La prima del Nabucco all'Arena di Verona - Festival del centenario 2013 Spettacoli

La prima del Nabucco all’Arena di Verona


Nabucco, 15 giugno 2013 – Galleria fotografica

Vedi anche Prima della prima al Festival del centenario: Nabucco, 15 giugno 2013

Nabucco

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Nabucco
Hanging Gardens of Babylon.jpg Babilonia in una riproduzione storica
Musica Giuseppe Verdi
Libretto Temistocle Solera (libretto online)
Fonti letterarie Nabuchodonosor, dramma diAuguste Anicet-Bourgeois
Atti quattro (denominati “parti”)
Epoca di composizione estate 1841 – 1842
Prima rappr. 9 marzo 1842
Teatro Teatro alla Scala, Milano
Versioni successive
  • Autunno 1842 – Teatro alla Scala, Milano
  • 26 dicembre 1842 – Teatro la Fenice, Venezia
  • 29 novembre 1848 – Théâtre-Royal, Bruxelles
  • 9 dicembre 1920 – Teatro Carcano, Milano
Personaggi
  • Nabucco, re di Babilonia (baritono)
  • Ismaele, nipote di Sedecia re di Gerusalemme(tenore)
  • Zaccaria, gran pontefice degli Ebrei (basso)
  • Abigaille, schiava, creduta figlia primogenita di Nabucco (soprano)
  • Fenena, figlia di Nabucco (mezzosoprano)
  • Il Gran Sacerdote di Belo (basso)
  • Abdallo, vecchio ufficiale del re di Babilonia (tenore)
  • Anna, sorella di Zaccaria (soprano)
  • Coro
Autografo Archivio Storico Ricordi, Milano
« Non son più re,son Dio! »
(Nabucco, parte II)

Nabucco è la terza opera (il titolo originale completo è Nabucodonosor) di Giuseppe Verdie quella che ne decretò il successo. Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabuccofece il suo debutto il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano. Ha aperto le stagioni operistiche del Teatro alla Scala nel 1946, 1966, 1986. Gli artisti impegnati nella prima furono:[1]

Personaggio Interprete Registro vocale
Nabucodonosor Giorgio Ronconi baritono
Ismaele Corrado Miraglia tenore
Zaccaria Prosper Dérivis basso
Abigaille Giuseppina Strepponi soprano
Fenena Giovannina Bellinzaghi soprano
Il Gran Sacerdote Gaetano Rossi basso
Anna Teresa Ruggeri
Abdallo Napoleone Marconi
Scene Baldassare Cavallotti, con modifiche di Filippo Peroni
Maestro del coro Giulio Granatelli
Maestro al cembalo Giuseppe Verdi (per tre recite), poi Giacomo Panizza
Primo violino e direttore d’orchestra Eugenio Cavallini

È stata spesso letta come l’opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell’epoca potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Questo tipo di lettura è tuttavia incentrata soprattutto sul famosissimo coro Va’, pensiero, sull’ali dorate, intonato appunto dal popolo ebreo. Il resto del dramma è invece incentrato sulle figure drammatiche del re di Babilonia Nabucodonosor II e della sua presunta figliaAbigaille. Occorre inoltre ricordare che il librettista Solera aderì alla battaglia risorgimentale da posizioni neoguelfe, circostanza che giustificherebbe la collocazione di un’autorità di tipo religioso, l’inflessibile pontefice Zaccaria, a capo della fazione ebraica. In origine, il nome dato da Giuseppe Verdi alla sua opera era “Nabucodonosor” ma, data la lunghezza dello stesso sulla locandina, venne diviso in due righe e cioè “Nabucco” e, a capo, “Donosor” ma la gente faceva caso solo alla prima riga. Da qui la diffusione del nome dell’opera fino ad oggi nota come del “Nabucco”. Tuttavia per i primi due anni di vita dell’opera il titolo fu sempre Nabucodonosor, e per trovare la prima attestazione storica dell’ipocorisimo del titolo in Nabucco si dovrà attendere l’allestimento dato a Corfù nel 1844[2].

