Biblioteca Civica di Verona, Protomoteca 21 luglio - 10 settembre 2016 Ingresso libero Umberto Boccioni Mostra di materiali della Biblioteca Civica dedicati a Umberto Boccioni (1882-1916) in occasione del centenario della scomparsa, a cura di Agostino Contò. Dopo la chiusura della mostra Boccioni 100. Genio e Memoria tenutasi a Milano, Palazzo Reale, nei mesi scorsi, la Biblioteca Civica ricorda Umberto Boccioni nel centenario della morte esponendo in Protomoteca una serie di altri materiali documentari (articoli di giornali, riviste, alcuni libri) che furono raccolti, all’indomani della scomparsa dell’artista, dalla sorella Amelia e dal cognato, Guido Valeriano Callegari. Mostre

Mostra Umberto Boccioni in Protomoteca


Biblioteca Civica di Verona, Protomoteca
21 luglio – 10 settembre 2016
Ingresso libero

Umberto Boccioni

Mostra di materiali della Biblioteca Civica dedicati a Umberto Boccioni (1882-1916) in occasione del centenario della scomparsa, a cura di Agostino Contò.
Dopo la chiusura della mostra Boccioni 100. Genio e Memoria tenutasi a Milano, Palazzo Reale, nei mesi scorsi, la Biblioteca Civica ricorda Umberto Boccioni nel centenario della morte esponendo in Protomoteca una serie di altri materiali documentari (articoli di giornali, riviste, alcuni libri) che furono raccolti, all’indomani della scomparsa dell’artista, dalla sorella Amelia e dal cognato, Guido Valeriano Callegari. Oltre alle ventidue tavole sfascicolate dell’Atlante della memoria, un album composto dall’artista con 216 ritagli, relativi in prevalenza a riproduzioni artistiche, il Fondo Callegari-Boccioni comprende tre grandi cartelle contenenti alcune centinaia di articoli da giornali e riviste italiani e stranieri, ritagliati e incollati su fogli di cartoncino. Le prime due cartelle, presentate anch’esse insieme all’Atlante della memoria nella mostra milanese Boccioni 100, furono tutte assemblate direttamente da Boccioni (come si deduce dalla presenza di alcune scritte autografe) a partire da materiale bibliografico che gli veniva inviato verosimilmente da Marinetti stesso o dalla segreteria del movimento futurista.

La terza cartella, che è integralmente proposta nella mostra in Protomoteca, fu composta probabilmente dalla sorella e dal cognato, riproponendo le modalità e i materiali delle cartelle precedenti, e raccoglie articoli di giornale relativi alla morte di Boccioni e ad alcune delle manifestazioni realizzatesi in suo ricordo, fino al 1935 circa. Inoltre è presente l’ex libris di Callegari, realizzato da Umberto Boccioni e stampato in due formati diversi.
Completano la mostra due foto provenienti dall’Archivio Tommasoli di Umberto Boccioni e del cognato Callegari, realizzate Silvio Tommasoli con tecnica Fine art ai pigmenti su carta di cotone Hahnemuehle Bamboo.
Amelia Raffaella (Roma 1876 – Verona 1964) e Guido Valeriano Callegari (Parma 1876 – Verona 1954) si erano conosciuti a Padova nel 1907 e si sposarono nel 1910. Dal 1910 al 1914 Guido fu insegnante e direttore della Scuola Tecnica Pareggiata di Sacile, per poi passare a Verona, prima nella Scuola Normale Pareggiata, poi, dal 1923, nella Scuola Tecnica Commerciale. All’attività di insegnante Callegari affiancò ben presto quella di studioso di antichità delle Americhe, di cui divenne uno dei maggiori esperti europei, titolare di importanti viaggi di studio e presente ai maggiori convegni internazionali del settore nonché, dal 1928 al 1935, libero docente all’ Università Cattolica di Milano e uno degli ideatori del Centro Italiano di Studi Americani.
I documenti del fondo Boccioni-Callegari, conservato alla Biblioteca di Verona, permettono di illustrare bene la figura di studioso di Callegari. Le carte sono attualmente riordinate in 18 scatole, provvisoriamente collocate nel fondo dei Carteggi col numero b. 1812-30. Si tratta di materiale manoscritto di Callegari, carte di lavoro e bozze, una raccolta di articoli pubblicati nei primi decenni del Novecento perlopiù in giornali locali e assemblati nella prospettiva di farne una raccolta organica, materiale epistolare quasi esclusivamente relativo alla costituzione del Centro Studi Latino Americani a Roma e poca corrispondenza di carattere scientifico, una parte di monografie, estratti e pubblicazioni periodiche relative al Messico e altre località del Centro America, una ampia serie di fotografie -realizzate dallo stesso Callegari- che documentano oggetti di arte precolombiana e i due viaggi.

