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Giosetta Fioroni e le memorie allo specchio


Ancora pochi giorni per visitare la mostra della pittrice Giosetta Fioroni alla Galleria MARCOROSSI.
Ingresso libero, la galleria è a piano terra, 2 dei 3 locali sono accessibili alle carrozzine, il terzo ha invece alcuni scalini, ma si riesce comunque ad avere una discreta visuale dalla porta.

Via G. Garibaldi 18/a, 37121 Verona
Orari: da martedì a sabato 10.00/12.30 e 15.00/19.00
Lunedì e festivi su appuntamento
Tel. 045.597753 – Fax 045.597212

La Galleria MARCOROSSI artecontemporanea di Verona, in contemporanea con la Galleria eventinove di Borgomanero, ha il piacere di presentare, nell’anno del suo Ottantesimo compleanno, un nuovo progetto artistico di Giosetta Fioroni.
Per la mostra Mirroring Memories, Memorie allo specchio, Giosetta Fioroni ha lavorato con immutata creatività e la consueta freschezza, con un materiale da sempre presente, in varie forme, nella sua poetica: lo specchio.
Lo specchio quale testimone silente della bellezza e della vita di tutti noi, ma anche oggetto misterioso, quasi magico, protagonista di tante fiabe.
Alla base dell’ideazione del progetto della mostra Mirroring Memories, assieme a semplici specchi senza cornice, ci sono anche vecchi specchi, trovati e raccolti negli anni, con le loro cornici, successivamente rielaborati e trasformati in opere dall’artista romana; sulle loro superfici la fiaba e il sogno, come sempre nei suoi lavori, si intrecciano con immagini della vita.
I temi dell’opera della Fioroni sono da sempre l’universo femminile, l’infanzia, i suoi cani amatissimi, assieme alla Poesia e alla Fiaba, sulla base degli specchi, la sua pittura dà vita a piccoli mondi diversi che si fondono con il riflesso di chi li guarda.
Le venticinque opere su specchio, fotografate da Enrico Minasso nella settecentesca Villa Campari, a Sesto San Giovanni, daranno vita a un catalogo particolare, con un testo di Marina Mojana.

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GIOSETTA FIORONI SI RACCONTA

  • 26/01/2012 –
  • Fonte: Rai Scuola

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Una natura poetica, femminile, un po’ visionaria, spesso dichiaratamente legata al mondo dell’infanzia, insieme ad una colta rielaborazione delle esperienze estetiche del Novecento costituiscono il tessuto primario del lavoro della pittrice Giosetta Fioroni.
Nel corso dell’intervista, la Fioroni ripercorre le sue esperienze artistiche nel movimento neoavanguardista romano, cui prese parte negli anni Sessanta. La particolare attenzione alla realtà urbana, l`influsso di Morandi e della pittura tonale sfociarono successivamente in percorsi maggiormente incentrati sulla ricerca interiore e sul mondo dell’infanzia, che, nei suoi quadri e nelle sue ceramiche, divennero oggetto di una rivisitazione destinata agli adulti.
In questa parabola evolutiva, ha avuto un ruolo determinante Vladimir Propp, dalle cui opere, sulle radici storiche delle fiabe di magia, la pittrice rivela di essere stata particolarmente affascinata.

Fonte: Rai Scuola

da wikipedia:

Giosetta Fioroni (Roma, 24 dicembre 1932) è una pittrice italiana.

Biografia

Nata da una famiglia di artisti (il padre Mario era uno scultore, la madre pittrice), studia all’Accademia di belle arti di Roma, dove fu allieva di Toti Scialoja. Trascorre un periodo a Parigi (tra il 1958 e il 1962), espone alla VII Quadriennale di Roma del 1955 e l’anno successivo alla XXVIII Biennale di Venezia. Frequenta l’ambiente artistico legato alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma. Conosce Cy Twombly, De Kooning, Rauschenberg. In una personale nel 1961 alla Tartaruga con Umberto Bignardi inizia ad esporre tele realizzate con colori industriali, alluminio e oro, recanti segni, scritte, simboli, sovrapposti e cancellati. Frequenta il gruppo del Verri e il Gruppo 63. Fa parte della Scuola di Piazza del Popolo con Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli con i quali espone alla Biennale di Venezia del 1964 (la Biennale della Pop Art) invitata da Maurizio Calvesi. Da quell’anno diviene la compagna stabile di Goffredo Parise; rimarrà al suo fianco fino al 1986, anno della morte dello scrittore veneto.

