20140425_arena_di_pace_e_disarmo_verona_636 Incontri e conferenze

Il Premio Nobel per la Pace Esquivel a Verona


Esquivel, Premio Nobel per la Pace a Verona

Sabato 10 maggio 2014, ore 15.00
Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona (accessibile tramite ascensore dal cortile interno)

Il Premio Nobel è uno strumento al servizio dei popoli. E quando l’ho accettato, è stato a nome dei popoli dell’America latina, dei religiosi, delle diverse denominazioni della Chiesa cattolica, dei protestanti, degli ebrei, delle comunità che sostengono la gente contadina, indigena. Ho appunto ricevuto il Premio raccogliendo il grido di tutti gli esclusi, dei poveri, degli emarginati, dei tanti bambini abbandonati, i cosiddetti “bambini di strada” con cui lavoriamo ogni giorno e delle bambine a cui cerchiamo di restituire la speranza!” Così Adolfo Maria Pérez Esquivel, pacifista argentino protagonista della lotta alla dittatura militare negli anni Settanta, aveva allora commentato il massimo riconoscimento ottenuto nel 1980 per il suo strenuo impegno in difesa dei diritti umani, il Premio Nobel per la Pace.
Adolfo Maria Pérez Esquivel ha oggi 83 anni ma non per questo ha diminuito il proprio impegno. Continua a girare il mondo portando la propria testimonianza personale e il suo messaggio: “Il sistema in cui viviamo ancora oggi –dice infatti– fondamentalmente esclude due terzi dell’umanità. La fame uccide più della guerra ed è una bomba silenziosa. Come anche la povertà, in un mondo che ha molta ricchezza non equamente distribuita. C’è un’ambizione per il potere e per la ricchezza –sostiene Esquivel– che non corrisponde al mandato di Dio”. E quindi conclude: “In questi anni è stata globalizzata la dominazione, ma non è stata globalizzata la solidarietà”.
Il pacifista argentino è già stato a Verona negli anni successivi alla sua premiazione e ci torneràsabato 10 maggio, ospite dell’Associazione Mlal Onlus (Accademia dell’Agricoltura, via Leoncino, ore 15.00) che, nella stessa giornata celebra la propria assemblea soci annuale. L’incontro con Esquivel è aperto a tutta la cittadinanza, ai singoli e alle realtà che, in quanto istituzione o espressione di un impegno civile, ancora credono nell’affermazione dei diritti umani. Come lo sono la libertà e la possibilità di partecipare in prima persona alla costruzione del nostro presente e del nostro futuro: “La globalizzazione ci sta portando al pensiero unico –dice sempre il pacifista Esquivel– Si tratta di un pensiero unico che ci impone una cultura consumistica e svuotata di contenuti. Una dominazione culturale e una dominazione economica nelle quali non c’è posto per due terzi della popolazione mondiale. Dio ha dato a tutti noi qualcosa di importantissimo, che è la libertà. Senza la libertà e un pensiero proprio, noi non abbiamo spazio per partecipare, né la capacità di amare e di costruire”.
Da questo assunto, valido 34 anni fa come a tutt’oggi, l’anziano pacifista argentino muove il suo appello alla società civile di tutti i Paesi del mondo perché, cadute anche la maggior parte delle dittature più crudeli diffuse negli anni Settanta, non venga comunque abbassata la guardia e, anzi, ancora più convinti e forti, venga raccolta la sfida a sviluppare la cultura della solidarietà.
Il 10 maggio Esquivel verrà intervistato dal giornalista de L’Arena Gabriele Colleoni. Nel corso del dibattito successivo prenderanno la parola gli operatori dell’Associazione Mlal che da quasi 50 anni lavora in America latina e Africa in difesa dei diritti dei popoli: donne, lavoratori, contadini, bambini e tutte le altre categorie maggiormente a rischio, come i detenuti, i migranti, gli indigeni e i bambini di strada. Interverranno inoltre sul tema dei diritti, portando le rispettive esperienze e problematiche esistenti a livello locale, dunque anche sul territorio di Verona, i rappresentanti di realtà quali Migrantes, Amnesty Italia, Amministrazione comunale, Legambiente.
Pagina evento su facebook
Info: Mlal Onlus 0458102105 – ufficiostampa@mlal.org

Adolfo Pérez Esquivel

Medaglia del Premio Nobel Nobel per la pace 1980
Adolfo Maria Pérez Esquivel (Buenos Aires, 26 novembre 1931) è un pacifista argentino, vincitore del premio Nobel per la Pace nel 1980, per le denunce contro gli abusi della dittatura militare argentina negli anni settanta.

Gli studi
Ha frequentato l’Escuela Nacional de Bellas Arte e l’Universidad Nacional de La Plata, dove è diventato architetto e scultore. Per venticinque anni, ha insegnato architettura nelle scuole secondarie e in quelle di livello accademico.

L’impegno pacifista
Negli anni Sessanta, Perez Esquivel inizia a collaborare con alcuni gruppi pacifisti di cristiani latinoamericani. Nel 1974, decide di lasciare l’insegnamento per dedicarsi interamente all’assistenza ai poveri e alla lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, attraverso la prassi della non-violenza.

La dittatura
Dopo il colpo di Stato di Jorge Rafael Videla(avvenuto il 24 marzo 1976), ha contribuito alla formazione di “El Ejercito de Paz y Justicia” un’associazione di difesa dei diritti umani che si è prodigata anche per assistere le famiglie delle vittime del regime e della guerra delle Falklands.

La prigionia e il Nobel per la pace
Viene arrestato nel 1975 dalla polizia brasiliana e nel 1976 viene incarcerato in Ecuador. Nel 1977 viene fermato dalla polizia argentina, che lo tortura e lo tiene in stato di fermo per 14 mesi senza processo. Mentre si trova in prigione, riceve il Memoriale della Pace di Papa Giovanni XXIII.Nel 1980 viene insignito del Premio Nobel per la Pace per i suoi sforzi contro la dittatura ed in favore dei diritti umani. Nel 1999 riceve anche il Premio Pacem in Terris. Nel 1995 pubblica il libro Caminando junto al Pueblo, nel quale racconta la sua esperienza.Dal 2003 è presidente della Lega internazionale per i diritti umani e la liberazione dei popoli. È inoltre membro del Tribunale popolare permanente.

 

Esquivel, premio Nobel al servizio dei poveri

Elisa Pasetto

Nato poverissimo, ha denunciato le atrocità del regime di Videla Oggi lavora con le comunità indigene per la difesa della loro cultura

domenica 11 maggio 2014 CRONACA, pagina 21

Il Nobel Perez Esquivel e alcune donne con il cartello per chiedere il rilascio delle ragazze …

«Che valore ha, per me, il Nobel? È uno strumento al servizio dei popoli». Era il 1980 quando Adolfo Maria Pérez Esquivel, pacifista argentino, riceveva la massima onorificenza riservata a chi opera per la pace, diventando una voce per chi voce non ne ha. E non poteva che essere diversamente per chi la povertà non ha dovuto impararla, ma l’ha vissuta sulla sua pelle. «Ero anch’io uno di quei bimbi che, in America latina, mangiano un giorno sì e due no», si è descritto lui stesso ieri davanti alla platea veronese riunita all’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere durante l’incontro organizzato dal Mlal, Movimento laici America latina, al termine dell’assemblea dei soci. «Lavoro da quando ho dieci anni e non ho mai cercato di vincere premi. Poi ho scoperto cos’è il Vangelo in tutte le sue declinazioni, dalla spiritualità, che ritrovo anche in altre religioni come il buddismo, all’impegno concreto, quello di grandi figure non solo cristiane. Penso al Mahatma Gandhi ma anche a mia nonna, che era un’indigena guaranì. È stata lei a insegnarmi l’impegno e la lotta per preservare la memoria dei popoli».
Una lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, attuata attraverso la non-violenza, nel nome della quale il pacifista argentino, architetto, scultore e docente universitario, ha sopportato prigionia e torture. È lui il fondatore dell’Esercito di pace e giustizia che ha denunciato le atrocità del regime militare imposto in Argentina dal dittatore Videla nella seconda metà degli anni Settanta e si è prodigato per assistere le famiglie delle vittime. «Alimentare la memoria è un passaggio decisivo perché tragedie del genere non si ripetano», ha affermato Ivana Borsotto, presidente di Mlal onlus, l’organizzazione non governativa veronese impegnata dal 1966 nella difesa dei diritti umani e in programmi di sviluppo in America Latina e in Africa. «Ecco perché Esquivel è fortemente impegnato anche nell’educazione dei giovani, che incontra per ricordare loro cos’hanno rappresentato quelle dittature. Così come sul fronte della salvaguardia dell’ambiente».
Oggi lavora con le comunità indigene «per la difesa della loro cultura, lingua e identità contro il pensiero unico imposto dalla globalizzazione»,