Genesi dell’opera

L’opera venne realizzata dopo un periodo travagliato della vita di Verdi, in quanto non solo egli era andato incontro ad un fiasco con la rappresentazione della sua opera Un giorno di regno il 5 settemre 1840, ma aveva anche subito la morte della moglie Margherita Barezzi e dei figli Virginia e Icilio. Ciò lo aveva condotto ad un rifiuto totale di comporre brani musicali, se non che venne contattato dall’impresario teatrale Bartolomeo Merelli il quale gli propose un libretto composto da Temistocle Solera. Tale libretto, il quale recava il nome di Nabucco, colpì a tal punto Verdi che accetto volentieri di musicare l’opera. Nel 1841 venne completata la partitura musicale e il successivo 9 marzo 1842 l’opera venne messa in scena presso Milano.[3]

Trama

Parte I – Gerusalemme

All’interno del Tempio spirituale di Gerusalemme, i Leviti e il popolo lamentano la triste sorte degli Ebrei, sconfitti dal re di Babilonia Nabuccodonosor, che ora è alle porte della città. Il gran pontefice Zaccaria cerca di confortare ed incoraggiare la sua gente: la figlia di Nabuccodonosor, Fenena è in mano loro, tenuta in ostaggio, ed affidata a Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. Ma il giovane Ismaele è sul punto di tradire il suo popolo lasciando libera la prigioniera perché un giorno a Babilonia egli stesso, prigioniero, era stato liberato proprio da Fenena, di lui innamorata. I due stanno organizzando la fuga, quando giunge nel tempio una schiera di Babilonesi guidata da un’altra figlia del babilonese, Abigaille. Anche Abigaille è innamorata di Ismaele e minaccia la sorella di riferire al padre che ella ha tentato di fuggire con uno straniero, ma alla fine si dichiara disposta a tacere a patto che Ismaele rinunci a Fenena. A capo del suo esercito irrompe Nabucco, deciso a saccheggiare la città e Zaccaria, per fermarlo, minaccia di uccidere Fenena, ma Ismaele si oppone, strappa la giovane dalle mani del gran sacerdote e la consegna, salva, nelle mani di Nabucco.

Parte II – L’empio

Abigaille, sola negli appartamenti reali, tiene fra le mani una pergamena sottratta a Nabucco, che attesta le sue umili origini di schiava. La sua rabbia esplode in una furia incontenibile alla notizia che Fenena, nominata Reggente dal padre, ha dato ordine di liberare tutti gli ebrei. Ormai Abigaille è decisa a tutto pur di impossessarsi del trono. Zaccaria, prigioniero degli assiri, entra in una sala della reggia seguito da un Levita che reca le Tavole della Legge e, dopo aver sollecitato Iddio a parlare attraverso il suo labbro, si ritira. Ismaele, convocato dal Gran Sacerdote per rispondere del suo tradimento, è maledetto dai Leviti, ma Anna, sorella di Zaccaria, lo difende; il giovane infatti non ha salvato la vita ad un’infedele bensì ad un’ebrea, giacché la figlia del re nemico si è nel frattempo convertita alla Legge. La situazione precipita: in un rapidissimo susseguirsi di eventi Abigaille irrompe in scena con il suo seguito e pretende da Fenena la corona, ma Nabucco, creduto morto in battaglia, giunge e richiede per sé la corona. Poi comincia a deridere il Dio Belo, che avrebbe spinto i prigionieri a tradirlo, e dopo anche il Dio degli ebrei. Esige di essere adorato come l’unico Dio, minacciando di morte Zaccaria e gli ebrei se non si piegheranno al suo volere. Subito dopo il Dio degli Ebrei scaglia un fulmine sul suo capo, la corona cade al suolo e il re comincia a manifestare segni di follia. La corona viene prontamente raccolta da Abigaille.

