Doppia mostra per la galleria Studio la Città di Verona che ospita le due personali degli artisti Eugenio Tibaldi (1977) e Herbert Hamak (1952). Con Red Verona Tibaldi espone per la prima volta nella città scaligera dove si presenta con una serie di opere pensate appositamente per l’occasione: il progetto si basa, infatti, su un rapporto stretto con il territorio veronese che diventa ideale e inconsapevole scenario per affrontare temi più generali quali quelli sociali ed economico-politici. Il racconto offerto dalle opere esposte segna, poliedrico e intenso, una riflessione sui conflitti e sulle tensioni i seno alle profonde trasformazioni in corso nel nostro tempo. Scultura e installazioni

Mostra Eugenio Tibaldi e Herbert Hamak


Galleria Studio la Città
21 febbraio – 30 aprile 2015

Doppia mostra per la galleria Studio la Città di Verona (accessibile a chi si muove in carrozzina tramite la porta sul retro) che ospita le due personali degli artisti Eugenio Tibaldi (1977) e Herbert Hamak (1952).
Con Red Verona Tibaldi espone per la prima volta nella città scaligera dove si presenta con una serie di opere pensate appositamente per l’occasione: il progetto si basa, infatti, su un rapporto stretto con il territorio veronese che diventa ideale e inconsapevole scenario per affrontare temi più generali quali quelli sociali ed economico-politici. Il racconto offerto dalle opere esposte segna, poliedrico e intenso, una riflessione sui conflitti e sulle tensioni i seno alle profonde trasformazioni in corso nel nostro tempo.

Le narrazioni di Tibaldi intrecciano fatti legati a Verona con accadimenti desunti da altre realtà, fatti reali e fantastici si sovrappongono aprendo, per le storie che ne derivano, un nuovo scenario mentale e esistenziale.
In mostra troviamo Verona Landscape, grande opera di 30 metri di lunghezza, che rappresenta un ideale e sospeso orizzonte urbano, dove la dimensione di leggerezza onirica ri-modula la visione di edifici reali e conosciuti; Untitled 01 è un’installazione costituita da due giradischi che diffondono un brano su vinile di cui lo stesso Tibaldi ha scritto le musiche ispirandosi alla storia di Romeo e Giulietta. I due lati, a e b del disco, propongono una diversa interpretazione della musica in un adattamento di un cantante lirico del Conservatorio di Verona e in una ballata eseguita da due musicisti rumeni. Infine nell’installazione Maps l’artista propone ventiquattro opere che, imitando il celebremarmo rosso di Verona ma con materiali industriali, tracciano il profilo dei confini cittadini ditutte le città che nel mondo hanno lo stesso nome del capoluogo veneto.
S’intitola Point alpha la mostra di Herbert Hamak che porta lo sguardo dello spettatore adinterrogarsi sul mistero che le sue opere semitrasparenti e traslucide, racchiudendolo al loro interno, conservano. Le ombre e i profili che descrive inducono un desiderio di conoscenza che si trattiene sempre alla soglia del suo svelamento, confine davanti al quale si celebra l’incanto per ogni suo lavoro; queste nuove opere rinnovano tanto il desiderio di sapere, quanto il perpetuarsi dell’interrogazione che lo muove.
Scrive a tal proposito il curatore Marco Meneguzzo: 

“Hamak “costruisce” letteralmente il mistero e già in questo mette in atto una capacità che non è comune, perché a rigor di termini, un mistero non si costruisce, ma “è”: invece, immergendo qualsiasi  “cosa da questo mondo” nella resina, si stabilisce quella “lontananza” che nella realtà è costituita da appena qualche centimetro di resina semitrasparente, ma che nell’immaginario è costituita più dal tempo che dallo spazio e colloca l’oggetto in una regione fantastica.”

