Donna in carrozzina in unastrada di campagna con la pioggiaImmagini dove la drammaticità dell’esistenza non esplode in spettacolo o in tragedia, ma piuttosto composizioni in cui i corpi si inseriscono con armonioso equilibrio nell’ambiente che li accoglie e ne racconta la storia. Nella sua lunga carriera, il maestro Gianni Berengo Gardin, tra i più noti e riconosciuti fotoreporter italiani, ha incontrato anche la disabilità. Negli anni Sessanta attraverso un lavoro di documentazione e denuncia sui manicomi italiani, più tardi grazie all’incontro con organizzazioni come l’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e la Casa del Sole di Mantova, che gli hanno permesso di immortalare storie e realtà per molti versi ancora sconosciute. Mostre

Mostra di Gianni Berengo Gardin al Centro Internazionale di Fotografia


Gianni Berengo Gardin
Storie di un fotografo

a cura di Denis Curti
Dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014

  • Gianni Berengo Gardin - Inaugurazione mostra fotografica a VeronaGianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
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  • Gianni Berengo Gardin - Inaugurazione mostra fotografica a VeronaGianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
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  • Gianni Berengo Gardin - Inaugurazione mostra fotografica a VeronaGianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
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  • Gianni Berengo Gardin - Inaugurazione mostra fotografica a VeronaGianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
  • Gianni Berengo Gardin - Inaugurazione mostra fotografica a VeronaGianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
  • 20131026 P1700943Gianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
  • 20131026 P1700949Gianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
  • 20131026 P1700953Gianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
  • 20131026 P1700956Gianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
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  • 20131026 P1710024Gianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
  • 20131026 P1710028Gianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
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  • Gianni Berengo Gardin - Inaugurazione mostra fotografica a VeronaGianni Berengo Gardin Storie di un fotografo a cura di Denis Curti Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2013 ore 11.30 Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (parzialmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita, dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.

Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona (quasi totalmente accessibile, si scende agli scavi con montascale) ospita la mostra dedicata ad un protagonista del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.

Vedi anche Gianni Berengo Gardin fotografa l’inaugurazione della sua mostra
Gianni Berengo Gardin parla di fotografia digitale, photoshop e archivi fotografici

[learn_more caption=”Presentazione mostra”]Promossa dal Comune di Verona in collaborazione con la Casa dei Tre Oci di Venezia, Fondazione Forma per la Fotografia e Civita Tre Venezie, l’esposizione è curata da Denis Curti e raccoglie oltre 180 immagini suddivise in dieci sezioni – tra cui una dedicata alla città di Verona -, che tracciano i momenti fondamentali dell’attività del grande fotografo, capace di rendere leggibile la complessità del mondo.
Nei suoi scatti in bianco e nero, Berengo Gardin espone le storie senza pregiudizi, raccontando la vita politica, i cambiamenti sociali, gli eventi che hanno segnato la storia dell’Italia, oltre che momenti di vita quotidiana nelle strade, gli incontri casuali con le persone, i gesti spontanei.
Le sue immagini – alcune ormai riconosciute come patrimonio visivo degli italiani –  narrano la realtà con rigore e sensibilità, ponendo sempre al centro dell’attenzione l’uomo e la sua dignità, e suscitando nello spettatore interrogativi sulla società che lo circonda.
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La proffessoressa in carrozzina all'uscita da scuola Immagini dove la drammaticità dell’esistenza non esplode in spettacolo o in tragedia, ma piuttosto composizioni in cui i corpi si inseriscono con armonioso equilibrio nell’ambiente che li accoglie e ne racconta la storia. Nella sua lunga carriera, il maestro Gianni Berengo Gardin, tra i più noti e riconosciuti fotoreporter italiani, ha incontrato anche la disabilità. Negli anni Sessanta attraverso un lavoro di documentazione e denuncia sui manicomi italiani, più tardi grazie all’incontro con organizzazioni come l’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e la Casa del Sole di Mantova, che gli hanno permesso di immortalare storie e realtà per molti versi ancora sconosciute.
[learn_more caption=”Biografia”]

Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 10 ottobre 1930) è tra i più noti fotografi italiani.