Parte III – La profezia

Abigaille, seduta sul trono accanto alla statua d’oro di Belo, nei giardini pensili di Babilonia, riceve l’omaggio dei suoi sudditi. Quando il Gran Sacerdote le consegna la sentenza di condanna a morte degli ebrei, la regina si finge ipocritamente incerta sul da farsi. All’arrivo del re spodestato – in camicia da notte e con lo sguardo smarrito – l’usurpatrice cambia atteggiamento e gli si rivolge con ironica arroganza, dando ordine di ricondurlo nelle sue stanze. Quindi lo avverte di essere divenuta la custode del suo seggio e lo invita perentoriamente a porre il regale suggello sulla sentenza di morte degli ebrei. Il vecchio re esita, Abigaille lo incalza accusandolo di viltà e alla fine Nabucco cede. Ma lo coglie un dubbio: che ne sarà di Fenena? Abigaille, implacabile, afferma che nessuno potrà salvare la fanciulla e gli ricorda che anch’essa è sua figlia. Ma il re la sconfessa: ella è solo una schiava. La donna trae dal seno la pergamena che attesta la sua origine e la fa a pezzi. Il re, ormai tradito e detronizzato, nell’udire il suono delle trombe che annunciano l’imminente supplizio degli ebrei chiama le sue guardie, ma esse giungono per arrestarlo obbedendo agli ordini della nuova regina. Confuso e impotente, Nabucco chiede invano ad Abigaille un gesto di perdono e di pietà per la povera Fenena. Sulle sponde dell’Eufrate gli ebrei, sconfitti e prigionieri, ricordano con nostalgia e dolore la cara patria perduta (coro: Va’, pensiero, sull’ ali dorate). Il Pontefice Zaccaria li incita a non piangere come femmine imbelli e profetizza una dura punizione per il loro nemico: il Leone di Giuda sconfiggerà gli assiri e distruggerà Babilonia.

Parte IV – L’idolo infranto

Nabucco, solo in una stanza della reggia, si sveglia da un incubo udendo alcune grida e, credendole segnali di guerra, chiama i suoi prodi a raccolta per marciare contro Gerusalemme. Tornato in sé all’udire altre voci che ripetono il nome di Fenena, egli si affaccia alla loggia e vede con orrore la figlia in catene. Disperato, corre alla porta, tenta invano di aprirla e infine, rendendosi conto di essere prigioniero, cade in ginocchio e si rivolge al dio di Giuda invocando il suo aiuto e chiedendogli perdono. Come in risposta alla sua preghiera, sopraggiunge il fedele ufficiale Abdallo con un manipolo di soldati, restituendogli la spada e offrendosi di aiutarlo a riconquistare il trono. Nei giardini pensili di Babilonia passa il triste corteo degli ebrei condotti al supplizio. Zaccaria conforta Fenena incitandola a conquistare la palma del martirio; la fanciulla si prepara a godere delle gioie celesti. L’atmosfera mistica è interrotta dall’arrivo di Nabucco che, alla testa delle sue truppe, ordina di infrangere la statua di Belo. Miracolosamente, «l’idolo cade infranto da sé». Tutti gridano al «divino prodigio», Nabucco concede la libertà agli ebrei, annunzia che la perfida Abigaille si è avvelenata e ordina al popolo d’Israele di costruire un tempio per il suo Dio grande e forte, il solo degno di essere adorato. Mentre tutti, ebrei ed assiri, s’inginocchiano invocando l’«immenso Jehova», entra Abigaille sorretta da due guerrieri: la donna confessa la sua colpa e invoca il perdono degli uomini e di Dio prima di cadere esanime. Zaccaria rivolge a Nabucco l’ultima profezia: «Servendo a Jehova sarai de’ regi il re!».

Vocalità dei personaggi femminili

La parte di Abigaille, una delle più impervie che Verdi abbia composto per la voce di soprano, richiede un soprano drammatico d’agilità di inusitata potenza e flessibilità. Il ruolo impone anche difficoltà tecniche onerose (con la ricorrenza frequente di crescendo al do sovracuto da eseguire a voce spiegata), funzionali a mettere in luce il carattere iracondo della principessa. Tra le più celebri Abigaille spiccano Maria Callas(1949), Ana Stephanie Sené, Elena Souliotis e Ghena Dimitrova. Il ruolo di Fenena, figlia legittima di Nabucco, richiede invece una voce di mezzosoprano morbida e ben calibrata dal timbro brunito. È stato un ruolo interpretato finora da vari mezzosoprani celebri italiani ed esteri quali Giulietta Simionato, Fiorenza Cossotto, Lucia Valentini Terrani,Rossana Rinaldi e Caterina Novak.