Herbert Hamak, Queen Tiy XVIII dynasty ca 1310 b.C., 2015, resina, pigmenti e scultura su tela Courtesy Studio la Città, Verona

Il non riconoscimento istantaneo di queste presenze ombrose dà campo libero alla fantasia, al pensiero di chiarirne natura, consistenza, forma, fisicità. Le sue “cose”, sospese tra realtà e immaginazione, definitesi e divenienti nell’opera rimandano all’arte la sua possibilità di sollevare misteri e attuare le relative indagini.
I suoi Point Alpha sono non solo l’inizio – il punto di partenza – di un inedito suo modo di “vedere” l’opera, ma anache l’avvio di un nuovo ciclo di lavori che sembranostravolgere e rimettere in discussione il linguaggio per cui l’artista è riconosciuto.
Se prima affermava la rinuncia di colore, forma, geometria per privilegiare la suggestione metaforica, ora rimette tutto al centro del blocco di resina che diventa e inventa l’oggetto stesso del vedere. Sembra, quindi, uscire dal suo imminente inizio più la presenza dell’artista, della sua identità operativa che non lo stesso strumento consolidato del suo fare.

Eugenio Tibaldi. Red Verona
a cura di Adele Cappelli 

e

Herbert Hamak. Point alpha
a cura di Marco Meneguzzo 

21 febbraio – 30 aprile 2015
Inaugurazione 21 febbraio 2015 ore 11.30 

Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona 

Orari: da martedì a sabato 9.00-13.00 e 15.00-19.00

Info: +39 045 597549
info@studiolacitta.it
www.studiolacitta.it

EUGENIO TIBALDI


Inaugura sabato 21 febbraio 2015, alle ore 11.30 presso Studio la Città: RED VERONA, mostra di Eugenio Tibaldi a cura di Adele Cappelli.

Per la prima volta a Verona, l’artista torinese ma napoletano d’adozione, espone opere progettate
e realizzate appositamente per gli spazi di Lungadige Galtarossa, con forti richiami al territorio
veronese e alle sue contraddizioni. Di grande impatto e ricchi di suggestioni, i temi presi in esame
dall’artista toccheranno aspetti sia sociali che economico-politici, trasformando Verona in una
scenografia inconsapevole nel teatro di conflitti interni dell’animo umano.
Le opere in galleria si offrono come la struttura di un intenso e sfaccettato racconto. L’artista traccia una linea sulla quale pone, attraverso il suo sguardo, conflitti mentali e politici legati alle trasformazioni in corso. Sollecitazioni individuali e sociali causate da eventi recenti con un occhio alla storia del passato.
Narrazioni letterarie, fantastiche capaci di dissolvere il rigore del vero e del falso per diventare feticci
talmente reali da essere ricordati, celebrati, condivisi al pari di fatti accaduti. La linea di Eugenio Tibaldi segna, incrociando fatti e storia della città di Verona con altre realtà, confini geografici che s’incontrano e scontrano con i confini dell’esistenza.
Ecco allora, tra le opere esposte, l’orizzonte urbano di Verona Landscape, imponente lavoro nel suo
sviluppo lineare oltre 30 metri di lunghezza dove compaiono dipinti edifici trasfigurati e sospesi, isolati e ricontestualizzati, tra reale ed irreale.
Untitled 01, installazione composta da due giradischi che riprodurranno un brano musicale su vinile,
appositamente scritto da Eugenio Tibaldi, libera interpretazione delle vicende shakespeariane di Romeo e Giulietta. Sul lato a, nell’adattamento lirico interpretato da un cantante del Conservatorio di Verona , sul lato b, nella versione di una ballata interpretata da un duo di musicisti rumeni.
La riflessione sull’identità personale e sociale passa anche attraverso il gioco di finzione e dello
stereotipo, nella rappresentazione del labile confine tra reale ed immaginario declinato nell’ installazione Maps, ventiquattro opere realizzate con materiali industriali, imitazioni della tipica pietra marmo rosso di Verona, con la descrizione del perimetro urbano di tutte le altre città dal nome Verona sparse nel mondo.
Eugenio Tibaldi, Eugenio Tibaldi, artista da sempre attratto dalle dinamiche delle aree marginali, ha
scelto di vivere e lavorare a Napoli. Sue opere sono esposte in importanti istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero.
Tra le sue più importanti mostre personali sono da ricordare Archeologia / Contemporanea _02 –, presso il Museo Archeologico Statale di Ascoli Piceno nel 2013, Transit – 4, State Museum of Contemporary Art, Thessaloniki, nel 2011- Project Room MADRE – Museo d’Arte Donnaregina, Napoli nel 2010. Fra le collettive: 4th Tessaloniki Biennale of Contemporary Art, Tradition – Reversal, curated by Katerina Koskina and Yannis Bolis,Transient Space – The Tourist Syndrome, Bucharest, a cua di Irina Cios, Marina Sorbello, Antje Weitzel, International Centre of Contemporary Art, Bucarest, Tabula Rasa: 111 days on a long table, a special project of Manifesta7, a cura di Denis Isaia, in collaborazione con Raqs Media Collective, Ex Alumix, Bolzano – Laws of Relativity / La legge è relativa per tutti, a cura di Anna Colin and Elena Sorokina, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Dal 2001 collabora in modo continuativo con la galleria Umberto di Marino di Napoli.
Il suo lavoro completo è descritto nella monografia “Eugenio Tibaldi. Geografie Economiche”, a cura di Sabrina Vedovotto, Maretti Editore 2014
Ha frequentato il Corso Superiore di Arti Visive (CSAV), Fondazione Antonio Ratti, Como, Visiting
Professor Marjetica Potrc, è stato Affiliated Fellowship presso l’American Academy di Roma.