La mostra sarà visibile in Protomoteca negli orari di apertura della biblioteca (lunedì 14-19, dal martedì al venerdì 9-19, sabato 9-14).

Umberto Boccioni

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Umberto Boccioni, 1914

Umberto Boccioni (Reggio Calabria19 ottobre 1882[1] – Chievo17 agosto 1916) è stato un pittore e scultoreitaliano, esponente del futurismo. L’idea di rappresentare visivamente il movimento e la sua ricerca sui rapporti tra oggetto e spazio hanno influenzato fortemente le sorti della pittura e della scultura del XX secolo.

Biografia

I genitori di Umberto, Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani, sono originari di Morciano di Romagna (allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini).[2] Ma il padre, che lavora come usciere di prefettura, è costretto a spostarsi lungo il territorio nazionale in base alle esigenze di servizio. Umberto nasce il 19 ottobre 1882 aReggio Calabria; successivamente la famiglia si trasferisce a Forlì, dove Umberto trascorre l’infanzia. Nell’estate del 1885 la famiglia, lasciata Forlì, è già a Genova; cinque anni dopo è a Padova. Nel 1897 giunge l’ordine di un nuovo trasferimento a Catania. Questa volta la famiglia si separa: Umberto e il padre vanno in Sicilia; la madre con la sorella maggiore Amelia, nata a Roma, restano a Padova. A Catania Umberto frequenta l’istituto tecnico fino ad ottenere il diploma. Collabora ad alcuni giornali locali e scrive il suo primo romanzo: Pene dell’anima, che reca la data 6 luglio 1900.

Nel 1901 Umberto si trasferisce a Roma, dove il padre è stato di nuovo trasferito. Frequenta spesso la casa della zia Colomba. In poco tempo s’innamora di una delle sue figlie, Sandrina. Umberto ha circa vent’anni e frequenta lo studio di un cartellonista, dove apprende i primi rudimenti della pittura. In questo periodo conosce Gino Severini, col quale frequenta, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista Giacomo Balla[3]. All’inizio del1903 Umberto e Severini frequentano la Scuola libera del Nudo, dove incontrano Mario Sironi, anch’egli allievo di Balla, col quale stringeranno una duratura amicizia. In quell’anno Umberto dipinge la sua prima opera Campagna Romana o Meriggio.

Umberto Boccioni e Carlo Sironi a Parigi nel 1914

Con l’aiuto di entrambi i genitori riesce a viaggiare all’estero: la prima destinazione è Parigi (aprile-agosto 1906), cui segue la Russia da cui ritorna nel novembre dello stesso anno. Nell’aprile 1907 Umberto si iscrive alla Scuola libera del Nudo del Regio Istituto di Belle Arti di Venezia. Inizia un altro viaggio verso la Russia ma l’interrompe a Monaco di Baviera, dove visita il museo. Al ritorno disegna, dipinge attivamente, pur restando inappagato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente “cultura di provincia”. Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell’incisione.

Nell’autunno del 1907, per la prima volta va a Milano, dove da alcuni mesi abitano la madre e la sorella. Intuisce subito che è la città più di altre in ascesa e che corrisponde alle sue aspirazioni dinamiche. Diventa amico diRomolo Romani, frequenta Previati, di cui risente qualche influsso nella sua pittura che sembra rivolgersi al simbolismo. Diviene socio della Permanente. Durante questi anni di formazione, visita molti musei e gallerie d’arte.[4] Ha, quindi, la possibilità di conoscere direttamente opere di artisti di ogni epoca ma, specialmente, antichi.[5] Alcuni di questi, come ad esempio Michelangelo, rimarranno sempre suoi modelli ideali.[6] Nonostante ciò, essi diventeranno anche i bersagli principali della polemica avviata nel periodo futurista contro l’arte antica e contro il passatismo.[7] Nel 1907 a Milano incontra i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo CarràLuigi RussoloGiacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1909), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910): obiettivo dell’artista moderno doveva essere, secondo gli estensori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione.