Organico orchestrale

La partitura di Verdi prevede l’utilizzo di:

  • ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti
  • 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni tenori, trombone basso, cimbasso
  • timpani, grancassa, piatti, tamburo, triangolo
  • 2 arpe
  • archi

Da suonare sul palco:

  • banda

Brani celebri

  • Sinfonia (parte I)
  • Mio furor, non più costretto, (finale parte I)
  • Ben io t’invenni, o fatal scritto!… Anch’io dischiuso un giorno, recitativo e aria di Abigaille (parte II)
  • Vieni, o Levita, preghiera di Zaccaria (parte II)
  • S’appressan gli istanti!, concertato (parte II)
  • È l’Assiria una regina, introduzione (parte III)
  • Va, pensiero, sull’ali dorate, coro degli ebrei (parte III)
  • Dio di Giuda, perdono! preghiera di Nabucco (parte IV)

Numeri musicali

  • Sinfonia

Parte I

  • 1 Introduzione
    • Coro: Gli arredi festivi (Coro) Scena I
  • 2 Recitativo e Cavatina di Zaccaria
    • Recitativo: Sperate, o figli! (Zaccaria, Coro) Scena II
    • Cavatina con coro: D’Egitto là sui lidi (Zaccaria, Coro) Scena II
    • Tempo di mezzo: Qual rumore? (Coro) Scena II-III
    • Cabaletta con coro: Come notte a sol fulgente (Zaccaria, Coro) Scena III
  • 3 Recitativo e Terzettino
    • Recitativo: Fenena! O mia diletta! (Ismaele, Fenena) Scena IV-V
    • Terzettino: Io t’amava!… Il regno, il core (Abigaille, Ismaele, Fenena) Scena V
  • 4 Finale I
    • Coro: Lo vedeste?… Fulminando (Coro, Zaccaria) Scena VI
    • Scena e marcia: Viva Nabucco!… (Abigaille, Coro, Zaccaria, Ismaele) Scena VI
    • Seguito del Finale I: Che tenti?… Oh trema, insano! (Zaccaria, Nabucco, Fenena, Abigaille, Ismaele) Scena VII
    • Stretta del Finale I: Mio furor, non più costretto (Nabucco, Abigaille, Fenena, Anna, Zaccaria, Coro) Scena VII

Parte II

  • 5 Scena e Aria di Abigaille
    • Scena: Ben io t’invenni, o fatal scritto!… (Abigaille) Scena I
    • Aria: Anch’io dischiuso un giorno (Abigaille) Scena I
    • Tempo di mezzo: Chi s’avanza? (Abigaille, Gran Sacerdote, Coro) Scena II
    • Cabaletta con coro: Salgo già del trono aurato (Abigaille, Gran Sacerdote, Coro) Scena II
  • 6 Recitativo e Preghiera di Zaccaria
    • Recitativo: Vieni, o levita!… (Zaccaria) Scena III
    • Preghiera: Tu sul labbro dei veggenti (Zaccaria) Scena III
  • 7 Scena e Coro
    • Scena: Che si vuol? – Chi mai ci chiama (Coro, Ismaele) Scena IV
    • Coro: Il maledetto non ha fratelli… (Coro, Ismaele) Scena IV-V
  • 8 Finale II
    • Scena: Ma qual sorge tumulto! (Fenena, Ismaele, Zaccaria, Coro) Scena V-VI-VII-VIII
    • Canone: S’appressan gl’istanti (Coro, Tutti) Scena VIII
    • Scena: S’oda or me!… Babilonesi (Nabucco, Fenena, Gran Sacerdote, Zaccaria, Anna, Coro) Scena VIII
    • Delirio: Chi mi toglie il regio scettro?… (Nabucco, Zaccaria, Abigaille) Scena VIII