Ha iniziato dal 1954 ad occuparsi di fotografia. Inizia la sua carriera di fotoreporter nel 1965, quando lavora per Il Mondo di Mario Pannunzio. Negli anni a venire collabora con le maggiori testate nazionali e internazionali come Domus, Epoca, Le Figaro, L’Espresso, Time, Stern.

Il suo modo caratteristico di fotografare, il suo occhio attento al mondo e alle diverse realtà, dall’architettura al paesaggio, alla vita quotidiana, gli hanno decretato il successo internazionale e lo rendono un fotografo molto richiesto anche nel mercato della comunicazione d’immagine.

Molte delle più incisive fotografie pubblicitarie utilizzate negli ultimi cinquant’anni provengono dal suo archivio. Procter & Gamble e Olivetti più volte hanno usato le sue foto per promuovere la loro immagine. La sua amicizia con l’architetto Carlo Scarpa gli ha permesso di documentare alcune opere di quest’ultimo, come la tomba Brion vicino Treviso.

Berengo Gardin ha esposto le sue foto in centinaia di mostre che hanno celebrato il suo lavoro e la sua creatività in diverse parti del mondo: il Museum of Modern Art di New York, la George Eastman House di Rochester, la Biblioteca Nazionale di Parigi, gli Incontri Internazionali di Arles, il Mois de la Photo di Parigi, le gallerie FNAC.

L’8 settembre 1981 si trova a Ulassai per documentare l’operazione Legarsi alla montagna di Maria Lai, un’operazione che segnerà negli anni a seguire un importante spartiacque dell’arte contemporanea, alcune fotografie sue di quell’evento sono parte integrante della collezione del Museo Stazione dell’arte di Ulassai.

Nel 1991 una sua importante retrospettiva è stata ospitata dal Museo dell’Elysée a Losanna e nel 1994 le sue foto sono state incluse nella mostra dedicata all’Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York. Ad Arles, durante gli Incontri Internazionali di Fotografia, ha ricevuto l’Oskar Barnack – Camera Group Award.

Gianni Berengo Gardin ha pubblicato 210 libri fotografici. Tra gli altri, Venise des Saisons, Morire di classe (con Carla Cerati), L’occhio come mestiere, Toscana, Francia, Gran Bretagna, Roma, Dentro le case, Dentro il lavoro, Scanno, Il Mondo, Un paese vent’anni dopo (con Cesare Zavattini), In treno attraverso l’Italia (con Ferdinando Scianna e Roberto Koch), fino al grande libro antologico dal titolo Gianni Berengo Gardin Fotografo (1990), L’editore Contrasto nel 2005 ha pubblicato il grande libro antologico “Gianni Berengo Gardin”, in edizione italiana, inglese, francese e americana. con Reportage in Sardegna 1968/2006 (Imago edizioni 2006).

Qualche anno fa ha dedicato il suo lavoro alle comunità di zingari in Italia e il libro Disperata Allegria – vivere da Zingari a Firenze ha vinto nel 1994 l’Oscar Barnack Award. Il suo ultimo libro è Storie di un fotografo (Marsilio Editore, 2013).

Le sue ultime mostre sono state a New York (1999 – Leica Gallery) e in Germania (2000). Nel 2005 la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche gli ha dedicato una monografia della collana “Grandi Autori”. Nel febbraio 2005 la Fondazione Forma per la Fotografia ha presentato una sua grande mostra retrospettiva alla Maison Européenne de la photographie di Parigi e successivamente nel luglio 2005 ha iniziato la sua attività espositiva con una grande mostra di Gianni Berengo Gardin a Milano. Nel novembre 2007, sempre la FIAF, ha edito la monografia “L’Abruzzo dei fotografi”, che ospita (anche in copertina) dieci sue immagini dell’Aquila ed un’intervista.

