L’attrice padovana Lucia Schierano in Italiane interpreta il testo scritto da Renzo Segala “Italiane”. Il ritratto di sette attrici che hanno segnato la storia d’Italia. Da Anna Magnani a Sophia Loren, da Monica Vitti a Franca Rame. Video applausi

Applausi per le Italiane di Lucia Schierano


Operaforte
30 luglio 2014

ITALIANE

con Lucia Schierano

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L’attrice padovana Lucia Schierano interpreta il testo scritto da Renzo Segala “Italiane”. Il ritratto di sette attrici che hanno segnato la storia d’Italia. Da Anna Magnani a Sophia Loren, da Monica Vitti a Franca Rame. Lo spettacolo è stato finalista al prestigioso Premio Off3 organizzato dal Teatro Stabile del Veneto diretto da Alessandro Gassmann.

Tina Pica, Paola Borboni, Anna Magnani, Franca Valeri e Franca Rame, sono solo alcune delle grandi attrici che come in un carosello, incanteranno il pubblico accompagnate dalle canzoni provocatorie di Milly, la cantante “en noir” degli anni Trenta. Lo spettacolo è un omaggio alle donne che si sono distinte nel mondo dello spettacolo, contribuendo all’evoluzione del costume dell’Italia da nord a sud. Con le loro vite in prima fila, i loro temperamenti e le molteplici capacità, hanno costruito un’immagine di donna forte, libera e coraggiosa. Unica interprete Lucia Schierano, cantando e recitando, fa rivivere alcuni tra i più significativi brani di storia italiana con leggerezza ed ironia.  Regia Beatrice Zuin

Forte personalità e carriera poco convenzionale, scopre il teatro a 23 anni frequentando a Torino l’Accademia d’Arte Drammatica di Carla Pescarmona, continua lo studio della recitazione frequentando, sempre a Torino, la Scuola d’Arte Drammatica Nuovo Teatro Studio diretta da Franco Passatore, da allora segue diversi corsi di formazione professionale intervallando il lavoro di attrice, per un po’ frequenta anche La Bottega di Vittorio Gassman. A Padova frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica diretta da Arnoldo Foà, a Venezia invece il Corso di Formazione Professionale organizzato dal Teatro Stabile del Veneto diretto da Giulio Bosetti.
Incrementa la sua preparazione con corsi di Commedia Dell’Arte con Eugenio Allegri, Carlo Boso, Marcello Bartoli; corsi di mimo e maschere con Franco Cardellino; corsi di danza con Luciana Savignano e canto con Gianluca Caporello.

Negli anni ha maturato molteplici esperienze affrontando i diversi generi teatrali. La Tragedia Greca di Euripide con  Elettra per la regia di Piero Maccarinelli lavorando con Elisabetta Pozzi, Tommaso Ragno, Anita Bartolucci e Leda Negroni.
La Commedia brillante di Aristofane con Lisistrata per la regia di Walter Manfré.
Il teatro di Carlo Goldoni con Il Campiello per la regia di Giuseppe Emiliani; Il servitore di due padroni per la regia di Renzo Fabris; Una delle ultime sere di Carnovale per la regia di Pier Luigi Pizzi.
Collabora col Teatro Stabile del Veneto, nel 2011 e 2012 partecipa ad Elektra di Hugo von Hofmannsthal, traduzione adattamento e regia di Carmelo Rifici.
Nel 2008 invece partecipa a Quando al paese mezzogiorno sona di E. F. Palmieri per la regia di Damiano Michieletto.
Per il Teatro Stabile di Verona nella stagione 2009-10 interpreta Grumio ne La bisbetica domata di Shakespeare tradotta in veneto da Piermario Vescovo con protagonista Natalino Balasso per la regia di Paolo Valerio.

Dal 2004 porta in scena monologhi che vanno dal comico al drammatico: Principesse Befane spettacolo di cabaret, scritto dalla stessa Schierano; Italiane di Renzo Segala, è un omaggio alle grandi attrici del secolo scorso da Tina Pica a Franca Rame; Edith Piaf il passerotto di Parigi di Marcel Martin, affascinante storia della grande cantante francese; Elena Lucrezia Cornaro Piscopia prima donna laureata nel mondo scritto a tre mani da Maurizia Rossella Perandin, la stessa Schierano e Rudj Maria Todaro, è un emozionante monologo sulla vita di una donna straordinaria; Caterina una strega nel Cinquecento di Daria Martelli, propone una lettura psicologica e poetica del fenomeno “stregoneria”.