Umberto Boccioni, Autoritratto.

Forme uniche della continuità nello spazio (1913), MoMA, New York. L’immagine è stata ripresa nella moneta di 20 centesimi di euro di conio italiano

Quali soggetti della rappresentazione si proponevano dunque la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Nelle sue opere, Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della materia. Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l’eccessiva staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e adoperò colori complementari. In quadri come Dinamismo di un ciclista(1913), o Dinamismo di un giocatore di calcio (1911), la raffigurazione di uno stesso soggetto in stadi successivi nel tempo suggerisce efficacemente l’idea dello spostamento nello spazio. Simile intento governa del resto anche la scultura di Boccioni, per la quale spesso l’artista trascurò i materiali nobili come marmo e bronzo, preferendo illegno, il ferro e il vetro. Ciò che gli interessava era illustrare l’interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante. Pochissime suesculture sono sopravvissute.

In seno alla Società Umanitaria dove ha appena terminato il grande dipinto “Il Lavoro” (oggi al MoMA di New York con il titolo The City Rises), nell’aprile-maggio 1911, con Ugo NebbiaCarlo Dalmazzo CarràAlessandrina Ravizza e altri, dà vita a Milano al Primo Padiglione d’Arte Libera, imponente esposizione dalle modernissime linee guida, dove si terrà anche la prima collettiva in assoluto di pittori futuristi (nei dismessi padiglioni Giulio Ricordi).[8]

Nel 1912 Boccioni inaugura un periodo di intensi studi sia in vista della pubblicazione del suo testo teorico più importante, Pittura e scultura futuriste(1914), sia in vista della realizzazione del capolavoro Materia (1912). Consulta molti volumi di argomento storico-artistico e filosofico di cui stila una lista di titoli.[9] In particolare, approfondisce la conoscenza del pensiero del filosofo francese Henri Bergson, leggendo il libro Materia e memoria (1896). Le teorie di Bergson sulla memoria spontanea, intesa come intuizione dell’unità fondamentale della materia, suggeriscono a Boccioni l’idea della compenetrazione dei piani come «simultaneità dell’interno con l’esterno + ricordo + sensazione»[10], consentendogli di unire nel corso del processo creativo ricordi personali (familiari, per esempio) a suggestioni derivanti dall’arte antica o primitiva, alla scomposizione delle forme di derivazione cubista.[11] Nell’olio su tela Materia, ad esempio, Boccioni esegue un ritratto di sua madre Cecilia Forlani, divinizzata come Grande Madre, integrando la scomposizione cubista e l’uso dei colori complementari di derivazione impressionista con la ieratica frontalità della statuaria greca di epoca arcaica. Tra i libri consultati nel 1912, infatti, Boccioni cita, nella sua lista, il tomo VIII, dedicato alla scultura arcaica, ed in particolare la pagina 689, dell’opera in più volumi di Georges Perrot e Charles Chipiez, Histoire de l’art dans l’antiquité (1882-1914) in cui i due autori trattano della cosiddetta legge della frontalitànella statuaria antica.[12]

Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni si ricordano Il Lavoro (La città che sale) (1910), Rissa in galleria (1910), Stati d’animo n. 1. Gli addii (1911) – in cui i moti dell’animo sono espressi attraverso lampi di luce, spirali e linee ondulate disposte diagonalmente – Forze di una strada (1911), dove lacittà, quasi organismo vivo, ha peso preponderante rispetto alle presenze umane.

Nel 1915 l’Italia entra in guerra. Boccioni, interventista, si arruola volontario assieme ad un gruppo di artisti nel Corpo nazionale volontari ciclisti automobilisti. Durante il suo impegno bellico deve ricredersi riguardo alla teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo»: in una lettera dal fronte dell’ottobre 1915 Boccioni scrive, infatti, che la guerra «quando si attende di battersi, non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro….»[13].