Nel dicembre 2007, in occasione del Lucca Digital Photo Festival, ha esposto a Lucca il suo ultimo lavoro “Aiutiamo la Casa del Sole”.

Gianni Berengo Gardin vive ora a Milano ed è membro dell’importante agenzia fotografica Contrasto dal 1990 ed è inoltre membro del circolo “La gondola” di Venezia.

Il 18 ottobre 2008 gli è stato assegnato il premio Lucie Award alla carriera, quale massimo riconoscimento per i suoi meriti fotografici, mentre una personale in suo onore è stata allestita nell’autunno dello stesso anno a Palazzo Pichi Sforza di Sansepolcro (AR)[2][3]. Di notevole spessore i suoi scatti nello studio bolognese di Via Fondazza del pittore ed incisore Giorgio Morandi, ripubblicati in una raccolta uscita nel gennaio 2009 a cura della casa editrice Charta. A maggio 2009 all’Università Statale di Milano gli è stata conferita la Laurea honoris causa in Storia e Critica dell’Arte[4]. Sempre nel 2009 pubblica con Allemandi & C. “Reportrait. Incursioni di un reporter nel mondo della cultura” (con Flavio Arensi), in cui presenta oltre duecento ritratti inediti di artisti, intellettuali, scrittori, architetti. Per la prima volta, dunque, non la gente comune ma i personaggi, da Warhol a Zavattini, da Pasolini a Piano incontrati nella sua lunga carriera di reporter. Nel maggio 2009 la Mostra omonima è ospitata ad Orta S.Giulio (No), sul Lago d’Orta. Sempre Allemandi pubblica un libro dedicato dal fotografo al lavoro di Mimmo Paladino.

Lunedì 17 agosto 2009 a Porretta Terme è stata inaugurata la mostra fotografica “La Porrettana in cinque amici”. Le immagini ritraggono la prima “strada ferrata” che attraversò l’Appennino collegando Bologna con Pistoia com’è oggi, soffermandosi lungamente sui luoghi che la ferrovia Porrettana attraversa e sulle persone che lì vivono. Con lui espongono Mosè Norberto Franchi, Davide Ortombina, Donatella Pollini, Massimo Zanti. Dal lavoro è stato tratto anche un catalogo a tiratura limitata[5]. Ha lavorato in Italia e all’estero trascorrendo lunghi periodi a Roma, Parigi e in Svizzera.

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[learn_more caption=”Rassegna stampa”]

INSUPERABILI Intervista a Gianni Berengo Gardin

La professoressa in carrozzina. E le tante storie di gente normale

Antonella Patete (versione pdf)