Parte III

  • 9 Introduzione
    • Coro: È l’Assiria una regina (Coro) Scena I
  • 10 Scena e Duetto di Nabucco e Abigaille
    • Scena: Eccelsa donna (Gran Sacerdote, Abigaille) Scena II
    • Duetto: Donna, chi sei? (Nabucco, Abigaille) Scena III
  • 11 Coro e Profezia
    • Coro: Va’, pensiero, sull’ali dorate (Coro) Scena IV
    • Scena: Oh, chi piange? (Zaccaria) Scena V
    • Profezia con coro: Del futuro nel buio discerno… (Zaccaria, Coro) Scena V

Parte IV [modifica]

  • 12 Scena e Aria di Nabucco
    • Scena: Son pur queste mie membra!… (Nabucco) Scena I
    • Aria: Dio di Giuda!… (Nabucco) Scena I
    • Tempo di mezzo: Porta fatale, oh t’aprirai!… (Nabucco) Scena I-II
    • Cabaletta con coro: Cadran, cadranno i perfidi (Abdallo, Coro, Nabucco) Scena II
  • 13 Finale ultimo
    • Marcia funebre Scena III
    • Recitativo: Va’! la palma del martirio (Zaccaria) Scena III
    • Preghiera: Oh, dischiuso è il firmamento! (Fenena) Scena III
    • Scena: Viva Nabucco! (Coro, Gran Sacerdote) Scena III-IV
    • Inno: Immenso Jehovah (Coro) Scena IV
    • Scena finale: Oh! chi vegg’io? (Nabucco, Abigaille, Zaccaria, Coro) Scena V

Dedica

“Posto in musica e umilmente dedicato a S.A.R.I. la Serenissima Arciduchessa Adelaide d’Austria il 31 marzo 1842 da Giuseppe Verdi”.

Parte corale per “Va pensiero” e “Immenso Jehova”

Presso il Museo Teatrale alla Scala è conservata una versione solo corale delle due famose pagine. Trascritta come omaggio alla Nobildonna Emilia Morosini (datata marzo 1842) questa versione per solo coro differisce solo in piccolissime varianti da quella contenuta nel manoscritto completo dell’opera. Innanzitutto, come già fatto notare da Roger Parker, vi compare la lezione “Va pensiero sull’ali dorate”, mentre il manoscritto completo riporta “ale dorate”. Inoltre, il celebre “Va pensiero” termina con un crescendo invece che con il tradizionale diminuendo.

Incisioni discografiche

Anno Cast (Nabucco, Abigaille, Zaccaria, Ismaele, Fenena) Direttore
1949 Gino Bechi, Maria Callas, Luciano Neroni, Gino Sinimberghi, Amalia Pini Vittorio Gui
1961 Ettore Bastianini, Mirella Parutto, Ivo Vinco, Luigi Ottolini, Anna Maria Rota Bruno Bartoletti
1965 Tito Gobbi, Elena Souliotis, Carlo Cava, Bruno Prevedi, Dora Carral Lamberto Gardelli
1977 Matteo Manuguerra, Renata Scotto, Nicolaj Ghiaurov, Veriano Luchetti, Elena Obratzsova Riccardo Muti
1979 Sherrill Milnes, Grace Bumbry, Ruggero Raimondi, Carlo Cossutta, Viorica Cortez Nello Santi
1982 Piero Cappuccilli, Ghena Dimitrova, Evgeny Nesterenko, Placido Domingo, Lucia Valentini Terrani Giuseppe Sinopoli
1988 Renato Bruson, Ghena Dimitrova, Paata Burchuladze, Bruno Beccaria, Raquel Pierotti Riccardo Muti
2002 Juan Pons, Maria Guleghina, Samuel Ramey, Gwyn Hughes Jones, Wendy White James Levine
2007 Leo Nucci, Maria Guleghina, Carlo Colombara, Fabio Sartori, Nino Surguladze Daniel Oren

