 1885 scrive alla madre che:
« …il mio disegno non era troppo male, poiché il concorso era mediocre.[9] » |
Dopo tre mesi di pratica, Bonnat chiuse lo studio perché nominato professore all’École des Beaux-Arts e Lautrec entrò nello studio di Fernand Cormon a Montmartre dove venne a contatto con Emile Bernard, Eugène Lomont, Vincent van Gogh, Albert Grenier e Louis Anquetin.
Cormon considerava Lautrec un allievo a parte che prediligeva soprattutto il disegno e la caricatura, ma che non avrebbe potuto ambire all’arte di grande importanza. L’ambiente era in fermento per la nuova corrente impressionista capeggiata da Manet. Lo stesso Cormon era un artista più eccentrico di Bonnat, incoraggiava gli allievi a dipingere all’aperto.
Lautrec divise lo studio con Albert Grenier in rue Fontaine 19 bis e nelle sue esplorazioni “esterne” cominciò a familiarizzare con il quartiere di Montmartre che lo influenzerà profondamente. In questo periodo Lautrec conobbe lo chansonnier Aristide Bruant che lo spinse ad interessarsi delle classi meno abbienti parigine.
Per Lautrec l’unico interesse è per la figura, il paesaggio, la natura morta, gli interni non lo interessano realmente, un giorno disse al suo amico Joyant:
« Non esiste che la figura, il paesaggio è nulla, non dovrebbe che essere un accessorio. Il paesaggio dovrebbe essere usato solo per rendere più intelligibile il carattere della figura.[10] » |
I quadri sono ancora cupi e realisti ma risentono già delle influenze impressioniste. Lautrec cominciò a sperimentare una nuova tecnica inventata da Raffaëlli nel 1884: fissava un foglio di carta per ricalco su un disegno a carboncino e dipingeva utilizzando l’immagine in trasparenza. In questo modo poteva dissociare il disegno dal colore utilizzando solamente colore per il disegno, tecnica usata da Degas per il pastello.
Nella primavera del 1887 Lautrec abbandonò lo studio di Cormon ed espose riuscendo a vendere il suo primo quadro.
Le prime esposizioni
Gli anni accademici influenzarono Lautrec sotto l’aspetto estetico del naturalismo. Sia Bonnat che Cormon privilegiavano la descrizione alla idealizzazione ed anzi Cormon proibiva gli allievi di “migliorare” il modello, senza disdegnare comunque un lavoro di rifinitura accademica.
Cominciò ad esporre i propri dipinti mentre frequentava gli studi accademici, nel 1883 espose con lo pseudonimo di Monfa il suo primo quadro a Pau alla Société des Amis des Arts, la tavoletta s’intitolava Un petit accident (Un piccolo incidente) ed apparteneva al suo primo stile molto vicino agli insegnamenti di Princetau.
Nello stesso periodo Lautrec si avvicinò all’avanguardia degli Artistes Incohérents definiti da Gérôme “Anarchici dell’Arte”. Furono un gruppo di pittori ed illustratori di Montmartre che trattarono i temi artistici con umorismo ed anticonformismo. Lautrec con lo pseudonimo di Tolav-Segroev, ungherese di Montmartre, espose con loro per la prima volta nel 1886 con “Les Battignoles trois ans et demi avant Jésus-Christ” un olio su carta vetrata, il dipinto ricorda certi temi preistorici cari a Cormon di cui Lautrec era ancora discepolo.
Lasciata l’accademia le opere degli anni Ottanta risentirono di queste influenze, ma egli cominciò anche ad esplorare nuove correnti pittoriche avvicinandosi all’opera di Degas o ai suoi vecchi compagni di corso Van Gogh e Bernard. Le opere di questo periodo furono perciò una commistione tra la struttura accademica e la pennellata frammentaria e più innovativa.
Nel 1887 espose in una collettiva con Bernard, Anquetin, Van Gogh al Grand-Bouillon, il ristorante dello Chalet al 43 dell’avenue Clichy. La mostra organizzata dallo stesso Van Gogh non aveva nulla delle gallerie d’arte alla moda di quel tempo e per la prima volta Lautrec presentò la sua arte ad un pubblico di un ceto modesto.
Nel 1889 l’artista espose ancora con gli Incohérents con lo pseudonimo irriverente di “Pubis de Cheval”,[11] la tela “Portrait d’une malheureuse famille atteinte de la petite grelure”.
Nel 1889 Lautrec partecipò al “Salon des Indépendants” organizzato dagli artisti dissociati dal “Salon des Artistes français” a causa delle polemiche per la severità della giuria. Espose le opere “Bal du Moulin de la Galette” ed il “Ritratto di Forcaud “ che riscossero grande interesse.
Sono di questo periodo anche le tele “Poudre de riz”, “La Trapeziste” e “A la Mie” esposto al “Salon des Indépendents” del 1891. Nello stesso anno insieme al medico Henri Bourges affittò un appartamento al 21 di rue Fontaine.
Molte furono anche le esposizioni nei ritrovi mondani come il “Circolo Letterario ed Artistico” di rue Volney dove Lautrec espose in quattro occasioni tra il 1889 ed il 1892. Le opere trattavano principalmente di ritratti, tra i quali riscosse un notevole successo quello di “Hélène V”(1891).
Sempre nello stesso periodo dopo aver visto il manifesto di Bonnard, “France-Champagne”, si appassionò alla litografia e si fece accompagnare dallo stampatore Ancourt di rue Saint-Denise, è di questo periodo la commissione di Charles Ziedler proprietario del Moulin Rouge per un manifesto pubblicitario che riscontrò un discreto successo.
