20130828 Marco Paolini Teatro romano Verona Teatro Nuovo

Marco Paolini omaggia Jack London


Con Ballata di uomini e cani di e con Marco Paolini prosegue al Nuovo la rassegna Il  Grande Teatro. Lo spettacolo, un omaggio a Jack London, si avvale di musiche originali eseguite in scena e analizza il rapporto tra uomo e cane. Giovedì l’incontro con il pubblico.

Il penultimo appuntamento del Grande Teatro riporta a Verona un artista molto amato e apprezzato dal pubblico: è Marco Paolini che proporrà un omaggio – scritto e diretto da lui stesso – a uno degli autori cult della sua adolescenza, Jack London. Lo spettacolo, dal titolo Ballata di uomini e cani, debutta al Nuovo martedì 4 marzo alle 20.45. Questo omaggio a London si avvale delle musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi (chitarra e voce) con Angelo Baselli (clarinetto) e Gianluca Casadei (fisarmonica).

Dopo avere descritto, da appassionato affabulatore, con una narrazione coinvolgente e documentata, la tragedia del Vajont, dopo aver raccontato i tanti volti di Venezia nel Milione, dopo aver ricordato la figura di Galileo (solo per citare alcuni dei suoi spettacoli più famosi proposti anche a Verona), Paolini si dedica alla letteratura e si cimenta con lo scrittore americano che segnò la sua giovinezza. «A Jack London – osserva l’attore bellunese – devo una parte del mio immaginario di ragazzo ma Jack non è solo uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette e quello che fa entra in contraddizione con quello che pensa».

London è sicuramente un autore che si presta a essere raccontato viste le vicissitudini della sua vita. Nella sua breve e intensa esistenza (nato a San Francisco nel 1876 morì a soli quarant’anni nel 1916) fece di tutto: da strillone di giornali a pescatore clandestino di ostriche, da agente di assicurazione a giornalista, da pugile a cercatore d’oro nel Klondike.

Praticò dunque svariati mestieri finché decise di dedicarsi definitivamente alla scrittura. Il suo primo successo fu il romanzo Il richiamo della foresta del 1903. Il desiderio di conoscere e il suo spirito vagabondo lo portarono a girare il mondo senza però mai scordare quella passione per la narrativa che è evidente nella sua sterminata produzione letteraria. Negli anni si succedono opere divenute celebri come Zanna bianca (1906) e Il tallone di ferro (1908), romanzo fantapolitico in cui immagina l’avvento al potere in America di un’oligarchia dittatoriale che sembra adombrare la nascita dei regimi nazi-fascisti europei. Nel 1909 esce un romanzo cui London lavora molto, Martin Eden, sorta di liberissima autobiografia che conquistò il pubblico consacrandolo definitivamente come grande autore e a tutt’oggi uno degli scrittori americani più tradotti all’estero. Tra le sue altre numerose opere, L’avventura, La peste scarlatta, La valle della luna, L’ammutinamento dell’Elsinore, La piccola signora della grande casa e Jerry delle isole.

Marco Paolini ha avuto dunque a disposizione parecchio materiale cui attingere per questa sua Ballata di uomini e cani che si potrebbe definire un “canzoniere teatrale” composto di brani tratti da opere e racconti e supportato da musiche e canzoni che hanno una funzione narrativa quanto esplicativa dell’universo di London. In particolare Paolini ha rielaborato tre racconti (Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco) legati da un comune denominatore: in ciascuno è infatti analizzato e descritto il rapporto tra un essere umano e il suo “amico più fedele”, il cane appunto. Un legame che assume, di volta in volta, sfumature diverse, fermo  restando lo scambio totale, quasi una fusione, un ribaltamento di ruoli tra uomo ed animale che si affrontano, si sfidano, si odiano o “dialogano” tra loro. Accade così che uomini si raccontino come cani e cani si comportino come uomini spiazzando ogni prevedibile gerarchia.

«Mi piace leggere Jack London – annota Paolini – e, tra le molte traduzioni, ho scelto quelle di Davide Sapienza che restituiscono una certa crudezza di linguaggio. In teatro, però, preferisco raccontarlo. Le parole cambiano, restano le storie. Per me, ciò che rende prezioso London è che egli scrive ciò di cui ha fatto esperienza. Il suo valore s’annida nel suo sentire, nel suo coinvolgere il lettore parlando della difficoltà di vivere e di crescere, ma senza dispensare consigli». Lo spettacolo (una produzione Michela Signori – Jolefilm) è stato realizzato grazie al sostegno di Trentino Spa – I suoni delle Dolomiti.

Dopo la “prima” di martedì, lo spettacolo replica tutte le sere sino a sabato 8 (sempre alle 20.45) mentre l’ultima recita, domenica 9, è alle 16. Giovedì 6 marzo alle 17 al Teatro Nuovo Marco Paolini incontrerà il pubblico. L’incontro sarà condotto dal giornalista Lorenzo Reggiani. Un quarto d’ora prima, alle 16.45, è previsto un approfondimento del testo, un “invito alla visione” a cura di Simone Azzoni che parlerà di “storia, invenzioni, narrazioni e racconti”. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero.