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Ottella for GAM, opere vincitrici di Fiorese, Teofilo e Dashti


Galleria d’arte Moderna Achille Forti
Palazzo della Ragione
Mercoledì 14 dicembre 2016, ore 16.30
Ingresso libero

In occasione dell’arrivo a Palazzo della Ragione delle opere selezionate ad ArtVerona 2016 come vincitrici del premio “Ottella for GAM”,  la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti organizza un’iniziativa dedicata all’evento.

L’esposizione delle opere, in presenza dei membri della giuria, sarà accompagnata dalla performance Music for an Exhibition con brani musicali ad esse ispirati, composti ed eseguiti da Federica Furlani, giovane sound designer e compositrice per cinema e teatro.

L’iniziativa sarà anche l’occasione per ricordare Mauro Fiorese.

Opere vincitrici il premio “Ottella for GAM”, da sinistra:

  • Mauro Fiorese, Treasure rooms degli Scavi di Pompei – Napoli, 2015, Galleria Boxart, Verona
  • Giuseppe Teofilo, Senza Titolo (Deriva), 2016, Galleria Niccoli, Parma
  • Gohar Dashti, Iran, Untitled, 2013, Officine dell’immagine, Milano

PALAZZO DELLA RAGIONE. Oggi la presentazione delle tre opere vincitrici di «OTTELLA for GAM», il riconoscimento istituito quest’anno nell’ambito di ArtVerona

Gam, omaggio alle stanze dei segreti di Fiorese

Il fotografo veronese scomparso domenica 4 dicembre a soli 46 anni tra i nuovi acquisti Con lui, Gohar Dashti con «Iran, Untitled» e Giuseppe Teofilo con «Senza titolo (Deriva)»

mercoledì 14 dicembre 2016 CULTURA, pagina 53

Mauro Fiorese, «Depositi della Galleria degli Uffizi»

Oggi alle 16.30 la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti presenta alla città le opere vincitrici di «OTTELLA for GAM, Premio arte contemporanea per la Galleria d’Arte Moderna A. Forti, Verona», istituito quest’anno nell’ambito di ArtVerona e destinato ad arricchire il patrimonio artistico della Galleria civica. Le tre opere acquisite – Treasure rooms degli Scavi di Pompei – dalla Galleria Boxart di Verona – di Mauro Fiorese, artista veronese scomparso domenica 4 dicembre a soli 46 anni; Iran, Untitled di Gohar Dashti dalle Officine dell’immagine di Milano; e Senza Titolo (Deriva) di Giuseppe Teofilo dalla Galleria Niccoli di Parma – saranno esposte da oggi nella Sala della Torre di Palazzo della Ragione. La presentazione, a ingresso libero, si apre con il saluto di Antonia Pavesi, consigliera delegata alla Cultura e prosegue con l’intervento di Patrizia Nuzzo, responsabile della direzione artistica e delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea della Galleria. Un importante spunto di riflessione verrà offerto dalla testimonianza di Francesco Montresor, titolare dell’azienda promotrice del premio, Ottella, tra le eccellenze nel panorama vitivinicolo italiana. Seguiranno gli interventi di Franco Piavoli, regista cinematografico e fotografo, e Maria Teresa Pizza, direttrice del Museo Archivio Laboratorio Franca Rame Dario Fo, tra i membri della commissione giudicatrice, che esporranno le motivazioni che hanno portato alla scelta di queste opere. Non mancherà la musica: l’evento sarà infatti accompagnato dalla performance Music For An Exhibition con musiche ispirate alle opere vincitrici, composte ed eseguite da Federica Furlani, giovane sound designer e compositrice per cinema e teatro. Una commistione, quella di musica e arte, che riflette, come sostiene Franco Piavoli, «lo spirito con cui è stato concepito il premio stesso, l’occasione per un’esperienza trasversale nel mondo dell’arte attraverso un contributo a più voci, dalle arti plastiche alla fotografia, dal teatro al cinema, gettando un ponte sulla progettualità futura della Galleria». Ma la giornata di oggi assume anche un valore del tutto particolare anche per la prematura scomparsa, domenica 4 dicembre, del fotografo veronese Mauro Fiorese, che oggi sarebbe stato premiato. È stata una delle sue ultime apparizioni pubbliche, quella dello scorso ottobre ad ArtVerona. Dopo tanti importanti premi internazionali ottenuti, è bello che l’ultimo riconoscimento sia legato alla sua città e ricordi l’anima del fotografo che ha sempre cercato di ricongiungere il visibile all’invisibile. Mauro Fiorese ha saputo «…cogliere come il luogo del “deposito” – si legge nella motivazione della giuria – rappresenti l’anima profonda di un museo, in grado di restituircene, con autenticità, la vita presente così come la storia originaria e più vissuta. Liberato dal pregiudizio che lo vuole ambiente polveroso, immobile e silente, il “caveau” è invece sempre più protagonista dell’attività vera di una galleria, non da tutti conosciuta e per i più inaccessibile e misteriosa».Pochi giorni prima di iniziare il suo «viaggio nell’eternità», come lui stesso l’ha definito, Mauro Fiorese ha scritto il testo (che pubblichiamo qui di seguito), ancora inedito, che accompagnerà il catalogo della mostra Treasure Rooms, che si terrà l’anno prossimo in un importante spazio istituzionale italiano.