Sull’onda del successo giunsero nuove commissioni da vari locali: Divan Japonais, Les Ambassadeurs e tra il 1892 e 1893 realizzò manifesti per Aristide Bruant, Jane Avril, Caudieux.
Nel frattempo continuava ad esporre, nel 1889 a Reims ed in seguito partecipò alle esposizioni di Bordeaux nel 1893 e nel 1900.
Il gruppo “Les XX”[modifica | modifica wikitesto]
Il pittore belga Théo van Rysselberghe scoprì il talento di Lautrec e lo invitò ad esporre con il gruppo dei XX nel 1888 a Bruxelles. L’artista belga parlando di Lautrec a Octave Maus disse:
« …non è niente male il tappetto; quel tipo ha del talento.[12] » |
Questa fu la sua prima importante esposizione, che gli permise di presentare le proprie opere con gli artisti più innovatori del momento. L’idea di esporre tra Les XX lo inorgoglì molto, gli stessi pittori curarono il catalogo dell’esposizione.
Lautrec sulla propria pagina disegnò un clown con l’elenco delle sue opere esposte. Tra le dieci opere vi erano il “Ritratto di Mme Adèle de Toulouse-Lautrec”, “Au Cirque: dans les coulisses”,“La contessa Adèle de Toulouse-Lautrec nel salone del Château de Malromé”e “François Gauzi”.
Espose a Bruxelles anche l’anno successivo, nuovamente il “Bal du Moulin de la Galette” (già esposto al Salon) e “Liseuse”. Quando si recò all’esposizione ebbe un violento litigio con il belga Henry De Groux che parlando di Van Gogh lo considerò un ignorante e uno sbruffone. La lite degenerò al punto tale che Lautrec sfidò a duello il belga e la cosa sarebbe andata avanti se Octave Maus non avesse convinto il De Groux a ritirarsi.[13]
Parigi
L’amante pittrice |
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(1886-1887, Henri de Toulouse-Lautrec) La vita sentimentale di Lautrec fu molto burrascosa. A Parigi l’artista conobbe una talentuosa pittrice, Suzanne Valadon (1867–1938). Questa donna aveva in passato svolto mestieri umili ed in seguito l’acrobata del circo ma a causa di un incidente dovette abbandonare questa professione. La sua bellezza attirò diversi artisti di cui divenne modella ed osservandoli durante i periodi di posa riuscì ad apprendere le loro tecniche. Incoraggiata dall’amico Degas e da Renoir (di cui era stata l’amante), a coltivare il proprio talento artistico, fu attratta dalla personalità di Lautrec e nonostante l’aspetto fisico nel 1886 divenne la sua amante per alcuni anni. La relazione finì burrascosamente e la Valadon tentò il suicidio nella speranza di farsi sposare dall’artista di Montmartre.[14] |
Nel 1891 Lautrec aprì con Anquetin, Bonnard, Bernard e Denis una galleria denominata Le Barc de Boutteville dove organizzarono una “Esposizione dei pittori Impressionisti e Simbolisti”:
« …una specie di mostra permanente a rue Le Peletier[15] » |
Delle 15 esposizioni, tra il 1891 ed il 1897 Lautrec espose sette volte. Questo fece avvicinare l’artista al circolo Nabis, un gruppo di pittori che si radunavano intorno alla rivista la “Revue blanche”.
Nel 1893 Toulouse-Lautrec si avvicinò anche al mondo del teatro eseguendo prima alcune opere che ritraggono momenti di scena, “Fedra”, in cui è ritratta Sarah Bernhardt al Théâtre de la Renaissance (1893), “Bartet et Mounet – Sully dans Antigone”, “Madame Sans-gêne”, “Une faillite”, ed in seguito collaborò con il Théâtre de l’Œuvre sia nell’illustrazione dei programmi teatrali che nella ideazione delle scenografie.
A poco a poco le sue opere si diffusero e godettero di un favore sempre crescente. Giunsero richieste per illustrazioni di varie riviste: “Courrier Français”, “Figaro Illustré”, “L’Art Français”, “Revue blanche”. Realizzò ancora altri manifesti e litografie come “Le Storie naturali di Renard” (1897) e due album dedicati a Yvette Guilbert (1894, 1898).
Nel 1896 nel “Salon des Cent” espose la serie intitolata Elles con stampe dedicate alla vita del “bordello”. Espose da Goupil-Boussod-Valadon (1893) e al “Royal Aquarium” di Londra (1894, 1896) e viaggiò spesso: Belgio, Paesi Bassi, Inghilterra, Spagna, San Pietroburgo.
Fu definito “l’anima di Montmartre“, il quartiere parigino dove abitava. Rappresentò spesso la vita al Moulin Rouge e in altri locali e teatri di Montmartre e di Parigi e, in particolare, nelle maisons closes (bordelli) dove a varie riprese fissò anche la sua dimora-studio anche se questo era vietato dalla legge: prima in quella di rue d’Amboise, poi in rue de Moulins.
Qui incontrava amici e colleghi, ma è probabile che la convinzione che Lautrec dimorasse per lunghi periodi nei bordelli venisse dalla comodità dell’artista di lasciare le sue opere da terminare sul “posto di lavoro” e non spostarle continuamente al suo studio di Montmartre, come per esempio la grossa tela di “Au Salon”.
A quanto sembra, contrasse la sifilide da Rosa la Rouge, una sua amante e prostituta, che viveva in un bordello.
Sentendosi un emarginato come loro, divenne il loro confidente e il testimone della loro vita più intima.
L’ultimo periodo
Uno dei problemi nella vita di Lautrec fu l’alcolismo. Egli raccontò che la prima bevuta eccessiva fu nel 1881[16] ed il vizio dell’alcool lo perseguitò per tutta la vita.
