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Le figlie di Eva – 6 artiste italiane alla Fama Gallery di Verona


https://i1.wp.com/www.lastminuteidee.com/data/images/users/large/317_insertion_346.jpg?w=1140Venerdì 18 gennaio 2013
FaMa Gallery (a piano terra ma con gradino alto all’entrata, quindi accessibile solo con accompagnatore) inaugura la mostra a cura di Andrea Bruciati

LE FIGLIE DI EVA

fino al 16 marzo 2013

Un percorso espositivo tutto al femminile che vede protagoniste sei giovani artiste italiane – Paola Angelini, Elenia Depedro, Sara Enrico, Mariangela Levita, Silvia Mariotti, Giusy Pirrotta – scandito da pratiche artistiche eterogenee, pittura, performance, fotografia, video, installazione. Un progetto che non intende, però, rinverdire un post-femminismo d’annata, bensì evidenziare la validità della pratica creativa caratterizzata da una sensorialità riconducibile alla forma, dalle variabili aperte nel linguaggio e dalla forza espressiva nell’impiego del medium.
Nel contesto odierno in cui anche le parole sono immagini e si è arrivati al punto di non ritorno per postulare un nuovo e differente alfabeto, scevro da compromessi emotivi, il progetto LE FIGLIE DI EVA pone in risalto e, allo stesso tempo, problematizza, alcune pratiche mediali quali il video, la pittura e la pratica performativa, secondo soluzioni immaginative inedite proposte dalle artiste coinvolte.

Come sottolinea il curatore Andrea Bruciati “alle artiste invitate non interessa catturare la realtà ma crearla secondo nuove ipotesi ricostruttive. Non interessa rappresentare ma ‘presentare’ un linguaggio attraverso modalità mimetiche che aderiscano all’infinita ricerca d’identità che connota la forza delle singole poetiche. In fondo, come amava ripetere Louise Bourgeois,‘il fare è uno stato attivo’, è un’affermazione positiva, dove si procede verso uno scopo, una speranza o un desiderio. Per tutte si tratta di riscoprire una diversa sintassi che consenta di dare voce ai particolari e corpo al racconto, inteso quale relazione, attenzione, esistenza. Ogni opera è un esercizio di sensibilità e non è intesa quale indizio di perdita ma come area di possibilità per costruire febbrilmente una dimensione alternativa. In fondo lo spazio non esiste ed è sempre una metafora della struttura della nostra esistenza. Qualsiasi soluzione ipotizzata dalle artiste, conduce sempre a un racconto mediato dall’esperienza personale, lieve e feroce che sia, apparentemente fragile ma non per questo inevitabilmente crudele e autentico”.

Così, l’approccio di Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983), in cui l’utilizzo del mezzo pittorico permette di rendere materia quelle esperienze intime che sono il punto di partenza del suo lavoro. Muovendo dall’osservazione delle immagini fotografiche, l’artista ne mette in discussione l’illusoria capacità a esse attribuita di rappresentare gli oggetti, per riappropriarsi, invece, della realtà, grazie a un processo di sottrazione teso a coglierne, attraverso la pittura e il disegno, la vera essenza.

Anche la ricerca di Sara Enrico (Torino, 1979) muove dalla pittura e, in particolare, dalla tela e dai colori a olio – vocabolario di base di questa pratica – per sperimentare nuove letture della realtà che la circonda. Le sue tele, dipinte, rivestite, tagliate, ma che si fanno anche scultura, testimoniano di una pratica artistica che procede per intuizioni e che, lungi dal voler rappresentare il reale, è, invece, tesa a una ricerca estetica in continua evoluzione.

Seppur in modo differente anche il lavoro di Elenia Depedro (Breno, 1976) si struttura intorno a una radicale ridefinizione della realtà. La sua pratica artistica – incentrata sulla performance ma che spazia tra vari linguaggi, dalla pittura, alla fotografia e al video – risponde, infatti, all’esigenza di dare forma e rendere reale il lato invisibile del mondo. L’atto performativo, nella sua immaterialità, unicità e irripetibilità, corrisponde per Depedro all’autentico gesto artistico capace di creare uno scambio di idee ed energie con il pubblico.

Le fotografie di Silvia Mariotti (Fano, 1980) ritraggono una realtà spesso nuda e desolata. Paesaggi avvolti nella nebbia e ruderi attraversati dal silenzio – che sembrano non serbare traccia di una presenza umana, ma che nascondono storie e avvenimenti a noi sconosciuti – uomini e donne bloccati in una fissità quasi innaturale, apparentemente estranei al contesto che li circonda. Il lavoro di Mariotti sembra voler svelare una sorta di inganno, raccontando, attraverso le immagini, la realtà così come essa è e mettendo lo spettatore di fronte alla verità di un mondo precario e artificiale che sembra appartenere a verità lontane.

In maniera per certi versi analoga Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982) parte per la realizzazione dei propri lavori video dallo studio dei codici di rappresentazione e dalla manipolazione delle immagini per indagarne la natura effimera. Nei suoi lavori, la struttura delle immagini in movimento viene studiata e costruita in relazione allo spazio espositivo, dando vita a film e video – sovente realizzati con installazioni multi canale – che mirano a scardinare l’assolutezza di ciò che è rappresentato attraverso l’analisi degli elementi che compongono le immagini stesse, come la luce e il linguaggio filmico.

Il lavoro di Mariangela Levita (Aversa, 1972), infine, nota per le importanti opere pubbliche realizzate sia all’estero sia in Italia – tra cui i wall-paintings per il Padiglione Palermo dell’Ospedale Cardarelli e l’installazione per il Ponte Don Bosco, entrambi a Napoli – pone al centro della propria ricerca la pittura, procedendo a una ridefinizione del ruolo che essa riveste nella società contemporanea, attraverso una radicale messa in discussione della pittura stessa e dei suoi codici linguistici. Partendo da un dialogo serrato con la tradizione, che ritorna in maniera più o meno esplicita nella maggior parte dei lavori, l’artista dà forma a un affascinante quanto complesso universo compositivo, fatto di colore e pattern geometrici.

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ENGLISH:
On Friday 18th January 2013 FaMa Gallery is opening the new exhibition curated by Andrea Bruciati, LE FIGLIE DI EVA / EVE’S DAUGHTERS. The protagonists are six young Italian female artists – Paola Angelini, Elenia Depedro, Sara Enrico, Mariangela Levita, Silvia Mariotti, Giusy Pirrotta – and the exhibition is articulated in some heterogeneous artistic practices, like painting, performance, photography, video and installation. The project is not intended to reawaken a vintage post-feminism, but to highlight the validity of a creative practice characterized by a sensoriality referable to the form, by the open variables in the language and by the expressive force of the medium used.

In today’s context – where also words are images and artists have arrived to a point of no return to postulate a new and different alphabet, free from emotive compromises – the project LE FIGLIE DI EVA / EVE’S DAUGHTERS – highlights and, at the same time, raises problems on some media practices like video, painting and performative practice, with new imaginative solutions suggested by the female artists of the project.

As the curator Andrea Bruciati underlines, “the invited artists are not interested in capturing reality but they want to create it according to new reconstructive hypothesis. They are not interested in representing but in ‘presenting’ a language through mimetic modes adhering to the never-ending research of identity. Actually, as Louise Bourgeois used to say, ‘I do is an active state’, it is a positive affirmation, where you move forward, toward a goal, a wish or a desire. All the six artists want to discover a different syntax which may give voice to the details and body to the plot, intended as relationship, attention and existence. Every work of art is an exercise of sensitivity and it is not considered as a sign of loss but as a possible area to create an alternative dimension. Actually space does not exist and it is always a metaphor for the structure of our existence. Any solution suggested by the artists always leads to a plot mediated by personal experience – easy or terrible that it might be – apparently fragile but not inevitably cruel and authentic”.

In Paola Angelini’s approach (San Benedetto del Tronto, 1983) the use of painting makes it possible to give shape to her intimate experiences – the starting point of her work. Moving from the observation of photographs, the artist calls into question their deceptive power to represent objects and she regains possession of reality thanks to a process of subtraction so that, through painting and drawing, the real essence of reality is grasped.

Sara Enrico’s research (Torino, 1979) moves from painting too, and in particular from canvas and oil colours – basic terms for this practice – to experiment with a new reading of the surrounding reality. Her canvas – painted, covered, cut, but also transformed into sculpture – are evidence of an artistic practice that moves forward through intuition and that – far from aiming at representing the real – follows an aesthetic research in constant evolution.

Though in a different way, also Elenia Depedro’s work (Breno, 1976) develops around a radical redefinition of reality. Her artistic practice – based on performance but also on other different languages, like painting, photograhy and video – meets the need to give shape to the invisible side of world. The performative act – immaterial, unique and unrepeatable – is for Depedro the authentic artistic gesture and it can create an exchange of ideas and energy with the public.