Il 17 agosto 1916 muore all’età di 33 anni in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi alla vista di un autocarro. La disgrazia avviene durante un’esercitazione militare, a Chievo, frazione di Verona, dove oggi si trova la sua lapide commemorativa, in una stradina immersa nella campagna[14].

La lapide commemorativa di Boccioni a Chievo, link alla posizione su google street view:https://goo.gl/maps/6deCAW6vYAL2

Nel 1959 tre sue opere (Donna a tavolaPaesaggio e Forme uniche della continuità nello spazio) vengono esposte alla mostra 50 anni d’arte a Milano. Dal divisionismo ad oggi, organizzata dalla Permanente[15].

Opere

Pittura

Il mattino (1909) Fondazione Antonio Mazzotta di Milano

Stati d’animo I – Quelli che restano(1911)

Dinamismo di un calciatore (1913)MOMA di New York

Sotto la pergola a Napoli (1914)

  • Campagna Romana (Meriggio) (1903)
  • Automobile rossa (1904-1905)
  • Testa luce ambiente
  • La signora Virginia (1905)
  • Ritratto del dottor Gopcevich (1906)
  • La madre con l’uncinetto (1907)
  • Canal Grande a Venezia (1907)
  • Ritratto dello scultore Brocchi (1907)
  • Ritratto dell’avvocato C. M. (1907)
  • Ritratto della pittrice Adriana Bisi Fabbri (1907)
  • Veneriamo la madre (Trittico) (1907-1908)
  • Autoritratto (1908)
  • Casolare (1908)
  • La signora Massimino (1908) Il gioco di luce si concentra sulla figura della donna seduta in un interno. L’esterno è quasi in ombra tranne per la striscia di sole, dove appaiono figure sparse sullo sfondo degli edifici, del tram e del carrettino col cavallo. La casa e la finestra assumono un punto protetto da cui osservare.
  • Il riposo (1908)
  • Il romanzo di una cucitrice (1908)
  • Filari di alberi (1908)
  • Brughiera (1908)
  • Campagna lombarda sinfonia campestre (1908)
  • Ritratto di Innocenzo Massimino (1908)
  • Il sogno (1908-1909)
  • Ritratto femminile (1908-1909)
  • Paolo e Francesca (1908-1909)
  • Autunno lombardo (1909)
  • Primavera (Testa di donna) (1909)
  • Controluce (Busto della madre in controluce – La madre: effetto di sole) (1909) La madre è ritratta seminuda al centro di un vortice di colori nei quali la luce solare è scomposta.
  • Il mattino (Strada di periferia – Strada di periferia con due carri a cavallo) (1909)
  • Interno: Mamma che lavora (1909)
  • Tre donne (1909-1910). Una delle ultime opere divisioniste nella quale l’artista tenta di unire tre persone inconciliabili nella realtà, ossia la madre, Ines e la sorella. Nel dipinto, le tre figure si distinguono nell’aspetto fisico, nei colori e nel modo diverso in cui sono drappeggiate le vesti di ciascuna. Il senso di unione viene dato da un fascio di luce che entra nel gruppo.
  • Ritratto della sorella che legge (1909)
  • Officine a Porta Romana (La strada di periferia – Periferia – Il meriggio) (1910)
  • Rissa in galleria (1910)
  • Donna in giardino (1910)
  • Il lutto (1910)
  • Contadino al lavoro (1910)
  • La città che sale (1910)
  • La risata (1911)
  • Idolo Moderno (1911)
  • Notturno (Mezza figura femminile e case) (1911)