Il suo stato di salute dopo il 1897 andò peggiorando, inoltre i danni provocati dalla sifilide, malgrado i trattamenti con il mercurio, progredirono. Dopo il 1898 la sua produzione rallentò drasticamente, egli stesso dichiarò di trovarsi in uno stato di “rara letargia”. Cominciò a soffrire di crisi paranoiche e fisiche accompagnate da allucinazioni.
Durante le crisi etiliche sperperava il denaro ed imbrattava di vaselina i quadri. Tra febbraio e marzo del 1899 su consiglio degli amici medici venne ricoverato nella clinica per malattie mentali del dottor Sémelaigne a Neuilly. Il 15 marzo i medici constatarono che Lautrec privato dell’alcool migliorava molto velocemente e si era nuovamente immerso nel lavoro.
Preoccupati anche dalla campagna giornalistica capeggiata da Arsène Alexandre che insisteva per la dimissione dell’artista, i medici il 17 maggio 1899 decisero di autorizzarne l’uscita anche se da quel momento il pittore venne obbligato a non rimanere da solo.
Lautrec accompagnato dall’amico Paul Viaud cominciò a viaggiare da Le Crotoy, a Le Havre, a Taussat, fino a giungere a Malromé riprendendo comunque a bere. Nell’ottobre del 1900 andò a Bordeaux e vi rimase fino in aprile dove aprì un atelier a rue Porte-Dijeaux. Tornato a Parigi, trascorse gli ultimi mesi molto debilitato ed allo stremo delle forze, venne riportato a Malromé nella tenuta familiare nei pressi di Saint-André-du-Bois, dove morì, a causa dei danni fisici causati dall’alcol o dalla sifilide, il 9 settembre 1901, pochi mesi prima del suo trentasettesimo compleanno.
È sepolto a Verdelais, nella Gironda, a pochi chilometri dal suo luogo di nascita.
La tecnica
Lautrec si pose accanto alla pittura di Seurat, Gauguin, Van Gogh in aperto contrasto con gli ultimi impressionisti Bonnard e Vuillard[10]
Le opere dei primi anni furono ispirate dal movimento impressionista, esse sono caratterizzate da una pennellata veloce e nervosa con l’apposizione di colori poco miscelati, i soggetti però al contrario dell’impressionismo, non sono un tutt’uno con l’ambiente in una fusione tra effetto luminoso ed atmosferico, ma la figura viene sempre rappresentata in primo piano e l’ambiente che la circonda è solamente un pretesto per caratterizzarla[17].
In seguito Lautrec utilizzò nelle proprie opere una pittura ad olio molto fluida, quasi dovesse eseguire un acquarello, dentro però uno schema compositivo ben delineato. Abbandonò del tutto le sensazioni ottiche di Manet o Monet, per concentrarsi principalmente sul carattere della figura umana.
Estimatore dalla stampa giapponese, resa popolare da Théodore Duret, Lautrec diventò prima un collezionista di stampe di Ukiyo-e ed in seguito questa passione si ripercosse anche nel lavoro con la semplificazione della linea e la stesura del colore in modo piatto ed omogeneo.
La tavolozza del pittore divenne molto semplice con la presenza predominante di blu e verdi, contrapposti ai viola ed ai rosa.
A prima vista, le opere mature di Lautrec sembrano quasi create “di getto”, ma non è così. L’opera è frutto di studi preparatori al carboncino che si basano spesso su fotografie. In seguito Lautrec preparava un “cartone” su cui abbozzava con il colore viola o blu-vermiglio, molto diluito di trementina, le figure del quadro, sottolineate da “lumeggiature” bianche. In seguito all’evaporazione del “medium” rimaneva solamente il tratto del colore caratterizzato da un’opacità molto simile al pastello.
Sopra questo “impianto” il pittore stendeva poi il colore a questo punto spesso e continuo sempre però dando l’importanza principale alla linea del movimento e della figura che furono la costante nella sua opera.
Al termine della sua carriera, Toulouse stanco nel corpo ma non nello spirito crea delle opere caratterizzate da una materia pittorica spessa a pennellate molto larghe e di colore scuro, quasi spento. In alcune zone viene applicato il colore che definisce la figura sostituendone la linea che fino a quel momento era stata predominante. Queste opere sembrano quasi anticipare i temi dei Fauves e degli espressionisti.[18].
I temi pittorici
Montmartre
Agli inizi degli anni Novanta, Lautrec cominciò a rappresentare i locali di Montmartre, le opere ” Al Circo Fernado”, “Ballo al Moulin de La Galette”, “Al Moulin Rouge”, sono considerate dai critici le opere che attraverso le influenze di Dégas e Forain, portarono l’artista alla maturità artistica.[19]
Mentre il Barone Haussmann cambiava il volto del centro di Parigi con grandi boulevard, Montmartre zona periferica a nord della città era rimasta intatta. Gérard de Nerval così la descriveva:
« Ci sono mulini, pergolati, scuole di campagna, silenziose e tranquille stradine, contornate da casupole contadine con tetti di paglia, fienili, fitti giardini e sconfinati prati verdi… tutto ricorda in alcuni punti un paesaggio romano[20] » |
Dei numerosi mulini che avevano costellato la “Butte di Montmartre” nel XIX secolo ne erano rimasti tre; questi divennero meta di passeggiate visto che attorno nacquero bar, locali e caffè-concerto per il divertimento popolare.