Collegamenti esterni

NABUCODONOSOR

Caratteristiche: Dramma lirico in quattro parti su Libretto di Temistocle SoleraPrima: Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842
Trama:
Parte I Gerusalemme
All`interno del tempio di Gerusalemme, i Leviti e il popolo lamentano la triste sorte degli Ebrei, sconfitti dal re di Babilonia Nabucco, che ora è alle porte della città. Il gran pontefice Zaccaria rincuora la sua gente. In mano ebrea è tenuta come ostaggio, infatti, la figlia di Nabucco, Fenena, la cui custodia Zaccaria affida a Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. Questi, tuttavia, promette alla giovane di restituirle la libertà, perché un giorno a Babilonia egli stesso, prigioniero, era stato liberato proprio da Fenena, di lui innamorata. I due stanno organizzando la fuga, quando giunge nel tempio Abigaille, supposta figlia di Nabucco, a comando di una schiera di Babilonesi. Anch`essa è innamorata di Ismaele e minaccia Fenena di riferire al padre che ella ha tentato di fuggire con uno straniero; infine si dichiara disposta a tacere a patto che Ismaele rinunci a Fenena. Ma egli si rifiuta di soggiacere al ricatto. A capo del suo esercito irrompe Nabucco, deciso a saccheggiare la città. Invano Zaccaria, brandendo un pugnale sopra il capo di Fenena, tenta di fermarlo, poiché Ismaele si oppone e consegna Fenena salva nelle mani del padre. Parte II.
L`empio. Nella reggia di Babilonia. Abigaille è venuta a conoscenza di un documento che rivela la sua identità di schiava: dunque erroneamente i Babilonesi la ritengono erede al trono. Nabucco, in guerra, ha nominato Fenena reggente della città e ciò non fa che accrescere l`odio di Abigaille verso di lei. Il gran sacerdote di Belo alleato di Abigaille, riferisce che Fenena sta liberando tutti gli schiavi Ebrei. Abigaille coglie l`occasione e medita di salire sul trono di Nabucco. Zaccaria, intanto, annuncia festante al popolo che Fenena, grazie all`amore di Ismaele, si è convertita alla religione ebraica. Essa viene raggiunta da Abdallo, vecchio ufficiale del re, che svelate le ambizioni di Abigaille, le consiglia di fuggire per non incorrere nella sua ira. Ma non c`è tempo, poiché irrompe Abigaille che ha con sé i Magi, il gran Sacerdote e una folla di Babilonesi. Giunge però, inaspettato, anche Nabucco che si ripone la corona sul capo, maledicendo il dio degli Ebrei. Quindi minaccia di morte Zaccaria. Alla dichiarazione di Fenena che rivela la propria conversione, egli replica imponendole di inginocchiarsi e di adorarlo non più come re, ma come dio. Il dio degli Ebrei lancia un fulmine. Nabucco, atterrito, cade agonizzante, mentre Abigaille si pone sul capo l`agognata corona.
Parte III.
La profezia. Orti pensili nella reggia di Babilonia. Abigaille sul trono riceve gli onori di tutte l`autorità del regno. Nabucco tenta invano di riappropiarsi della corona, ma viene fermato dalle guardie. Nel successivo dialogo fra i due, Abigaille ottiene, sfruttando le instabili condizioni mentali di Nabucco, di fargli apporre il sigillo reale convalidante il documento di condanna a morte per gli Ebrei. In un momento di lucidità, Nabucco si rende conto di avere condannato anche la figlia Fenena e inutilmente implora la sua salvezza. Anzi, Abigaille straccia il documento che attesta il suo stato di schiava, dichiarandosi unica figlia ed erede. Ordina infine alle guardie di imprigionere Nabucco. Sulle sponde dell`Eufrate, gli Ebrei invocano la patria lontana e tocca ancora a Zaccaria consolare il suo popolo con una profezia che li esorta ad avere fede. Parte IV.
L`idolo infranto. Dalla propria prigione Nabucco vede tra gli Ebrei condotti a morte anche Fenena. Disperato si rivolge, convertendosi al Dio degli Ebrei. Abdallo e un manipolo di guerrieri rimasti fedeli al re, vedendo Nabucco rinsavire e rinvigorire, decidono di insorgere guidati dal vecchio re. Negli orti pensili risuona una marcia funebre: stanno giungendo gli Ebrei condannati a morte. Zaccaria benedice Fenena martire. Ma all`irrompere di Nabucco, cade l`idolo di Belo e i prigionieri vengono liberati. Nabucco torna sul trono. Abigaille, avvelenatasi, chiede perdono, morente, a Fenena e auspica il matrimonio di lei con Ismaele. Zaccaria predice a Nabucco il dominio su tutti i popoli della terra.

