20120823-Malandain-Biarritz-Ballet-morte-del-cigno Danza e balletto

Prove del Malandain Ballet Biarritz al Teatro Romano


23 – 24 – 25 agosto, ore 21
Malandain Ballet Biarritz
LA MORTE DEL CIGNO
LO SPETTRO DELLA ROSA
L’APRES-MIDI D’UN FAUNE
BOLERO
L’AMORE STREGONE

coreografie Thierry Malandain
musiche Saint Saint-Saëns, Von Weber, Debussy, Ravel, De Falla

 

Danza, gran finale con il Novecento del Ballet Biarritz

ESTATE TEATRALE. Stasera, domani e sabato alle 21 al teatro Romano. Cinque capolavori del periodo 1905-28 nelle nuove coreografie di Thierry Malandain, che rilegge con stile moderno l’estetica rivoluzionaria dell’epoca

23/08/2012
Zoom Foto
Il balletto «L’apres-midi d’un faune» di Thierry Malandain, che rilegge per il Malandain Ballet Biarritz quello di Nijinsky del 1912

23-25 agosto. Dopo due mesi di spettacoli cala il sipario sull’Estate Teatrale Veronese. Questa sera alle 21 il Malandain Ballet Biarritz propone al Teatro Romano (con repliche domani e sabato) cinque classici della danza del Novecento. Cinque capolavori creati tra il 1905 e il 1928 e riproposti nelle coreografie di Thierry Malandain, direttore del Centro coreografico nazionale.
LA MORTE DEL CIGNO. Aprirà la serata il più celebre assolo della storia della danza: La morte del cigno che Michel Fokine creò nel 1905 a Pietroburgo per l’allora ventiquattrenne Anna Pavlova e che divenne leggenda già nel 1907 con la sua ripresa al teatro Marinskij. Sul brano Le cygne dal Carnaval des animaux di Camille Saint-Saëns, questo assolo è la «poesia struggente dell’ultima scintilla di vita in un cigno che muore». Oltre a essere l’assolo più famoso della storia della danza (memorabili le interpretazioni successive di Alicia Markova, Galina Ulanova, Yvette Chauviré e Maya Plisetskaya) è anche una pietra miliare della storia del cinema: esistono infatti frammenti di una vecchia pellicola dove la Pavlova interpreta questo capolavoro.
LO SPETTRO DELLA ROSA. Seguirà Lo spettro della rosa sull’Invito alla danza di Carl Maria von Weber, rivisitazione del balletto (anche questo di Fokine) del 1911. Bastarono poche righe del poeta Théophile Gautier per ispirare Jean-Louis Vaudoyer nell’ideazione di questo breve balletto che debuttò il 19 aprile 1911 con protagonisti Tamara Karsavina e Vaslav Nijinsky. La vicenda è quella di una giovane ragazza assorta nei suoi pensieri. Ha in mano una palla, poi una rosa. Il suo profumo voluttuoso la incanta e la fa addormentare su una poltrona. In sogno le appare lo spettro della rosa che entra nella stanza dalla finestra. I due si uniscono in una danza magica prima che lui scompaia. Quando lei si sveglia, è confusa, si guarda intorno ma vede solo la rosa.
L’APRES-MIDI D’UN FAUNE. Sarà poi la volta dell’Après-midi d’un faune che il 19 maggio 1912 rivelò, sulla celeberrima musica di Debussy, la genialità di Vaslav Nijinsky e rivoluzionò i canoni della danza. All’origine di questo capolavoro un poema di Stéphane Mallarmé con protagonista un fauno che in un pomeriggio d’estate si riposa su una roccia. All’apparire di alcune ninfe, il fauno le guarda incuriosito e fa un balzo nella loro direzione. Scappano tutte, spaventate, eccetto una che si diverte a essere corteggiata. Quando il fauno tenta di prenderla, la ninfa scappa lasciando cadere un velo di seta sul terreno. Il fauno lo prende e lo porta con sé sulla roccia, accarezzandolo in un atto d’amore. Nel concepire questo lavoro per i Ballets Russes, Vaslav Nijinsky si pose come precursore di nuova estetica, soprattutto in ambito maschile. «Il mio intento» spiega Malandain, «non è quello di rifarmi all’antica Grecia. La tana del fauno non è più una roccia, ma una scatola di carta velina. Tutti noi sappiamo che il debutto di questo lavoro fu abbastanza burrascoso, sia per l’innovativo stile coreografico, sia per l’audace climax dell’interprete. Questo climax è il fulcro del mio lavoro, e proprio come nell’originale, il mio fauno si muove in un mondo fantastico. Se nella versione originale scappava con un velo, ora scappa con un fazzoletto di carta e il momento del piacere nasconde», conclude Malandain, «un grande desiderio d’amore e di eternità».
BOLERO. Travolgenti le ultime due coreografie della serata: Bolero su musica di Ravel, balletto che vanta tantissime edizioni dopo la prima del 1928 a Parigi a firma di Bronislava Nijinska e L’amore stregone su musica di Manuel de Falla, storia d’amore e morte in un villaggio andaluso resa celebre dall’allestimento parigino del 1928.
Bolero, creato per la ballerina Ida Rubinstein, era in origine ambientato in una taverna dell’Andalusia dove una zingara ballava su un tavolo suscitando l’esultanza voluttuosa del pubblico maschile. «Il modo con cui ci siamo avvicinati al Bolero», spiega Malandain «non ripercorre la storia originale ma favorisce l’avvicinamento alla musica di Ravel. Il compositore perfeziona un unico tema musicale attraverso l’ossessiva ripetizione, fino alla “catarsi” finale la cui intensità ci appare come la liberazione di una fonte di gioia, un’espressione della conquista della libertà sulla restrizione. L’intero lavoro coreografico è una sfida che si risolve nel finale. La sfida è quella di riunire dodici ballerini in uno spazio ristretto che ovviamente limita la loro espressione fisica. Ma i limiti dello spazio ristretto vengono superati e il finale assurge a libertà».
L’AMORE STREGONE. Altrettanto, se non più travolgente, L’amore stregone che chiude la serata. «Senza privare completamente L’amore stregone dei suoi tratti pittoreschi andalusi, sono stato attratto», dice il coreografo francese, «dal ciclo perenne della vita e della morte. Attraverso questa scelta e seguendo il punto di vista che rende il soggetto universale, i ruoli principali sono interpretati dall’intera compagnia su un palcoscenico coperto di petali di color cenere: le rose nere da cui l’amore rifugge, prima di ritornare».
Info ai numeri 045.8066488 e 045.8066485 e su www.estateteatraleveronese.it.


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