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Viaggio tra fiori e giardini di carta al Museo Maniscalchi Erizzo


Floraviva

flora picta

pittura botanica contemporanea

Inaugurazione martedì 30 Ottobre 2012
ore 18.00

Apertura dell’esposizione:
dal 31 Ottobre al 2 Dicembre 2012
orario: 11.00-13.00 e 15.30-19.00
giorno di chiusura: sabato

La mostra è allestita in tre sale al piano terreno e per accedervi non c’è alcuna barriera. Il Museo, invece, ordinato in 15 sale al piano nobile del palazzo, è servito anche da ascensore a norma per le carrozzine.

Nell’ambito dell’esposizione si terranno due conferenze correlate:

Giovedì 15 Novembre 2012, ore 18.00:
Patrizia Pizzolotto, naturalista e pittrice botanica: “Piante dipinte. Funzioni e significati della pittura botanica”

Martedì 27 Novembre 2012, ore 18.00:
Francesco Bianchini, già Conservatore della sezione botanica del Museo civico di Storia naturale di Verona: “Hortus pictus, hortus siccus, hortus vivus. Dall’illustrazione botanica all’erbario”

Entrambi gli incontri si terranno nella sala conferenze del Museo Miniscalchi-Erizzo.

Dimostrazioni pratiche di pittura botanica:
Domenica 11 Novembre, ore 16.00: Renata Bonzo
Domenica 18 Novembre, ore 16.00: Silvana Rava
Domenica 25 Novembre, ore 16.00: Roberta Mattioli
Domenica 2 Dicembre, ore 16.00: Roberta Sarchioni

www.museo-miniscalchi.it
www.floraviva.org

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Dipingere la natura a scuola dai maestri

MOSTRA. Da domani al Museo Miniscalchi Erizzo «Flora Picta»: l’arte a servizio dell’osservazione scientifica
Esposizione di tavole botaniche e lezioni dei pittori: copiare fiori dal vivo ad acquarello

30/10/2012

Zoom Foto

Nel testo, Renata Bonzo, Rosa rugosa. Qui sopra, Lidia Vanzetti, Ribes

Dipingere il mondo vegetale, osservarlo, conoscerlo, anche per contribuire a conservarlo. Saranno in mostra al museo Miniscalchi Erizzo (via San Mammaso 2), da domani fino al 2 dicembre, 78 acquerelli di una ventina di artisti dell’associazione italiana pittori botanici Flora Viva. L’esposizione «Flora Picta», tra arte e scienza, permette all’occhio esperto come al curioso un viaggio tra giardini di carta: primule, foglie, carciofi, funghi, frutta, con qualche farfalla o insetto per rendere al massimo l’effetto di osservazione dal vero e riproduzione della realtà, scopo della pittura botanica. I dipinti sono disposti in tre sale, le prime due dedicate a fiori e piante, l’ultima a frutti, bacche e funghi. Inoltre, nell’ambito della mostra (ingresso libero, orari 11-13 e 15,30-19; chiuso il sabato) si tengono due incontri di approfondimento, sempre alle 18, nella sala conferenze del Museo Miniscalchi: giovedì 15 novembre con la naturalista e pittrice botanica Patrizia Pizzolotto; martedì 27 novembre con il botanico Francesco Bianchini, già conservatore al Museo civico di storia naturale. Infine, pittura botanica dal vivo con dimostrazioni pratiche per quattro domeniche di fila, alle 16, a partire dall’11 novembre. La tecnica richiede massima precisione, dal disegno alle velature, dai dettagli di rami, foglie e pistilli fino al colore, steso talvolta con la lente d’ingrandimento. Ogni autore, però, aldilà del procedimento, ha elaborato il suo stile. E qui sta l’arte. «La pittura botanica rappresenta il soggetto dal vivo, a grandezza naturale, ingrandito o ridotto in scala, evidenziandone ogni caratteristica morfologica», spiega la presidente di Flora Viva, Angela Petrini. «Il dipinto deve rendere, inoltre, consistenza e colore del tessuto vegetale. Le tecniche più usate sono acquerello e tempera, spesso combinate. Il supporto più comune è la carta di puro cotone, raramente la carta pergamenata». Grazie alla collaborazione tra l’associazione e la fondazione Museo Miniscalchi Erizzo, artisti da tutta Italia espongono così a Verona, la città dello speziale Francesco Calzolari (1522-1609), che per primo studiò e codificò la ricchezza botanica del Monte Baldo, e del pittore botanico Jacopo Ligozzi (1547-1627), pittore a Firenze alla corte dei Medici, per cui illustrò le collezioni di rarità vegetali provenienti dal Nuovo Mondo. È radicata la tradizione veronese, in cui affonda radici e ragioni della mostra il conservatore della fondazione, Gian Paolo Marchini. Al Museo Miniscalchi, è conservato ciò che rimane della «camera delle meraviglie» del Calzolari tramite la collezione Moscardo e la stampa cinquecentesca originale che ne ha consegnato ai posteri l’unica memoria. Non c’era modo migliore, insomma, di arrivare a questa esposizione temporanea, la numero 53 della serie organizzata in 25 anni nel palazzo in via Mammaso. «Pur nella diversità di soggetti e temi proposti», spiega Marchini, «abbiamo sempre optato per proposte culturali di nicchia, coerenti con le raccolte permanenti del Museo».

