Mostra fotografica Sara Zecchini Verona Spazio Culturale Fondazione San Zeno

Mostra fotografica di Sara Zecchini


Spazio Culturale Fondazione San Zeno
15 febbraio | 30 marzo 2013
entrata libera
mostra visitabile fino al 30 marzo tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.

INAUGURAZIONE
VENERDÌ 14 FEBBRAIO 2014 ore 18.00
Nicolò Brenzoni dialoga con Sara Zecchini. Legge Delia Lorenzi.

Contro l’azzurro del cielo 
Sulle orme di Terzani alla scoperta dell’Asia Centrale
Le steppe infinite dell’Asia Centrale. Questa terra sperduta e lontana non ha una precisa identità geografica, ma è piuttosto un nome che evoca grandi imperi, città opulente ricche d’arte e cultura, mercanti e carovane, montagne tra le più alte della terra, deserti terribili, pascoli d’alta quota, laghi cobalto e immense vallate. A dominare su tutto l’imponente Pamir, il «tetto del mondo» e un cielo terso e blu, carico di nuvole che corrono veloci: il cielo dell’Asia Centrale.

«II cielo dell’Asia Centrale che ha fatto sognare
i poeti di varie civiltà. Le montagne sono maestose,
le valli fertilissime, i deserti micidiali.
L’Asia Centrale, crocevia di infiniti popoli in bilico
fra due continenti, è una terra carica di storia,
in gran parte dimenticata dalla gente che ora ci vive.
La Via della Seta passava di qui, ma le cittadine fiorenti
dove le carovane di cammelli facevano sosta
sono state riconquistate dalla sabbia.
I discendenti degli antichi popoli che occupavano
questa terra ci sono ancora, ma poco o nulla
è rimasto del loro passato».
Tratto dal libro Buonanotte, signor Lenin
di Tiziano Terzani

____________
Sara Zecchini
Fotografa non professionista e viaggiatrice per passione. Ha visitato diverse regioni del mondo sempre con un approccio «responsabile» e un atteggiamento rispettoso delle culture locali. Ama raccontare con le immagini più che con le parole le sue esperienze di viaggio. «Viaggiare significa partire senza avere un’idea precisa di quello che ci aspetta; l’imprevisto, le esperienze personali e gli incontri sono il bagaglio più ricco al nostro ritorno».