Così l’industria del divertimento investì in questa zona di Parigi non ancora urbanizzata nella ricerca di nuovi mercati e mode. Charles Zidler, proprietario dell’Hyppodrome e della sala da ballo nei Jardins de Paris, aprì nel 1889 con il suo socio Joseph Oller il Moulin Rouge. Nella zona vi erano già il Circo Fernando, Le Mirliton e Le Chat Noir, famoso per essere il ritrovo di poeti musicisti e pittori.
Lautrec, al contrario di altri pittori che popolavano quegli ambienti, decise di rappresentare la gente e non il luogo. Nei suoi quadri vi era la raffigurazione del proletariato e dei suoi divertimenti, acriticamente come spettacolo per la borghesia. Non bisogna dimenticare che la borghesia francese della Terza Repubblica era affascinata dalla vita del ceto popolare, non a caso i romanzi di Émile Zola vendevano 3000 copie al mese ad un pubblico quasi esclusivamente borghese.
Così disse Félix Fénéon dell’opera di Lautrec:
« …questo Toulouse Lautrec è proprio uno svergognato; egli rifiuta ogni genere di abbellimento sia nel disegno che nei colori. Bianco, nero, rosso a grandi macchie e forme semplici, è questo il suo stile. Non ce n’è un altro che come lui sia capace di riprodurre in modo così perfetto i volti dei capitalisti rimbecilliti, che si siedono ai tavoli in compagnia di puttanelle che li accarezzano per eccitarli » |
Vedette
Il ricordo di Yvette Guilbert, Jane Avril, Aristide Bruant o May Milton e molti altri, non sarebbe così vivo senza le raffigurazioni di Lautrec.
L’artista in completa simbiosi con questi personaggi esaltò i loro successi nei duecento locali della capitale francese come l’Eldorado, il Jardin de Paris, Les Ambassadeurs o La Scala attraverso dipinti e manifesti che contribuirono anche alla loro notorietà.
Anche questi spettacoli si indirizzavano ad un pubblico popolare a cui si offriva divertimento a prezzi modici, visto che i divertimenti parigini erano troppo costosi perché riservati ai ricchi.
« …vi si va trasandati, alla buona, si fuma, si beve birra, si fa dello spirito, lo spettacolo comincia tardi e finisce presto ed è ad un prezzo più che modesto…[21] » |
In tutte le rappresentazioni Lautrec procedeva sempre verso la semplificazione del soggetto. Arthur Huc direttore di La Dépêche de Toulouse scrisse:
« Come avrebbe potuto, essendo feroce con sé stesso, non esserlo con gli altri!Nella sua opera non si trova un solo viso umano di cui non abbia volutamente sottolineato il lato spiacevole.(…) Era un osservatore implacabile ma il suo pennello non mentiva » |
Le “maisons closes”
Le rappresentazioni di Lautrec dei bordelli parigini sono forse le sue opere più famose.[22]
Di preciso non si sa quando queste opere vennero eseguite. Joyant nei suoi scritti si contraddice, prima data i dipinti tra il 1892 e 1895, per poi riclassificarli tra il 1891 e 1894. Il catalogo di Mme Dortu li colloca tra il 1893 e 1894.
Lautrec lavorava molto spesso nei bordelli nel centro della città specialmente intorno all’Opéra ed alla Biblioteca Nazionale, ma principalmente nelle case di Rue d’Amboise ed al 6 di rue Moulin.
L’atteggiamento che il pittore aveva con le prostitute fu molto contraddittorio. Lautrec aveva sviluppato un’amicizia con alcune di loro, ma altre lo chiamavano “Monsieur le Comte” e lui lodava il modo con cui gli lustravano le scarpe; alcune furono sue amanti, oltre che modelle.
L’artista raffigurò le maisons rimanendo sempre all’interno di uno schema ben preciso. Non utilizzò né l’allegoria di Legrand o Zier, né la caricatura presente in molte raffigurazioni che Degas fece negli anni Settanta o negli acquarelli di Bernard, ma raffigurò le prostitute “a tutto tondo” sia nelle ore del lavoro che nel loro ambiente domestico. Trascurò il lato erotico della rappresentazione raffigurando raramente anche la clientela maschile. Lautrec non rappresentò i bordelli nemmeno con l’interesse umanitario dei suoi colleghi di sinistra, ma più per un interesse per i luoghi del divertimento pubblico (come rappresentava il Moulin Rouge) e molte volte i luoghi e le persone rappresentate sono viste perfino felici.
Raramente inoltre raffigurò le filles de joie (nomignolo dato alle prostitute francesi) in atteggiamenti di sofferenza, al contrario le scene trasmettevano tranquillità e la rappresentazione era quella di donne che aspettavano di mettersi al lavoro con rassegnata docilità, propria della loro classe sociale abituata a servire, perché essendo Lautrec comunque un borghese di nobili origini, nei suoi dipinti non mise mai in discussione le classi sociali né la condizione dei propri soggetti, non avendo velleità rivoluzionare, ma solo di realismo e arte pura.[23]
Retrospettive
Senza Maurice Joyant, probabilmente Lautrec non avrebbe raggiunto la fama che ha oggi in tutto il mondo.[24] Nel 1888 Joyant vecchio compagno di Liceo di Lautrec riallacciò l’amicizia con l’artista, nel 1890 subentrò a Theo Van Gogh nella direzione della galleria Goupil, sul boulevard di Montmartre.
Da quel momento promosse l’attività di Lautrec con due retrospettive, la prima nel 1893 a Parigi e nel 1898 alla Goupil di Londra. Alla morte del figlio, il padre Alphonse incaricò Joyant come esecutore testamentario ed egli divenne a tutti gli effetti il suo “erede spirituale” organizzando nel 1914 una nuova retrospettiva, ma soprattutto convincendo la contessa Adèle madre di Henri a donare alla città di Albi il patrimonio di opere del figlio da lei conservato.