  • Ines (Figura femminile e case – Studio di donna tra case) (1911)
  • Studio di donna fra le case (1911)
  • La strada entra nella casa (1911. L’artista, dipingendo una donna al balcone, fa sì che la nostra visuale sia completa per farci vedere tutto ciò che succede al di fuori della finestra. Abbiamo una simultaneità d’ambiente, in cui i palazzi si inclinano e si infrangono, gli elementi singoli vengono ripetuti e c’è uno sparpagliamento degli oggetti che non seguono una logica e sono indipendenti gli uni dagli altri. Quindi c’è una compenetrazione costante tra esterno e interno dove il tutto sembra implodere e confluire nella testa della donna, centro della percezione sensoriale.
  • Visioni simultanee (1911)
  • Stati d’animo serie I. Gli addii (1911)
  • Stati d’animo serie I. Quelli che restano (1911)
  • Stati d’animo serie I. Quelli che vanno (1911)
  • Stati d’animo. Quelli che vanno (Studio) (1911)
  • Stati d’animo serie II. Gli addii (1911)
  • Stati d’animo serie II. Quelli che restano (1911)
  • Stati d’animo serie II. Quelli che vanno (1911)
  • Materia (1912, con riprese 1913). L’immagine della madre è una visione possente, una figura femminile inquietante dalle mani intrecciate che fungono da barriera di difesa a una misteriosa forza.
  • Costruzione orizzontale (1912)
  • Antigrazioso (1912)
  • Scomposizione di figura di donna a tavola (1912)
  • Dimensioni astratte (Ritratto della madre) (1912)
  • Elasticità (1912)
  • Donna al caffè (Compenetrazione di luci e piani) (1912)
  • Dinamismo di un ciclista (1913)
  • Dinamismo di un calciatore (1913). L’artista dispone in modo libero i colori e la forma per dare a loro un’autonomia assoluta. Contrappone le direzione di movimento centrifughe a quelle centripete, posizionando al centro una serie di forme compenetrate, ancorandone i margini all’ambiente luminoso e ampio.
  • Corpo umano (Dinamismo) (1913)
  • Dinamismo di un corpo umano n° 1 (1913)
  • Dinamismo di un corpo umano n° 2 (1913)
  • Costruzione spiralica (1913)
  • Dinamismo plastico+cavallo+caseggiato (1913)
  • Cavallo+cavaliere+caseggiato (1913-1914)
  • Natura morta. Cocomero (1913-1914)
  • Composizione di una testa di uomo (Dinamismo di una testa di uomo) (1914)
  • Il bevitore (1914)
  • Selciatori (1914)
  • Sotto la pergola a Napoli (1914)
  • Dinamismo di una testa di donna (Scomposizione – Composizione dinamica di una testa – Scomposizione di una testa di donna) (1914 circa)
  • Carica di lancieri (1915)
  • Sintesi plastica di figura seduta (1915)
  • Nudo simultaneo (1915)
  • Interno con due donne (Interno con due figure femminili) (1915)
  • Natura morta di terraglie, posate e frutti (Natura morta con brocca e scodelle) (1915-1916)
  • Testa di donna (Ritratto della signora Busoni; studio n.2) (1916)
  • Paesaggio montuoso (1916)
  • Le due amiche (Interno con la sorella e la madre) (1916)
  • Ritratto del Maestro Ferruccio Busoni (1916)
  • Ritratto della Signora Cragnolini Fanna (1916)
  • Natura morta con brocca e scodella (1916)
  • Paesaggio (1916)

