20150228 Serena Marchi Madri Comunque Verona Letteratura, poesia, reading

Le madri di Serena Marchi sono anche su ruote


La Feltrinelli  Libri e Musica, via IV Spade 2
Martedì 31 marzo 2015 ore 18.00

Presentazione di MADRI, COMUNQUE di Serena Marchi

Intervengono insieme all’autrice ANNA MARTELLATO e FRANCESCA LORANDI

Le donne sanno nascondere un cadavere e affettare i peperoni: hanno un posto per tutto.
Pedro Almodovar

L’universo della maternità attraverso le sue protagoniste. Diversi modi per essere madri, tutti ugualmente validi, tutti con uguale dignità di esistenza. Un libro per chi pensa che l’amore sia l’unico ingrediente necessario per essere madri Ad affermare che niente contiene più stereotipi della maternità, si rischia di estremizzare un po’ ma non ci si allontana troppo dalla verità. La narrazione intorno al miracolo della vita è sempre piena di enfasi, di momenti idilliaci e realizzazione totale. Quello che si dimentica spesso di raccontare però, è che l’esperienza della maternità non è univoca e universale, ma ci sono diversi modi per essere madri, tutti ugualmente validi, tutti con uguale dignità di esistenza. Serena Marchi, giornalista freelance, ha esplorato l’universo della maternità attraverso le sue protagoniste. Ventotto testimonianze in prima persona, un caleidoscopio di voci e di storie vere in presa diretta. Donne che si sentono madri fin da bambine e donne che lo diventano con calma, col passare dei mesi. Ragazze che decidono di non diventarlo mai o che non vedono l’ora di esserlo. Uomini che si ritrovano a fare le madri, uomini in transizione verso una nuova esistenza al femminile, madri di figli naturali e di figli adottivi, madri in affido e donne che permettono ad altre donne di diventare madri, madri violente e madri ferite a morte, donne che viaggiano fino in Ucraina per diventare madri e altre che restano in casa con un marito violento pur di non abbandonare i propri figli.

Testimonianze in prima persona, un caleidoscopio di voci e di storie vere in presa diretta. Un universo variegato e multiforme che ci riporta alla realtà del materno. Madri magari non perfette, madri senza patente ma madri, comunque.

” Mi chiamo Francesca, ho trentacinque anni e sono sulla sedia a rotelle. Ma non sono nata così. La mia colonna vertebrale si è spezzata facendo una verticale, per gioco, in cortile, un pomeriggio. Avevo quindici anni. E da allora, non posso più utilizzare i miei arti inferiori. No, non sono caduta e all’improvviso non ho più sentito le gambe. È stata una lenta perdita di sensibilità, ora dopo ora. La sera mi pizzicavano i piedi, davo la colpa alle scarpe con i tacchi. Le prime che portavo in vita mia. Dopo qualche giorno e un vagare per ospedali, una tac ha evidenziato un ematoma che mi ha occluso una vena, causando un danno irreversibile alla spina dorsale. I miei sogni di adolescente sono immediatamente svaniti nel nulla. Avrei voluto sposarmi, mettere su famiglia, avere dei bambini. Per qualche mese non riuscivo ad immaginare un futuro, costretta a star seduta su quattro ruote. Poi sono tornata in me e ho ripreso in mano la mia vita. Quando ho capito che potevo piacere comunque ad un ragazzo, anche se avevo la carrozza incorporata, ho alzato la testa e inseguito i miei sogni. E ci sono riuscita.”

Collana: Fandango Libri pp.192 euro – 14 euro – Data di uscita: 26 febbraio 2015

 

Serena Marchi nasce nella campagna veronese nell’ 1981. Giornalista dal 2003, studia lettere all’università e inizia a lavorare presso l’ufficio stampa di una multiutility veronese, dove è tutt’ora addetta stampa. Appassionata di lettura in ogni suo genere, ha un figlio che si chiama Ettore. Madri Comunque è il suo primo libro.