Il 30 luglio 1922 alla presenza di Léon Berard, ministro dell’Istruzione e Belle Arti, dopo alcuni anni in cui Joyant faticò non poco con i sottosegretari del ministero ad ottenere le autorizzazioni, nell’antico palazzo dei vescovi di Albi il museo Toulouse-Lautrec venne inaugurato con la piena soddisfazione della contessa Adèle.
Da quel momento un pubblico sempre più vasto si avvicinò alla sua opera e la critica lo incensò come uno dei grandi artisti del Novecento. La mostra del 1931 presso il Museo delle Arti Decorative di Parigi, segnò la consacrazione di Lautrec anche da parte delle istituzioni francesi che in passato l’avevano rinnegato come artista.
L’opera di catalogazione di Joyant venne proseguita nel 1971 da Geneviève Dortu pubblicando un catalogo ragionato di 737 dipinti, 4748 disegni ed 275 acquarelli.
L’opera grafica è stata catalogata a partire dal 1945 da Jean Adhémar e completata dal mercante d’arte Wolfang Wittroock, il corpus grafico, eliminando facsimili e stampe posteriori prive delle iscrizioni ammontano a 334 stampe, 4 monotipi e 30 manifesti.
Manifesti pubblicitari e riviste
Lautrec viene considerato uno dei maestri nella creazione di manifesti e stampe tra XIX e XX secolo.L’interesse per questa nuova arte fece sì che si organizzassero mostre in tutta la Francia: a Nantes (1889), a Nancy e Bordeaux (1890), a Parigi (1891, 1892), a Reims (1896) e durante L’Esposizione Universale del 1900.
La “Sociéte des Peintres-Graveurs français”, venne fondata a Parigi nel 1889 presso la Galerie Durand-Ruel ed organizzò tra il 1889 ed il 1908 ben otto mostre e Lautrec partecipò a quella del 1893, divenendo membro della Sociéte nel 1897.
Essendo la litografia eseguita su blocchi diversi di pietra calcarea inchiostrata e impressa sulla carta tramite la pressione di un torchio manovrato a mano, si utilizzavano solitamente pochi colori. Questa tecnica si adattava perfettamente all’arte di Lautrec che in pochi tratti riusciva a cogliere l’essenza della rappresentazione.
Inoltre egli innovò la tecnica di stampa utilizzando il “crachis“ o spruzzo. Otteneva un effetto puntinato sulle opere spargendo “a pioggia” con uno spazzolino da denti il colore durante le varie fasi di stampatura. Solitamente la figura principale era rappresentata con la tesura di un colore “piatto” omogeneo che si stagliava su uno sfondo “puntinato” ottenuta con lo spruzzo.
Nella sua vita Lautrec eseguì 30 manifesti tra i quali sono famosi i manifesti pubblicitari di locali parigini (Divan Japonais, Moulin Rouge: Bal Tous les soirs, Aristide Bruant all’Ambassadeurs), che nel tempo hanno reso celebre la loro immagine. L’ultimo venne eseguito nel 1896.
Illustrò delle riviste come «La revue blanche» e «L’estampe originale». Invitato da Manuel Luque, collaborò inoltre a lungo con la rivista satirica «Le Rire».
Opere
Dipinti
- Riunione di cavalieri per la caccia all’inseguimento, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Artigliere che sella il cavallo, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Il conte Alphonse de Toulouse-Lautrec in veste di falconiere, Albi, casa natale Toulouse-Lautrec
- Alphonse de Toulouse-Lautrec alla guida della sua carrozza, Parigi, Museo de Petit Palace
- Princetau nel suo studio, Collezione Simone e Alan Hartman
- Autoritratto, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Contessa Adèle de Toulouse-Lautrec, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Il giovane Routy, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Il giovane Routy, Monaco, Staatsgemaldesammlungen, Neue Pinakothek
- Gustave Lucien Dennery, Parigi, Museo del Louvre
- Dennery seduto su una strada, visto di fronte, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
- Il lucidatore di marmo, collezione privata
- Rapimento, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Ritratto di Émile Bernard , Londra, Tate Gallery
- François Gauzi, Tolosa, Museo des Augustins
- La Blanchisseuse, collezione privata
- La contessa Adèle de Toulouse-Lautrec nel salone del Château de Malromé, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Au Cirque: dans les coulisses, Newark, NJ, Newark Museum
- Coppia nuda, donna seduta, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- La trapezista (1887-1888), Cambridge (MA), Fogg Art Museum
- Polvere di riso (Poudre de Ritz), Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van Gogh
- Ritratto di Van Gogh, Laren, collezione V.W. van Gogh,
- Al circo Fernando:cavallerizza, Chicago, The Art Institute
- Addestramento delle nuove arrivate da parte di Valentin le Désossé (Ballo al Moulin Rouge) (1889–1890), Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
- Il cavallo da tiro della Omnibus Company, Parigi, collezione Dubourg
- Mme Lili Grenier, New York, The Museum of Modern Art
- Giorno della prima comunione, Tolosa, Museo des Augustins
- Ballo al Moulin de la Galette, Chicago, The Art Institute
- Ragazza con la pelliccia (1889-1891), Svizzera, collezione privata
- Studio di Héléne Vary, Brema, Kunsthalle
- Justine Dieuhl, Parigi, Museo d’Orsay