Immagini dove la drammaticità dell’esistenza non esplode in spettacolo o in tragedia, ma piuttosto composizioni in cui i corpi si inseriscono con armonioso equilibrio nell’ambiente che li accoglie e ne racconta la storia. Nella sua lunga carriera, il maestro Gianni Berengo Gardin, tra i più noti e riconosciuti fotoreporter italiani, ha incontrato anche la disabilità. Negli anni Sessanta attraverso un lavoro di documentazione e denuncia sui manicomi italiani, più tardi grazie all’incontro con organizzazioni come l’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e la Casa del Sole di Mantova, che gli hanno permesso di immortalare storie e realtà per molti versi ancora sconosciute.
Berengo Gardin, non tutti conoscono il suo lavoro sulla disabilità fisica e psichica. Come si è avvicinato a questa tematica?
È un tema che non ho affrontato in senso vero e proprio, ma solo di riflesso. Intendo dire che non ho portato avanti un lavoro specifico sui matti, pur avendoli incontrati in varie occasioni. Alla fine degli anni Sessanta ho realizzato un lavoro sui manicomi, collaborando con Franco Basaglia. Con la fotografa Carla Cerati eravamo andati a fare un reportage nel manicomio di Gorizia, da cui successivamente è nata l’idea di pubblicare un libro. Così nel 1969 è uscito Morire di classe per Einaudi, un volume che all’epoca ha ottenuto un enorme successo ed è stato stampato in sei edizioni.
Nel 1994 ha realizzato un lavoro con l’Aism. Che cosa ricorda di quell’esperienza?
Ricordo soprattutto la storia di una professoressa in carrozzina che insegnava in un liceo sardo. Il marito, che faceva il capostazione, era andato in pensione in anticipo proprio per aiutarla a svolgere i lavori di casa: apparecchiava la tavola, preparava da mangiare, l’accompagnava in giro a fare spese e, soprattutto, la portava a scuola e poi andava a riprenderla.
Quali sorprese ha incontrato affrontando questo tema?
Sono rimasto colpito dall’affetto smisurato che quest’uomo provava per sua moglie. Ma anche dal fatto che questa donna facesse una vita normale, malgrado il suo handicap. Una volta, per esempio, siamo andati a fare una gita in montagna, con un gruppo di amici anche loro disabili. Insomma, il fatto che, malgrado tutto, si potesse vivere una vita normale per me è stata una bella sorpresa.
Come è nato il lavoro con la Casa del Sole?
Nel 2007, mentre ero a Mantova, ho conosciuto i responsabili di questa struttura che si occupa di ragazzi con cerebropatie. Ho lavorato per più di una settimana con i bambini disabili, seguendo le attività in piscina, in giardino e con i cavalli. Da questo lavoro sono scaturite alcune mostre, ma purtroppo non siamo riusciti a fare un libro perché non abbiamo trovato lo sponsor.
Quale realtà ha avuto modo di conoscere a Mantova?
Alla Casa del Sole c’erano circa 150 ragazzi: la mattina andavano a prenderli con i pullman dei vari Comuni e li portavano in questa struttura, dove rimanevano fino alle 16-17 del pomeriggio, e poi li riportavano a casa per non interrompere il rapporto con i genitori. Mi ricordo alcune famiglie pugliesi e calabresi, che si erano trasferite a Mantova proprio per poter fare assistere i figli da questa organizzazione.
Quali sono state le difficoltà?
In realtà non ce ne sono state. Di solito i genitori dei bambini disabili non vogliono che i figli vengano fotografati, ma in questo caso c’è stata una grande collaborazione da parte di tutti. Nessuno ha posto alcun tipo di veto.
Quello sui manicomi è stato un lavoro di grande eco e una grande testimonianza storica. È diverso raccontare oggi la disabilità?
Attualmente, insieme alla fotografa milanese Donatella Pollini, sto portando avanti un lavoro sui malati psichici a Novara. Si tratta di una situazione completamente diversa da quella di fine anni Sessanta. In quel periodo i malati venivano rinchiusi in dei veri e propri lager, mentre ora sono trattati molto bene e vivono in gruppi-appartamento. Anche quelli ricoverati in ospedale sono più liberi, soprattutto di uscire, e svolgono varie attività. Una volta, invece, venivano legati e non facevano nulla.
La disabilità, soprattutto quella fisica, resta il meno fotografato dei mondi sociali. Secondo lei, perché è un argomento poco interessante?
Forse c’è un certo ritegno da parte dei fotografi che non vogliono mettere in imbarazzo i malati. Io, invece, non provo nessun imbarazzo perché penso che il mio lavoro può aiutarli un po’ a migliorare le loro condizioni di vita.
In che modo?
Ho assistito alla soddisfazione dei malati pischici a farsi fotografare. Certo, qualcuno si rifiuta, ma si tratta di una minoranza. Anche a Novara abbiamo fotografato le persone mentre giocano a basket, curano i cani, cantano nel coro, insomma fanno delle attività quasi normali. Faremo un libro proprio per mettere in evidenza la differenza tra come venivano trattati i malati una volta e come vengono trattati adesso.
La fotografia ha ancora il potere di denunciare e, denunciando, di cambiare le cose?
Secondo me sì. Certo oggi, rispetto a una volta, si sanno molte più cose. Prima si conosceva molto poco di quello che succedeva nei manicomi, perciò nel ’69 il nostro libro ha destato un grande scalpore. Adesso la gente è più preparata, c’è più conoscenza, più assistenza. Per questo oggi la fotografia ha un impatto meno violento rispetto a una volta.
In qualche occasione ha detto di vantarsi più delle foto che non ha fatto che di quelle che ha fatto. Che intendeva dire?
Ho cercato di fare molto lavoro sociale, in tutti i campi. Di solito per lavoro sociale si intende fotografare i “morti di fame”, mentre per me sociale vuol dire tutto, anche ritrarre i principi Torlonia. Ma ho sempre rifiutato di fotografare il gossip, non mi sono mai occupato di veline e non ho mai fotografato donne nude, anche quando andavano di moda i calendari. Sono stato sempre convinto che questo tipo di foto togliesse dignità non solo alle dirette interessate, ma a tutte le donne.