Silvia Mariotti’s photographs (Fano, 1980) often depict a bleak and desolate reality. Foggy landscapes and silent ruins – which seem to have lost any human trace but actually hide unknown stories – men and women unnaturally static and motionless, apparently unrelated to the surrounding context. Mariotti’s work seem to disclose a sort of deception, describing – through images – reality as it is and putting the viewer in front of the truth of an artificial and precarious world that seem to belong to distant truths.

In a sort of similar way, Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982) starts – for the creation of her video works – from the study of the representation codes and from the manipulation of images to investigate their ephemeral nature. In her works, the structure of the moving images is studied and created in relation to the exhibition space, thus giving life to films and videos – often obtained with multi-channel installation – which aim at breaking up the absoluteness of what is represented. This is reached through the analysis of those elements which make up the images themselves, like light and film language.

Finally, Mariangela Levita (Aversa, 1972) is well-known for her important public works, both in Italy and abroad – like the wall-paintings for the Palermo Pavilion at the Cardarelli Hospital and the installation for the Don Bosco Bridge, both in Naples. Painting is at the centre of her research and she moves toward a new definition of its role in contemporary society, calling into question painting itself and its linguistic codes. Starting from a comparison with tradition – more or less explicitly present in most of her works – the artist gives shape to a fascinating and complex universe of composition, made up of colours and geometrical patterns.

Information
19th January – 16th March 2013
Opening Friday 18 January, from 6.00 to 9.00 pm
Opening times: 10.00-13.00 | 14.30-19.30 | closed on Mondays and holidays

Curated by Andrea Bruciati

FaMa Gallery
Corso Cavour 25/27, 37121 Verona
tel. +39 045 8030985 fax. +39 0458011410 info@famagallery.com www.famagallery.com

Sguardi d’artiste. A Verona, oltre i limiti di genere

“Le figlie di Eva” sono sei giovani artiste che, superando un immaginario femminile stereotipato, affrontano le più disparate pratiche artistiche. Con l’intento di analizzare, studiare, approfondire i vari media che vengono indifferentemente dalla storia e dal quotidiano. Alla FaMa Gallery di Verona, fino al 16 marzo.

Scritto da | giovedì, 14 marzo 2013 · Lascia un commento

 

Giusy Pirrotta, Reversed light, 2011

Giusy Pirrotta, Reversed light, 2011

Se negli Anni Settanta la creatività femminile impiegava la sfera privata come materiale linguistico, il corpo come testimonianza di sé e della propria vita, oggi oltrepassa tutto ciò che ha a che fare con sentimenti, ribellioni, esibizioni. La donna artista trova la propria identità direttamente scrivendo, evocando, costruendo una propria riflessione sulla realtà. Il suo è un “alfabeto scevro da compromessi emotivi”, scrive Andrea Bruciati, presentando la mostra Le figlie di Eva: è soprattutto un atteggiamento che si appropria con spregiudicatezza (e insieme leggerezza) di tutte le pratiche mediali quali il video, la pittura, la fotografia, la performance. L’arte delle donne non è più “l’arte che parla delle donne”: è un’arte che si interroga sui propri statuti e indaga le modalità attraverso cui vengono manipolate e distribuite le immagini.

Paola Angelini, Senza titolo, 2012

Paola Angelini, Senza titolo, 2012

Così Elenia Depedro impiega lastre di vetro sulle quali sono incise microstorie e le frammenta, portando tutto al limite della percezione, della residualità, della deriva di senso. Mariangela Levita lavora come un writer, coprendo di spray le pagine patinate di Vogue: l’obiettivo è modificare la superficialità della comunicazione in qualcosa di voluminoso, denso, in continua espansione. Giusy Pirrotta costringe lo spettatore a interagire con diapositive trovate: nel suo lavoro non conta ciò che viene mostrato, ma l’analisi del sistema di funzionamento delle immagini.
Paola Angelini si affida a una pittura che si rivela attraverso un vortice di forme e di colori: i soggetti sono però puri pretesti per porre l’attenzione sul linguaggio. Anche Sara Enrico dipinge, ma poi, alla pari di uno scultore, lavora, impasta, ordisce i suoi pigmenti. Tanto che la superficie assume le sembianze di un tessuto o di una pelle palpitante. Silvia Mariotti, infine, realizza fotografie di paesaggi, dove il tempo sembra invariabilmente sospeso e dove ogni dato oggettivo diventa indefinibile e inattingibile.

Luigi Meneghelli

Verona // fino al 16 marzo 2013
Le figlie di Eva
a cura di Andrea Bruciati
FAMA GALLERY
Corso Cavour 25/27
045 8030985
info@famagallery.com
www.famagallery.com


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