- Désiré Dihau, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Donna che fuma una sigaretta, New York, The Brooklyn Museum
- Le Promenoir: la convoitise, collezione privata
- Mademoiselle Dihau al piano, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- A la mie, Boston, Museum of Fine Arts
- Louis Pascal, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Paul Sescau, New York, The Brooklyn Museum
- Il dottor Péan mentre opera, Williamstown (Massachusetts), Sterling and Francine Clark, Art Institute
- A letto, collezione privata
- Alla Gaieté Rochechouart: Nicolle, Zurigo, Kunsthaus
- Al Moulin Rouge, (1892-1893), Chicago, Art Institute
- Al Moulin Rouge, l’inizio della quadriglia, Washington, National Gallery of Art
- Al Nuveau Cirque, la clownessa dai cinque sparati, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
- Donna dal boa di piume nero, Parigi, Museo d’Orsay
- Jane Avril mentre danza, Parigi, Museo d’Orsay
- Jane Avril entra al Moulin Rouge, Londra, The Courtauld Institute Galleries
- La Goule entra al Moulin Rouge,, New York, Museum of Modern Art
- Al Salon: il divano, San Paolo del Brasile, Museu de Arte
- Granchio nella sabbia, Nancy, Museo delle Belle Arti
- La ruota, San Paolo del Brasile, Museu de Arte
- Monsieur Boileau, Cleveland, The Cleveland Museum of Art
- Monsieur Delaporte ai Jardin de Paris, Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptotek
- Gabriel Tapié de Célyran in un corridoio di teatro, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Studio per Jane Avril, collezione privata
- Yvette Guilbert, Parigi, Museo del Louvre,
- Al Salon di rue des Moulins, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Al Salon di rue des Moulins(replica), Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- All’Ambassador-cantante al caffé-concerto, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- Donna che s’infila le calze, Parigi, Museo d’Orsay
- Goya:Tauromachia, Nancy, Museo delle Belle Arti
- I guanti neri di Yvette Guilbert, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Il sofa, (1894-1895), New York, The Metropolitan Museum of Art Roger Fund
- La visita medica: prostituta bionda, Parigi, Museo d’Orsay
- Yvette Guilbert canta “Linger, Longer, Loo”, Mosca, Museo Puškin delle belle arti
- Yvette Guilbert, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- A tavola dai Natanson, Houston, Museum of Fine Arts
- Ballo al Moulin Rouge, La Goule e Valentin le Désossé, Parigi, Museo d’Orsay
- Cha-U-Kao in camerino, Parigi, Museo del Louvre
- La danza Moresca o le Almee, Parigi, Museo d’Orsay
- La clownessa Cha-U-Kao, Parigi, Museo d’Orsay
- Le due amiche, collezione privata
- Tristan Bernard al velodromo Buffalo, collezione privata
- Ballerina, collezione privata
- Maxime Dethomas al ballo dell’Opera, Washington, National Gallery of Art
- Rossa (La toilette),Parigi, Museo d’Orsay
- Studio per “La Grande Loge”, collezione privata
- Il grande palco (La Grande Loge), Vienna Graphische Sammlung Albertina, Williamstown (Massachusetts), Sterling and Francine Clark, Art Institute
- Nudo di donna con i capelli rossi, accovacciata, San Diego Museum of Art
- Paul Leclerq, Parigi, Museo d’Orsay
- Al circo: il clown ammaestrato, Footit, Copenaghen, Statens Museum for Kunst[25]
- Prostituta: la Sfinge, collezione privata
- In una saletta privata – Al Rat mort, Courtauld Institute Galleries
- Mon gardien, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- La modista – Mlle Louise Blouet, detta d’Enguin, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Il violinista Dancla, New York, collezione privata
- Mademoiselle Cocyte, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Messalina scende le scale attorniata da comparse, Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art
- Un esame alla Facoltà di Medicina, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- L’Ammiraglio Viaud, San Paolo del Brasile, Museu de Arte
Disegni
- Cocotte: “il curato intento a leggere il breviario”, Albi, casa natale Toulouse-Lautrec
- Cocotte: De Profundis, collezione privata
- Cocotte: Tout un concert de rats , collezione privata
- Cocotte: Parfois M. le curé lui portait un morceau de sucre, collezione privata
- Contessa Raymond de Toulouse-Lautrec nata Gabriella Imbert du Bosc, Ottawa, National Gallery of Canada
- Charles de Toulouse-Lautrec, Collezione André Bromberg
- Charles de Toulouse-Lautrec, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Charles de Toulouse-Lautrec, Ottawa, National Gallery of Canada
- Charles de Toulouse-Lautrec mentre legge Le Figaro, collezione privata
- Emile de Toulouse-Lautrec, Monaco, Staatliche Graphische Sammlung
- Il giovane Routy, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Studio di nudo, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Coppia nuda, donna seduta (studio accademico), Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Dennery seduto su una sedia, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art, The Henry P.McIlhenny Collection