Da 10 anni inoltre, fa riviere l’antica arte dei burattini mettendo in atto le sue capacità di mimo e trasformista.

Per il cinema nel 2012 partecipa a Bella addormentata con la regia di Marco Bellocchio ;
nel 2001 in Un amore Perfetto regia di Valerio Andrei è la madre del protagonista Cesare Cremonini.

Per la televisione nel 2010 appare nella fiction Troppo amore per RAI 1 diretta da Liliana Cavani.

Come lettrice, nel 2005 ha lavorato per Rai Radio 3 nella trasmissione Gli odori del mondo di Vittorio Marchis, all’interno del terzo anello.

Collabora in voce con la casa editrice Il Narratore Audiolibri.

Insegna dizione e recitazione.

La favola della mia vita

C’era una volta, una piccola bimba tutta sorrisi e bontà, si chiamava Lucia.
Era una bambina molto sensibile, tanto da percepire la qualità energetica di ciò che la circondava.
Il suo babbo e la sua mamma erano persone umili, poco istruite.
La mamma era sempre pessimista nei confronti del mondo e il babbo era un astratto sognatore, poco propenso al reale
perciò viveva con difficoltà il suo lavoro di artigiano idraulico.
Tutti e due erano insoddisfatti e trasmettevano solo frustrazione alla bimba riversando su lei la loro mancanza di potere sul mondo.
Questa bimba non voleva crescere. Il mondo dei grandi non le piaceva.
Il suo animo la portava naturalmente alla meditazione, appena poteva, passava il suo tempo seduta sui tetti a guardare le nuvole, ci ritrovava la pace e la gioia incantata.
Disegnava benissimo, aveva una capacità straordinaria nel copiare dal vero ciò che vedeva, amava la danza, il canto, la recita, ma tutto questo era visto solo come una perdita di tempo dai suoi genitori.
La bimba andava volentieri a scuola, ma a casa nessuno la esortava a fare i compiti, anzi, il suo compito principale era quello di aiutare mamma nelle faccende domestiche e papà nel suo lavoro in officina.
Quando raggiunse i 12 anni era bella nel suo manifestarsi piccola donna, ma il babbo la faceva lavorare coi guantoni, le faceva tagliare e incatramare tubi di ferro che poi vendeva.
La piccola Lucia era infelice e disorientata, non capiva chi fosse.
La sua confusione durò a lungo. Durò anche quando i primi giovanotti cominciarono a manifestarle simpatia e attenzione.

Dovettero passare molti anni perché quella bimba ormai donna si riconoscesse tale, riconoscesse la sua femminilità e provasse piacere del suo corpo.
Tutto cominciò con uno strappo.
La giovane fanciulla ormai diciannovenne sentiva che nulla della sua personalità veniva rispettato o accolto dalla sua famiglia.
Decise di andarsene lontano.
Seguirono anni tormentati, confusi, pieni di incontri di tutte le qualità e la ragazza dovette imparare sulla sua pelle a distinguere il buono dal cattivo,
la virtù, l’intelligenza, la cultura da tutto ciò che è basso e meschino.
Metri di paragone non ne aveva, o meglio, non aveva riferimenti sani su cui appoggiare le sue valutazioni.
Sbagliò tante volte e il suo animo delicato e sensibile fu ferito e lacerato.
Ci fu un periodo dove tutto era nero, più non sorrideva, più non cantava la giovane donna e il suo stesso esistere era tormento.
Pensò di farla finita, ma prima voleva risentire il padre.
Fu allora che quel padre la riportò in vita con parole mai pronunciate prima.
Fu allora che la ragazza rifiorì. – Corri – le diceva il padre – Corri a piedi nudi sui prati, prendi l’energia dalla terra, vai ed abbraccia gli alberi, sentiti prima fisicamente
poi vedrai che anche la testa ti seguirà.
Quell’uomo semplice, senza troppe strutture, le salvò la vita.
La giovane si riprese, ritrovò la sua anima e con lei la sua arte.
Ora vive recitando e ovunque porta luce, gioia, amore e pace. (fonte)