«Storie di un fotografo», agli Scavi
l’Italia e Verona secondo Berengo Gardin

VERONA. Il Maestro e le «Storie di un fotografo». Il Maestro e Giulietta. Il Maestro è Gianni Berengo Gardin (titolo ufficiale, per nomina della Federazione delle associazioni fotografiche italiane, Fiaf). Le storie sono le sue: il lavoro di una vita, fotogrammi, in gran parte assurti a «icone», dai Sessanta a oggi, dell’Italia e di un bel po’ di mondo. Un archivio di un milione e 500 mila immagini «tutte in negativo, in bianco e nero». Giulietta? Giulietta è Verona, una delle dieci sezioni della mostra inaugurata ieri al centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, visitabile fino al 26 gennaio 2014.
La rassegna, curata da Denis Curti e realizzata dal Comune in collaborazione con La Casa dei Tre Oci di Venezia, Fondazione Forma e Civita Tre Venezie, raccoglie 190 fotografie di GBG (l’acronimo che accompagna, da anni l’autore, per l’assonanza stilistica con HCB, Henry Cartier Bresson). Immagini rigorosamente scattate con pellicola e stampate con ingranditore e chimici. Il digitale? «Abolirei Photoshop per legge», sentenzia Berengo Gardin. Ma Curti precisa: «Una su tutte però è fatta con i pixel: chi la scopre lo segnali in segreteria e vincerà un catalogo». E conferma: «Non è uno scherzo, anche se Gianni sostiene che si capisca al primo colpo d’occhio».
A conferma del suo amore per la «vera fotografia» c’è la cura con cui, prima dell’inaugurazione ufficiale, chiede di risistemare la collezione di sue fotocamere esposta all’inizio del percorso: «Le Leica, per favore, portiamole tutte insieme qui davanti». Sono, e sono state, la sua arma d’elezione, il «violino» che ha dato voce all’armonia quasi musicale delle sue «storie».
La rassegna si sviluppa, a partire dal «Berengo reporter» (lo fu agli inizi della carriera, intorno al 1962); poi «Verona», «I baci», «Comunità romanì in Italia» (gli zingari, mesi con loro, inizialmente senza neppure la fotocamera per «entrare in rapporto» e produrre una storia che fungesse da leva contro il pregiudizio), «Lavoro», «Fede religiosità e riti», «Milano», «Dentro le case», ovvero il ritratto intimo di un’Italia che, da allora, è cambiata radicalmente. C’è anche «Morire di classe», uno dei lavori sociali più famosi, svolto nei manicomi a sostegno della legge Basaglia: «Non perfetta, lui stesso l’avrebbe modificata, se ne avesse avuto il tempo. Ma mai e poi mai – scandisce alzando un tono di voce solitamente pacato – dovranno essere riaperti, come voleva fare il governo Berlusconi, i manicomi-lager». Curti riafferma: «Berengo Gardin è il testimone di una fotografia che dichiara, in cui l’autore prende una posizione».
Paolo Mozzo

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Biglietto intero 7,00 euro
ridotto 5,00 euro
ridotto scuole e ragazzi 3,00 euro
disabile+1 accompagnatore gratuito

Tutte le domeniche visita guidata compresa nel costo del biglietto alle ore 11.00.