- Contessa Adèle de Toulouse-Lautrec, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- La Contessa Adèle de Toulouse-Lautrec, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- La vendemmia, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- Uomo con barba e mani intrecciate, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Sulla strada: “Quanti anni hai piccola?”, Williamstown (Massachusetts), Sterling and Francine Clark, Art Institute
- Postumi di sbornia (Gueule de Bois), Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Studio per “la lavandaia”, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Il chirurgo Péan, testa di profilo, collezione privata
- Yvette Guilbert, Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques, Fonds du Musée d’Orsay
- Yvette Guilbert con un braccio alzato, Parigi, Musée du Louvre, Département des arts graphiques, Fonds du Musée d’Orsay
- Yvette Guilbert saluta il pubblico, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Chocolat dansant, Albi, Musée de Toulouse-Lautrec
- Caricatura di Felix Fénénon, New York, collezione John Rewald
- Tristan Bernard, Parigi, Biblioteca Nazionale, Dipartimento delle Stampe
- Caricatura di Henri Rochefort, Londra, collezione Mr Renate Gross
- Al Circo:acrobazia, Williamstown (Massachusetts), Sterling and Francine Clark, Art Institute
- Al Circo – cavallerizza di alta scuola – il saluto, San Francisco, The Fine Arts Museums
- Al Circo:cavallo e scimmia ammaestrati, Chicago, The Art Institute
- Al Circo:cavallo eretto, San Francisco, The Fine Arts Museums
- Al Circo:prova di scena, New York, collezione privata
- Giovane acrobata nell’arena, Parigi, Museo del Petit Palace
- Mademoiselle Cocyte, Chicago, The Art Institute
Manifesti e litografie
- Moulin Rouge-La Goule, Londra, The Board of Trustees of the Victoria and Albert Museum, Bruxelles, Musée d’Ixelles
- Al Moulin Rouge, La Goule e sua sorella, Londra, collezione Josefowitz, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- L’inglese al Moulin Rouge, Londra, collezione Josefowitz, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- Aristide Bruant all’Ambassadeurs, Sheffiel, City Art Galleries
- Reine de Joie, Parigi, Musée de l’Affiche et de la Publicité
- Aristide Bruant nel suo cabaret, Parigi, Museo di Montmartre
- Alla Renaissance: Sarah Bernhardt in “Fedra”, Zurigo, Kunsthaus
- L’Estampe originale, copertina, collezione privata
- Les Vieilles Histoires, Zurigo, Kunsthaus
- Un galà al Moulin Rouge, Parigi, Biblioteca Nazionale
- Jane Avril al Jardin de Paris, Londra, The Trustees of the British Museum, Bruxelles, Musée d’Ixelles
- Divan Japonaise, Londra, The Trustees of the British Museum, Bruxelles, Musée d’Ixelles
- Il palco dal mascherone dorato, Londra, The Trustees of the British Museum, Londra, collezione Josefowiz
- Loie Fuller, Londra,
- stampata in 3 colori, Londra, The Trustees of the British Museum,
- stampata in 5 colori con lumeggiature in polvere d’oro, Baltimora, The Baltimore Museum of Art
- stampata in diversi colori Chicago, collezione DR e Mrs Maertin L. Gecht
- stampata in 7 colori con lumeggiature in polvere de’oro, New York, The Brooklyn Museum
- stampata in diversi colori lumeggiata in polvere d’oro e argento, Berna E.K.W.
- Réjane eGalipaux in “Madame Sans-gene”, Londra, The Trustees of the British Museum, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- La Goule, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- Lugné-Poe in “L’Image”, Copenaghen, Statens Museum for Kunst, Williamstown (Massachusetts), Sterling and Francine Clark, Art Institute
- Yvette Guilbert, album di 16 litografie, collezione Josefowitz
- Eros sfinito, Parigi Biblioteca Nazionale
- Busto di Mademoiselle Marcelle Lender, Londra, The Trustees of the British Museum, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- L’Argent, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
- La Revue Blanche, collezione privata
- Miss May Belfort (grande tavola), Berna, E.W.K.
- Miss May Belfort mentre saluta, Parigi, Biblioteca Nazionale
- Miss May Belfort con i capelli sciolti, Amsterdam, Rijksprentenkabinet
- May Milton, Parigi, Musée de l’Affiche et de la Publicité
- Mademoiselle Polar, Chicago, The Art Institute
- P.Secau fotografo, Parigi, Musée de l’Affiche e de la Publicité
- Elles, album di litografie, Londra, The Trustees of the British Museum, Londra, collezione Josefowiz
- Il balletto di Madamoiselle Englantine, Londra, Victoria and Albert Museum, Bruxelles, Musée d’Ixelles
- La passeggera del numero 54 – Passeggiata in yacht, Parigi, Musée de l’Affiche e de la Publicité*Wilde e Coolus, Parigi, Biblioteca Nazionale
- Al Bois, Parigi, collezione privata
- Il buon incisore – Adolphe Albert, collezione Josefowitz
- Histoires naturelles de Jules Renard, 23 litografie, Parigi Biblioteca Nazionale
- La clownessa al Moulin Rouge, Londra, collezione Josefowitz, Parigi, Biblioteca Nazionale
- Il grande palco (La Grande Loge), Vienna Graphische Sammlung Albertina, Williamstown (Massachusetts), Sterling and Francine Clark, Art Institute
- L’automobilista, Berna E.W.K.