Ufficio Stampa FOSFORO Manuela Cavallari +39.349.6891660 manuela.cavallari@fosforopress.com Giulia Santaroni +39.348.8224581 giulia.santaroni@fosforopress.com Francesca Comandini +39.340.3828160 francesca.comandini@fosforopress.com

SERENA MARCHI

«Le mie madri di figli non loro, violente o in sedia a rotelle»

mercoledì 25 febbraio 2015 CULTURA, pagina 45

Serena Marchi, autrice di Madri comunque (Fandango)

Madri in sedia a rotelle, madri violente, madri di figli non propri, madri a tutti i costi e uomini che da padri diventano madri. Madri, in una parola, comunque. È questo universo complesso della maternità indagato, sfidando stereotipi e tabù, da Serena Marchi, giornalista, 33 anni, prima veronese (è di Vallese di Oppeano) a pubblicare un libro per Fandango (una delle prime dieci case editrici nazionali). Madri, comunque (188 pagine, 15 euro) è la sua prima opera ed è una raccolta di trenta storie di mamme (e anche qualche papà) alle prese con una nuova vita. Storie dolci e strappalacrime, ma anche crude o dure come un pugno nello stomaco.
Quale delle 30 storie l’ha spinta a scrivere il libro?
Non è stata una storia ma una persona, Andrea Tosi: all’epoca raccoglievo esperienze di mamme per una rubrica su una rivista, La Verona, e lui mi ha spronato a mettermi in gioco cercando di realizzare quello che era un mio sogno fin da bambina. E così è cominciato tutto: ci ho messo quattro anni. Questo libro è stata un’esperienza forte per me, direi ancora più forte di fare mio figlio Ettore.
Una dichiarazione pesante per una madre…
Sì, me ne rendo conto, forse a qualcuno suonerà sacrilega: mio figlio è nato perché lo desideravo moltissimo, ma l’abbiamo fatto in due, io e mio marito Patrizio. Il libro è qualcosa di solo mio: molte persone mi hanno sostenuto, ma alla fine è una creatura solo mia.
Qual è la storia che più l’ha sconvolta?
Ho fatto un tremendo errore: nello stesso giorno sono stata all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere per intervistare la madre che ha tentato di uccidere la propria figlia e qualche ora più tardi ho parlato con una donna cui hanno ucciso il figlio. È stata una esperienza devastante, sono arrivata a casa stravolta e ho lasciato i miei appunti nel cassetto per 15 giorni prima di riuscire ad affrontare le due storie.
Perché ha scelto il racconto in prima persona?
All’inizio ho pensato che fosse il modo più giusto per raccontare queste storie, così intime e personali, ma me ne sono pentita quasi subito: era davvero difficile per me immedesimarmi in modi di essere madri tanto diversi e lontani da me, era doloroso riuscire a mettermi nei loro panni. Ma poi ho tenuto duro e credo che alla fine sia stata la scelta più azzeccata: nelle loro storie c’è per forza una parte di me, ma ho voluto che fossero loro a parlare per cercare di far capire che non esiste un modo unico e perfetto di essere madre e credo che leggere queste storie possa far riflettere su tutta una serie di stereotipi e di tabù che circondano la maternità.
Pensa che ce ne sia davvero bisogno?
Sì. Da sempre, il corpo delle donne e in particolare la maternità sono oggetto di leggi: in ogni epoca si è cercato di governare con le leggi la maternità. Dire chi può o non può fare figli, come e quando. Essere madri è da sempre un fatto politico e la riprova l’abbiamo avuta con il dibattito che si è generato sulla fecondazione eterologa. Ma non è l’unica questione aperta, basti pensare a quante coppie italiane vanno all’estero per prendere in affitto un utero perché da noi è illegale.
Infatti è volata fino a Kiev (Ucraina) per intervistare alcune di loro, tra l’altro nei giorni in cui la Farnesina sconsigliava il viaggio. Ci racconta questa esperienza?
Era l’ottobre scorso, per le strade di Kiev si sparava, tutti che mi dicevano che ero pazza, che là c’erano i cecchini sui tetti. In realtà, presa qualche precauzione, è filato tutto liscio. Le due interviste poi mi hanno dato del materiale che ha completato il quadro che stavo dipingendo. Prima la madre surrogata, una ragazza che aveva già prestato il suo utero e che non riteneva sporco o disdicevole farlo per soldi, anzi pensava di fare un dono. Poi la futura mamma che invece non appena ha capito che sarebbe finita in un libro insieme a una trans e una figlicida, ha detto che la sua storia non me l’avrebbe raccontata perché lei, non era un “mostro” . Dentro di me mi sono detta: ma da che pulpito? Poi ho capito che era disperata, le aveva provate tutte per avere un figlio, pressata forse anche da una società che la incolpava di non riuscirci.
Cosa si aspetta ora?
Molte critiche. Nessuno vuole vedere la maternità in modo diverso da come ce l’hanno sempre dipinta. Perché o la maternità è bella o diventa un tabù, non sono concessi giudizi negativi.

Consiglio vivamente la lettura del libro di Serena Marchi!

20150228 Madri comunque Serena Marchi

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