L’onorata società il Vajont dopo il Vajont Con Patricia Zanco Drammaturgia di Francesco Niccolini Regia di Daniela Mattiuzi e Patricia Zanco In collaborazione con l’Associazione culturale Tina Merlin Consulenza tecnica Toni Sirena L’onorata società è un carosello negro, degno di una dittatura sudamericana, colletti bianchi e mutande sporche di sangue. Si rapina e si rapisce, si fanno scomparire i corpi, e poi tutti assolti. Si mangia, si beve e si brinda, in nome del profitto e della luce elettrica. Debosciati perversi corruttori che scannano il fiero pasto, fino a spolpamento definitivo. Un feroce banchetto al quale sono seduti presidenti, vassalli, valvassori, servi e luogotenenti che nella carne affondano i denti. Impuniti ingrassano, unti e volgari: industriali, scienziati, tecnici, avvocati, giudici, commercialisti, professori universitari, notai, giornalisti, funzionari dello stato. Vajont, 9 ottobre 1963. Precipita una montagna, cade su un bacino idroelettrico: 1910 morti. Fatalità, natura crudele? O calcolo del profitto? Natura violentata, catastrofe inevitabile e prevedibile. Intatta la diga “capolavoro”. Distruzione e morte tutto intorno. E dopo? L’onorata società è un coro di personaggi, umani e non, frammenti di voci che dalla mezzanotte del 9 ottobre 1963 raccontano la loro versione della tragedia e di quello che ne seguì. Tragedia? No, questo è un genocidio. La storia del Vajont è la storia di un genocidio, del più feroce e arrogante sfruttamento di una terra che ne uscirà annientata, di una deportazione e di come si possa distruggere, non solo nei corpi ma anche nello spirito, un’intera comunità. Per molte generazioni e forse per sempre. L’onorata società è la testimonianza di come due voci fuori dal coro, una giornalista e un avvocato, Tina Merlin e Sandro Canestrini, abbiano molto da offrire a chi non ha perso la speranza che si possa lavorare per la ricerca della verità, per difendere la dignità della vita e la più impossibile delle utopie: il diritto alla felicità. (Francesco Niccolini) Teatro Ristori

“Sguardi” sul Vajont: Patricia Zanco



Il nuovo spettacolo (ancora in allestimento) di Patricia Zanco per la Rassegna Sguardi

L’onorata società

il Vajont dopo il Vajont

Con Patricia Zanco

Drammaturgia di Francesco Niccolini

Regia di Daniela Mattiuzi e Patricia Zanco

In collaborazione con l’Associazione culturale Tina Merlin

Consulenza tecnica Toni Sirena

L’onorata società è un carosello negro, degno di una dittatura sudamericana, colletti bianchi e mutande sporche di sangue. Si rapina e si rapisce, si fanno scomparire i corpi, e poi tutti assolti.

Si mangia, si beve e si brinda, in nome del profitto e della luce elettrica. Debosciati perversi corruttori che scannano il fiero pasto, fino a spolpamento definitivo. Un feroce banchetto al quale sono seduti presidenti, vassalli, valvassori, servi e luogotenenti che nella carne affondano i denti. Impuniti ingrassano, unti e volgari: industriali, scienziati, tecnici, avvocati, giudici, commercialisti, professori universitari, notai, giornalisti, funzionari dello stato.

Vajont, 9 ottobre 1963. Precipita una montagna, cade su un bacino idroelettrico: 1910 morti. Fatalità, natura crudele? O calcolo del profitto? Natura violentata, catastrofe inevitabile e prevedibile. Intatta la diga “capolavoro”. Distruzione e morte tutto intorno. E dopo?

L’onorata società è un coro di personaggi, umani e non, frammenti di voci che dalla mezzanotte del 9 ottobre 1963 raccontano la loro versione della tragedia e di quello che ne seguì. Tragedia? No, questo è un genocidio. La storia del Vajont è la storia di un genocidio, del più feroce e arrogante sfruttamento di una terra che ne uscirà annientata, di una deportazione e di come si possa distruggere, non solo nei corpi ma anche nello spirito, un’intera comunità. Per molte generazioni e forse per sempre.

L’onorata società è la testimonianza di come due voci fuori dal coro, una giornalista e un avvocato, Tina Merlin e Sandro Canestrini, abbiano molto da offrire a chi non ha perso la speranza che si possa lavorare per la ricerca della verità, per difendere la dignità della vita e la più impossibile delle utopie: il diritto alla felicità. (Francesco Niccolini)