IL TESTO INEDITO. Le riflessioni di Fiorese che accompagneranno il catalogo della mostra dei suoi scatti nei musei

«La bellezza invisibile portata alla luce»

Mauro Fiorese

mercoledì 14 dicembre 2016 CULTURA, pagina 53

Il fotografo Mauro Fiorese, scomparso dieci giorni fa a 46 anni

Le mie stanze del tesoro. Una vera e propria wunderkammer, sottotetti di stanze chiuse da cancelli, bui sotterranei di tufo e depositi esterni, ma anche splendide sale a tema con luminosità, umidità e temperatura controllate, necessarie alla perfetta conservazione di così tanti capolavori che in questi straordinari e così diversi luoghi riposano.Questi gli scenari che negli ultimi tre anni di lavoro sul progetto Treasure Rooms mi sono trovato a visitare, esplorare e vivere nella loro più intima essenza. Quando si ha la fortuna di lavorare e di essere supportati da un gruppo di persone, con cui si sceglie di condividere un progetto, il lavoro non può che crescere e prendere forma come è successo con l’idea e la produzione di Treasure Rooms insieme a Giorgio e Beatrice della galleria Boxart.Lo spunto originale nasce sia dallo studio della storia dell’Arte che da quello della storia della Fotografia: l’incredibile produzione di opere d’arte conservate in luoghi visibili e invisibili agli occhi del grande pubblico, così come la produzione di fotografie, più o meno documentaristiche o d’archivio, degli spazi dei più di 4000 Musei italiani esistenti, mi ha spinto ad attivare una nuova attenzione nei loro confronti. Tuttavia non mi importava l’emerso, ciò che il visitatore normalmente pagando un biglietto è tenuto a vedere secondo scelte curatoriali predefinite, ma piuttosto tutto ciò che in quello stesso luogo non era visibile ai nostri occhi. Animato da una profonda emozione e senso di privilegio e con un atteggiamento tra il puro voyeurismo e la sindrome di Stendhal, ho guardato a questi luoghi cercando di non posizionare nulla, ma piuttosto di posizionare solo me stesso nei confronti di ciò che vedevo. Cosa rendeva lo spirito di questi luoghi così speciale e come avrei potuto dare una mia personale interpretazione di tutto ciò?La burocrazia che attanaglia il nostro Paese in ogni processo organizzativo e la diffidenza iniziale ad aprirci i depositi dei musei non hanno reso facile l’impresa. Tuttavia, superati i primi scalini, il viaggio tra Nord e Sud della nostra Penisola, alla ricerca di questi luoghi dell’arte invisibile si è fatto via via sempre più intrigante e magico. Ho voluto creare una serie di opere fotografiche che potessero rendere omaggio a questi luoghi, racchiudendoli in cornici di foggia antica con relativa targa di ottone indicativa di autore e soggetto rappresentato, protetti da veri e propri vetri museali. Chi possiederà questi lavori potrà vantare la possibilità di avere un oggetto solo per pochi e potrà entrare quasi fisicamente, attraverso il grande formato dell’opera, in questi luoghi incredibili e senza tempo.Credo che il lavoro dell’artista richieda sempre una buona dose di impegno nel capire le tematiche sociali. Con questo progetto vorrei far riflettere sull’aspetto della ricchezza e della conservazione del nostro patrimonio, della sua, a volte scarsa valorizzazione, e aprire un dibattito sulle scelte di chi controlla il sistema dell’arte pubblico e privato, non in maniera sovversiva quanto costruttiva e di stimolo per una riflessione che probabilmente non potrà mai avere una risposta unica. Mi piace pensare a Saint-Exupéry, sempre convinto che non si veda bene se non con il cuore, ma anche che, in questo progetto, sia stato l’invisibile ad essere essenziale per gli occhi.