Storia: Dopo l’insuccesso di Un giorno di regno l’ancor giovane compositore prende un’affrettata decisione: cambiare mestiere e non comporre mai più. In questo precoce gettare la spugna, Verdi è fermamente contrastato da Merelli il quale, nonostante il fiasco, non gli consente di rompere la scrittura, e di lì a poco lo costringe a leggersi un libretto di Temistocle Solera che Otto Nicolai, il futuro autore delle Allegre comari di Windsor, aveva rifiutato. Il titolo dell’opera èNabucodonosor. e Verdi legge, si entusiasma, ma ribadisce il rifiuto riportando il manoscritto in teatro all’impresario, che però glielo rinfila immediatamente in tasca, e spinge energicamente fuori dal camerino il povero Verdi. Passano cinque mesi, e finalmente Verdi si mette al pianoforte e affronta, per prima, l’ultima scena, cioè l’aria della morte di Abigaille. In agosto l’opera è già compiuta e il 9 marzo del 1842 va in scena al Teatro alla Scala di Milano: con il soprano Giuseppina Strepponi nel ruolo di Abigaille, il baritono Giorgio Ronconi protagonista, e il basso Prosper Dérivis nelle vesti di Zaccaria. È un successo colossale. Se le repliche non sono più di otto, è solo perché si è giunti alla fine della stagione. Ripresa la stagione il 13 agosto del 1842, l’opera conta altre cinquantasette repliche ad andare alla fine dello stesso anno. Innumerevoli teatri italiani e alcuni stranieri la accolgono negli anni immediatamente successivi. In uno di questi, il San Giacomo di Corfù, nel settembre 1844 il nome del protagonista e del titolo, diventano definitivamente Nabucco Il libretto, Temistocle Solera l’aveva liberamente tratto dall’omonimo dramma di Anicet-Bourgeois e Francis Cornue, andato in scena nel 1836 all’Ambigu-Comique di Parigi, e anche dall’omonimo ballo che il coreografo Antonio Cortesi ne aveva ricavato nel 1838 per la stessa Scala di Milano.

FESTIVAL DEL CENTENARIO DELL’ARENA DI VERONA 100 MOTIVI PER FESTEGGIARE IL 2013 LA PROGRAMMAZIONE ARTISTICA IL NUOVO ALLESTIMENTO DELLA FURA DELS BAUS PER AIDA DI GIUSEPPE VERDI INAUGURA IL 14 GIUGNO 2013 IL FESTIVAL DEL CENTENARIO ALL’ARENA DI VERONA Dal 14 giugno all’8 settembre 2013, 58 appuntamenti con 6 titoli d’Opera e 4 serate di Gala compongono la 91ma edizione del Festival lirico all’Arena di Verona, dedicata a Giuseppe Verdi in occasione del bicentenario della nascita. Per questo straordinario avvenimento il Festival del Centenario 2013 vedrà il celebre Plácido Domingo in qualità di Direttore Artistico Onorario, oltre che direttore d’orchestra ed interprete d’eccezione sul palcoscenico più grande del mondo. Aida, titolo che nel 1913 ha dato vita al Festival lirico areniano, viene proposta in due allestimenti per rappresentare l’identità e la continuità di una tradizione forte, ma anche nel segno dell’innovazione.