- Il fantino, Parigi, collezione privata
- La cantante Dolly dello Star, Le Havre, San Paolo del Brasile, Museu de Arte
- Le paddok, Parigi, Biblioteca Nazionale
- La gitana, Albi, Museo Toulouse-Lautrec
- Jane Avril, Parigi, Biblioteca Nazionale
Film
Su Toulouse-Lautrec sono stati girati almeno tre film per il cinema come protagonista:
- lungometraggio – Pictura (segmento “Henri de Toulouse-Lautrec”) di Ewald André Dupont, Luciano Emmer e Robert Hessens (1951)
- Moulin Rouge, con José Ferrer e Zsa Zsa Gabor, del regista John Huston (1952)
- Moulin Rouge, a Vida de Toulouse-Lautrec di Geraldo Vietri (1963)
- Lautrec, del regista Roger Planchon (1998), interpretato da Régis Royer
- Moulin Rouge!, con Nicole Kidman e Ewan McGregor, del regista Baz Luhrmann (2001), in cui Lautrec è John Leguizamo
Inoltre il personaggio è comparso in altre pellicole cinematografiche:
- Brama di vivere (Lust for Life) (1956), interpretato da Jerry Bergen
- Nothing Lasts Forever (1984), interpretato da Erick Avari
- The Footstep Man (1992), interpretato da Michael Hurst
- Il giro del mondo in 80 giorni (Around the World in 80 Days) (2004), interpretato da Guillaume Siron
- The Miracle (2007), interpretato da Gary Arnold
- Midnight in Paris, (2011), interpretato da Vincent Menjou Cortes
L’artista è anche stato rappresentato in alcune fiction e serie televisive:
- Moulin Rouge, a Vida de Toulouse-Lautrec (1963) Serie TV Interpretato da Percy Aires
- A Última Valsa (1969) Serie TV Interpretato da Edson Silva
- Der Opernball (1971), per la televisione, interpretato da Ernst Stankovski
- The Flame Is Love (1979), per la televisione, interpretato da Jim Fitzgerald
- Omnibus – Van Gogh (1990), episodio per la televisione, interpretato da Peter O’Farrell
- The Night Club of Your Dreams: The Making of ‘Moulin Rouge’ (2001), film per la televisione interpretato da John Leguizamo
Infine vi è anche un cortometraggio:
- Toulouse-Lautrec di Robert Hessens (1950)
Documentari:
- Post-Impressionists: Toulouse-Lautrec di Bob Carruthers, Ronald Davis e Dennis Hedlund (2000)
- Toulouse-Lautrec: The Full Story di Waldemar Januzczak (2006)
Musei
Elenco dei musei che espongono opere dell’artista:
Toulouse-Lautrec
Palazzo Forti apre alla Belle Époque
Alessandra Galetto
In 170 opere, tra disegni, manifesti pubblicitari e litografie, il mondo dei cafè chantant e di Montmartre ma anche la grande passione dell’artista per le donne
Le opere sono già arrivate e, terminati ieri i lavori per la restituzione dei capolavori prestati dal Musée National Picasso di Parigi ed esposte nella grande mostra Picasso. Figure (1906-1971) che in 149 giorni ha superato le 140mila presenze, al museo Amo a Palazzo Forti da oggi comincia l’allestimento della nuova mostra di primavera-estate, realizzata grazie alla collaborazione tra Arthemisia e il Comune: il 1° aprile (fino al 3 settembre) apre infatti l’esposizione Toulouse-Lautrec. La Belle Époque, che porterà nelle sale del museo colori, profumi e immagini capaci di ricreare l’atmosfera di un caffè parigino di fine Ottocento, tra un bicchiere di assenzio e uno spettacolo di can can. Toulouse-Lautrec. La Belle Époque ha avuto già un grande successo di pubblico a Palazzo Chiablese a Torino, dove si è conclusa da poco. «Ma quello che gli spettatori potranno vedere a Verona sarà un allestimento completamente differente, pensato specificamente per il museo Amo», spiega il curatore della rassegna Stefano Zuffi, che ci ha concesso in anteprima qualche indiscrezione sulla mostra in via di allestimento.L’ALLESTIMENTO. «Si tratta di una raccolta di 170 opere del celebre artista francese prestate dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene», spiega Zuffi. «Litografie a colori, manifesti pubblicitari, disegni, grafiche promozionali e illustrazioni: l’esposizione è un omaggio a tutto tondo all’eccentrica e ricercatissima arte del visconte Henri de Toulouse-Lautrec, vero e proprio precursore della moderna grafica pubblicitaria. Ma la sede espositiva, Palazzo Forti, con la sua caratteristica data da sale di ampiezza molto differente tra loro e un percorso ben definito, non lineare ci ha imposto alcuni ripensamenti relativi all’allestimento, e questo poi tanto più in relazione al fatto che si tratta della sede del museo della lirica. Toulouse-Lautrec è sicuramente più noto al grande pubblico per le sue illustrazioni del cafè chantant, ma in realtà aveva una conoscenza profonda e raffinatissima anche del mondo dell’opera e in mostra ci saranno alcune sue raffigurazioni fatte appositamente per questo. Non solo: la mostra sarà, proprio per questi motivi, anche una grande suggestione musicale: i visitatori ammireranno le opere ma accompagnati dalla musica, in un tutto molto accattivante».Se dunque l’esposizione consentirà di ammirare i famosi ritratti di scene e scorci della capitale francese, con un’attenzione particolare ai locali di Montmartre e alla società del tempo, non mancherà anche qualche sorpresa. Come conferma il direttore di Amo Francesco Girondini: «Il principio che abbiamo seguito con il curatore Zuffi è stato proprio quello di creare un legame con il museo della lirica, e ancor più, vorrei dire, una corrispondenza tra le varie arti, come del resto avevamo fatto per la mostra di Tamara de Lempicka che infatti portava anche, esplicitamente, come sottotitolo “seduzioni in musica”. Diciamo che queste mostre, da quella della Callas a Tamara a Picasso e ora a Toulouse-Lautrec vogliono essere un percorso su quegli artisti che hanno innovato il mondo dell’arte moderna».SUGGESTIONI. Attraverso le circa 170 opere, il percorso espositivo illustra proprio l’arte eccentrica e la ricercata poetica anticonformista e provocatoria tra le più innovative tra Ottocento e Novecento. In mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca.«Le diverse sezioni», spiega ancora il curatore Stefano Zuffi, «toccano poi alcuni grandi temi dell’arte di Toulouse-Lautrec. La prima, la più ampia, è quella dedicata al mondo del cafè chantant e qui per il visitatore ci sarà la suggestione anche di una ricostruzione di un caffè del tempo; poi un’altra sezione dicata alla litografia, arte di cui Lautrec fu maestro (avremo in esposizione anche una pietra litografica) e infine una sezione dedicata alle donne, che farà scoprire l’uomo Toulouse-Lautrec, al di là dei più noti luoghi comuni, anche nei suoi amori e nella sua intimità».