Scultura

Note

  1. ^ Umberto Boccioni: ecco il certificato di nascita, Giornalisti Calabria
  2. ^ Fiorenzo Mancini, «Umberto Boccioni era un purosangue romagnolo», La Voce di Romagna, 16 febbraio 2009.
  3. ^ Gino Severini, frammenti di vita parigina
  4. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni, Mimesis, Milano 2007, pp. 41-70.
  5. ^ I diari di Boccioni riportano diverse testimonianze della sua ammirazione per artisti come Giovanni Bellini, Lorenzo Ghiberti, Leonardo e altri. Della Pietà di Bellini, che vede nella pinacoteca di Brera a Milano, ad esempio, scrive il 22 agosto 1907: «È la perfezione stessa. Il sogno di un artista non può andare più in là. C’è tutto. È terribile!!» In Umberto Boccioni, Gli scritti editi e inediti, a cura di Zeno Birolli, Feltrinelli, Milano 1971, p. 254.
  6. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni…, cit., pp. 109-133.
  7. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni…, cit., pp. 17-19. Il rifiuto dell’arte antica è molto sofferto e pieno di ambivalenze. È esemplare il caso di Michelangelo cui Boccioni, ne La pittura futurista del 1911, si riferisce in termini di amore-odio, scrivendo: «solo potrà negare Michelangelo il sublime ignorante futuro o colui che si ribella per averlo troppo adorato! È infatti doloroso distaccarsi e negare questo genio che fu nel passato il più grande astratto che si esprimesse per mezzo del concreto!» In Umberto Boccioni, Altri inediti e apparati critici, a cura di Zeno Birolli, Feltrinelli, Milano 1972, pp. 27-28.
  8. ^ Francesco Oppi, Boccioni e Alessandrina, la Milano che sale. La prima Esposizione d’Arte Libera in Italia. In Alessandrina Ravizza. La signora dei disperati a cura di Claudio A. Colombo e Giuliana Nuvoli, Umanitaria-Raccolto Ed., Milano 2015, pp. 71-89.
  9. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni…, cit., pp. 95-99.
  10. ^ Umberto Boccioni, Pittura e scultura futuriste, SE, Milano 1997, p. 126.
  11. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni…, cit., pp. 25-26, 35-40, 89-94.
  12. ^ Il confronto in Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni…, cit., p. 98. In appendice alle pp. 141-143 è riportato il testo della pagina del volume di Chipiez e Perrot letta e annotata da Boccioni.
  13. ^ Umberto Boccioni, Gli scritti editi e inediti, Milano, Feltrinelli, 1971, p. 384.
  14. ^ Esattamente la lapide si trova in località Sorte di Chievo, Via Boscomantico (traversa di Via Angelo Berardi – coordinate: 45.463613, 10.938779). La salma di Boccioni ha trovato invece sepoltura nel cimitero monumentale di Verona, nei calti antichi del secondo campo. Sul marmo che chiude e riporta il nome dell’artista si possono osservare le testimonianze scritte lasciate da altri artisti e conoscenti in visita.
  15. ^ Remo Taccani (a cura di), 50 anni d’arte a Milano. Dal divisionismo ad oggi, Vallardi, 1959, p. 14.

Bibliografia

  • Maurizio CalvesiBOCCIONI, Umberto, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1969. URL consultato il 24 marzo 2016.
  • Maurizio Calvesi, Ester Coen, Boccioni, catalogo ragionato, Electa, Milano 1983. ISBN 88-435-0939-X
  • Ester Coen, Umberto Boccioni, cat. della mostra (New York, The Metropolitan Museum of Art, 1988-89), New York 1989. ISBN 0-87099-522-7
  • Boccioni prefuturista, cat. della mostra a cura di Maurizio Calvesi, Ester Coen, Antonella Greco, (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1983), Electa, Milano 1983. ISBN 8843509551
  • Laura Mattioli, Boccioni: pittore, scultore futurista, cat della mostra, (Milano, Palazzo Reale 2006-7), Skira, Milano 2006. ISBN 88-7624-837-4
  • Boccioni’s Materia: a Futurist Masterpiece and the Avant-Garde in Milan and Paris, exh. cat. ed. by Emily Braun and Laura Mattioli Rossi, (New York, Guggenheim Museum, 2004), New York 2004. ISBN 0-89207-303-9
  • Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni, Mimesis, Milano 2007. ISBN 978-88-8483-595-6
  • Giovanni Lista, Futurisme: manifestes, documents, proclamationsÉditions L’Âge d’Homme, coll. “Avant-gardes”, Lausanne, 1973.
  • Umberto Boccioni, Dynamisme plastique, textes réunis, annotés et préfacés par Giovanni Lista, traduction de Claude Minot et Giovanni Lista, Éditions L’Âge d’Homme, coll. “Avant-gardes”, Lausanne, 1975.
  • Giovanni Lista, “De la chromogonie de Boccioni à l’art spatial de Fontana”, in Ligeia, dossiers sur l’art, nº 77-78-79-80, juillet-décembre 2007, Paris.
  • Giovanni Lista, Le Futurisme: création et avant-garde, Éditions L’Amateur, Paris, 2001.
  • Bruno Corà, Tonino Sicoli, Cristina Sonderegger, (a cura di), Omaggio a Umberto Boccioni, Silvana, Cinisello Balsamo 2009.
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  • Gino Agnese, Boccioni da vicino, Liguori editore, 2008, ISBN 978-88-207-4273-7.
  • Francesco Oppi, Boccioni e Alessandrina, la Milano che sale. La prima Esposizione d’Arte Libera in Italia. In Alessandrina Ravizza. La signora dei disperati a cura di Claudio A. Colombo e Giuliana Nuvoli, Umanitaria-Raccolto Ed., Milano 2015, ISBN 978-88-87724-81-3.