Gianfranco De Bosio con la cantante Hui He alla Conferenza stampa del Festival del Centenario

Gianfranco de Bosio

Gianfranco de Bosio è uno dei maggiori registi italiani di teatro, cinema, televisione e opera lirica del XX secolo, ancora in piena attività. Attualmente insegna Arti e Spettacolo all’Università’ IIULM di Milano e Recitazione nei linguaggi veneti alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Con i suoi spettacoli fa conoscere a livello internazionale il teatro dell’autore/attore del Rinascimento Angelo Beolco, detto il Ruzante; realizza le prime regie di Brecht nel dopoguerra in Italia, porta sulla scena centinaia di autori, da Eschilo a Shakespeare a Machiavelli e da Calderón de la Barca a Moliere, a Goldoni e Alfieri, da Cechov a Shaw, da Pirandello ai moderni (Svevo, Sartre, Moravia, ed altri); famosa la messinscena di Se questo è un uomo di Primo Levi con la partecipazione di 50 attori di tutte le nazioni d’Europa. Il suo film Il Terrorista è considerato un classico del cinema sulla resistenza mentre il film Moses the Lawgiver con Burt Lancaster è la prima grande produzione della RAI in lingua inglese, sceneggiata da Anthony Burgess, girata interamente in Israele. La sua attività di regista d’opera lirica si svolge in tutto il mondo: realizza la tetralogia di Wagner, opere di Monteverdi, Händel, Salieri, Mozart, Rossini, Donizetti, Gounod, Massenet, Puccini e di molti autori contemporanei.

Gianfranco De Bosio e signora alla prima di Aida all'Arena di Verona per il Festival del Centenario

Gianfranco De Bosio e Signora alla prima di Aida

Rivolge particolare attenzione a Verdi, rappresentando varie opere, dall’Oberto conte di San Bonifacio a Nabucco, Ernani, La Traviata, Il Trovatore, Un Ballo in maschera, Don Carlo, Aida, Otello, Falstaff. Di Nabucco e Aida effettua più di venti messinscene in Italia e all’estero, oltre ad edizioni cinematografiche e televisive. Realizza il film Tosca, girato interamente nei luoghi indicati da Puccini. Di Rigoletto e La Traviata gira versioni complete in Educational Video, prodotte dall’Istituto Internazionale per l’Opera e la Poesia, fondato dall’Unesco a Verona. L’Istituto è specializzato nell’organizzazione di Concorsi di canto seguiti da messinscene: nel 2011 l’opera prescelta è Aida con cinque rappresentazioni al Teatro Filarmonico di Verona nell’ambito della stagione 2012/2013, in collaborazione con la Fondazione Arena. Nel 2011 Gianfranco de Bosio realizza presso l’Opera di Stato di Budapest Don Giovanni di Mozart, replicato nell’autunno 2012. Nel 2012 organizza, in collaborazione con l’Università di Verona e la Biblioteca Civica la rassegna “Giovanni Pascoli, cent’anni dopo”. È Sovrintendente dell’Ente Lirico Arena di Verona per due mandati, dal 1969 al 1972 e dal 1992 al 1998. All’Arena di Verona debutta nel 1977 con la regia di Romeo e Giulietta di Gounod. Nel 1979 realizza Mefistofele di Boito e nel 1982, Otello di Verdi e la storica rievocazione dell’Aida del 1913, edizione con ben diciassette edizioni, portata in trasferta in Svizzera e in Germania, a Vienna, Tokyo e Israele. Nel 1987 cura la regia della Traviata e nel 1991 di Nabucco, riproposto per cinque edizioni, con le scene di Rinaldo Olivieri ed i costumi di Pasquale Grossi. Nel 2011 e nel 2012 riprende le due regie areniane di maggior successo, Aida e Nabucco. Ritorna per il Festival del Centenario 2013 con la regia di Nabucco e di Aida, nella storica rievocazione del 1913.   Il Nabucco diretto da Claudio Abbado per i 150 anni d’Italia