di Camilla Madinelli (fonte L’Arena.it)

Il Museo Miniscalchi-Erizzo, proprietà dell’omonima Fondazione, ha sede in un complesso di edifici contigui nel cuore della città antica, tra piazza Erbe e il Duomo.
Il corpo di fabbrica da cui si accede al Museo (via S. Mammaso n.2/a) è un gioiello d’architettura tardo-gotica unico nel contesto urbano veronese. La facciata, impostata su tre registri, è segnata, in particolare, da un prezioso portale archi-acuto strombato in tricromia marmorea e da due grandi bifore che si aprono al centro del piano nobile. La costruzione dell’edificio risale all’ultimo quarto del sec. XV ed è assegnata ad Angelo di Giovanni, un lapicida di origine lombarda attivo a Verona.


Facciata dipinta di palazzo Miniscalchi (sec. XV).

Nel 1880, a ridosso dell’edificio quattrocentesco, fu costruito il solenne palazzo classicheggiante con la facciata prospettante su via Giuseppe Garibaldi su disegno dell’architetto Gustavo Strauss; l’edificio si affaccia su un vasto cortile cintato. Degno di nota è il timpano, internamente decorato con un grande rilievo raffigurante lo stemma dei Miniscalchi-Erizzo, coronato con la corona comitale, circondato da un nastro in cui sono scolpite le parole “ex concordia fratrum” e da girali.


Facciata del palazzo ottocentesco attraverso il cancello.

Verso il 1590 la facciata venne affrescata, secondo un gusto molto diffuso nella Verona del Cinquecento. La composizione pittorica è rispettosa delle scansioni architettoniche: tra le due bifore si legge ancora “Il banchetto di Damocle”; al secondo piano ” Il giudizio di Salomone”; ai lati una figura allegorica di “Minerva” e una di “Marte”. Il tutto scandito da finte nicchie, lesene, festoni di frutta e di fiori con mascheroni. Autore delle pitture fu Michelangelo Aliprandi (1527-1595), un imitatore di Paolo Veronese.
Il registro inferiore della facciata è decorato da un fregio continuo a tralci policromi animati da putti che cavalcano pantere, autore Tullio India il Vecchio (1550-1624).


Particolare della facciata.

Attraverso un vasto atrio, ricco di testimonianze dell’originaria struttura dell’edificio quattrocentesco, si accede allo scalone neoclassico che conduce al primo piano, dove, attraverso quindici sale, è allestito il Museo. Al piano terreno si apre anche uno spazio attrezzato, ricavato dalle ex-scuderie, destinato alle esposizioni temporanee che il Museo promuove.
Ogni sala espositiva del Museo è caratterizzata dalla presenza di collezioni specifiche: piccoli bronzi del Rinascimento, disegni di maestri del Cinquecento, raccolte archeologiche, armi e armature rinascimentali, arte sacra, arredi del Settecento veneto, avori, maioliche, porcellane. Il tutto ordinato secondo criteri museologici attuali, ma ambientato, grazie a dipinti e a mobili antichi, nella dimora che la famiglia Miniscalchi abitò per cinque secoli. La ricostituita “Wunderkammer” di Ludovico Moscardo – grande collezionista ed erudito del Seicento – , la biblioteca antica e la cappella domestica completano e arricchiscono il percorso museale.


3 commenti on Viaggio tra fiori e giardini di carta al Museo Maniscalchi Erizzo

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  2. Costantina Fiorini

    Strafelice che si possa vedere cosa si può fare con l’aquerello.Sono anch’io acquarellista, appassionata di flora e fauna etc. Ho mandato anche i miei allievi a farsi gli occhi. Grazie ancora agli autori e agli organizzatori.

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