HERBERT HAMAK

Point Alpha – opening 21.02.2015, ore 11.30

Con testo di Marco Meneguzzo

Si apre contemporaneamente alla personale di Eugenio Tibaldi, la mostra dei nuovi lavori del tedesco Herbert Hamak, proposti a Verona da Studio la Città a partire da sabato 21 febbraio 2015.
L’artista segna, con questa serie inedita, un nuovo traguardo nella produzione di opere in resina – materiale a lui molto caro fin dagli esordi – che qui si evolvono inglobando oggetti di varia natura, dai contorni distorti e misteriosi.
Così le descrive Marco Meneguzzo nel testo che accompagna la mostra:
Hamak “costruisce” letteralmente il mistero e già in questo mette in atto 
una capacità che non è comune, perché a rigor di termini, un mistero non si costruisce, ma “è”: invece, immergendo qualsiasi  “cosa da questo mondo” nella resina, si stabilisce quella “lontananza” che nella realtà è costituita da appena qualche centimetro di resina semitrasparente, ma che nell’immaginario è costituita più dal tempo che dallo spazio e colloca l’oggetto in una regione fantastica.
Marco Meneguzzo, 2015  

Herbert Hamak

Pittura, scultura? L’opera del tedesco Herbert Hamak (1952) non rientra nelle categorie tradizionali dell’arte. Si concentra, piuttosto, sulla purezza del colore, esaltata da un uso sapiente della luce, filtrata dalla resina, che costituisce l’opera.
Hamak si è posto più volte in relazione all’esistente, che si tratti della natura o dei monumenti. Straordinaria è l’installazione che ha realizzato sulla facciata della cattedrale di Atri nel 2004, ripresa in quella permanente all’Università Bocconi di Milano. I suoi non sono interventi canonici di scultura, piuttosto Hamak utilizza gli edifici, le loro facciate, i loro spazi come un pittore può utilizzare la tela o il telaio. Una delle chiavi della sua ricerca è il passaggio: di stato di, condizione, in cui colore e tridimensionalità nello spazio convivono in perfetta armonia. 
I suoi lavori più recenti presentano forme più complesse rispetto alle precedenti: richiami ulteriori a certi tagli dell’architettura, ma anche a certe forme della pittura rinascimentale. (vedi biografia)

Angela Madesani, 2010