Dal 1963 lavora con fotografie proiettate sulla tela, nel 1967 alla Galleria del Naviglio di Milano espone una serie di lavori con volti e figure femminili su fondo bianco. Rivisita opere del passato, Botticelli, Carpaccio, Simone Martini. Nel 1968 inaugura la rassegna Il teatro delle mostre alla Tartaruga con un’azione intitolata La spia ottica poi ripresentata alla Quadriennale di Roma del 1973. Dal 1969 si avvicina al mondo della fiaba e della leggenda: tele, scatole e teatrini aprono al mondo della memoria personale e collettiva. Appartengono agli anni Ottanta le collaborazioni con scrittori e poeti. Nel 1990 l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma allestisce una antologica con i suoi lavori su carta. Alla Biennale di Venezia del 1993 è presente con una sala personale e nello stesso anno inizia a lavorare con la ceramica.[1][2]

Opere

Illustrazioni

  • Raffaele La Capria “Colapesce” e “Guappo e altri animali”.
  • Alberto Arbasino, “Luisa col vestito di carta”.
  • Elio Fiore, “I bambini hanno bisogno”.
  • Andrea Zanzotto, “Meteo”.
  • Giulia Niccolai, “Greenwich”.
  • Goffredo Parise, “Capri”, “Ozio” e “Lettere a Giovanni Comisso”
  • Elisabetta Rasy, “Succede a Roma 2001-2004”.
  • Giacomo Leopardi, “Tristano: amore e morte”.
  • Valerio Magrelli, “Natività”
  • Dario Voltolini, “Corso Svizzera 49”.

Bibliografia

  • Fioroni, Giosetta in Carlo Pirovano (a cura di), La pittura in Italia : Il Novecento/2 : 1945-1990, Milano, Electa, 1993, Vol. 2. ISBN 88-435-3982-5
  • Patrizia D’Agostino (gen.-feb. 2009). Giosetta Fioroni. Intervista all’artista. Arte contemporanea (16): 62-66. ISSN 1828-1125.

Prossimamente alla galleria

Aldo Damioli
Generi e rigeneri
Dal 17/11/2012 al 23/12/2012
comunicato stampa

Lo specchio di Giosetta Fioroni

Dipingere su uno specchio è come dipingere sulla soglia del quadro. È come raggiungere l’aldilà, restando aldiqua. Giosetta Fioroni, una delle mitiche esponenti della scuola di Piazza del Popolo, vi affastella le sue “fiabe di magia”, per potersi calare nel loro piccolo, magico spazio. O, meglio, per spiarlo, come un avido voyeur. Alla Marcorossi Artecontemporanea di Verona, fino al 3 novembre.

Scritto da  | sabato, 3 novembre 2012 · Lascia un commento

 

Giosetta Fioroni – La Vecchia Signora – 2012

La stanza della memoria, il cassetto della fotografie, la mappa delle fiabe. Tutta l’opera di Giosetta Fioroni (Roma, 1932) insegue da sempre il senso segreto di un’apparizione privata, di un “teatro delle marionette”, di un paesaggio miniaturizzato. Il suo è un mondo fatto di piccole cose, di resti, e spesso solo di profili di cose, come se a interessarla fosse il non finito, l’impreciso, il fuggevole.     Nei suoi dipinti niente è mai concluso, ma tutto ha in sé una sorprendente agilità, una sottile capacità di annodarsi per incastro, seguendo l’imperativo sintetico della condensazione e della metafora. Così i suoi teatrini sono anche case e le case stanze, interni, ripostigli. Architetture del dentro, della profondità, della distanza. È logico allora che tutto perda consistenza e che a prevalere sia immancabilmente la leggerezza, la liquidità, la trasmutazione. L’artista stessa parla di una dinamica simile a quella che hanno i “sogni al rallentatore”, che inscenano un’azione che non avrà mai fine.

Giosetta Fioroni – Il cane Biri – 2012

Ebbene, la trentina di lavori presenti in mostra sembrano accentuare ancor più lo slittamento delle immagini, la loro formatività in perdita. E questo dipende dal fatto che le superfici su cui l’artista dipinge sono date da specchi, con la conseguente prevalenza dei vuoti sui pieni, dell’assenza sulla presenza. Anche se nulla hanno a che vedere con i “quadri specchianti” di Pistoletto che ispirano un doppio che mette sullo stesso piano l’immaginario e il reale, il naturale e l’artificiale, il riprodotto e il riflesso. Fioroni spruzza tracce di labbra, di cuori, di lune, abbondando in cesure, sfocature, lacune, in modo che l’osservatore si trovi totalmente immesso in questa frammentazione, subisca per intero questa disgregazione. Non sia più uno ma molti, non si veda più come identità, ma come pluralità. Quando poi, come in alcuni specchi, il limite è dato da una vecchia cornice, si ha la sensazione di tornare all’antico concetto di teatro, di palcoscenico, di recita. A un magico forellino aperto nel muro del quotidiano e del banale. Solo che l’al di là si palesa come un universo elusivo e fittizio. “Per speculum in aenigmate”, avrebbe detto San Paolo; “Attraverso lo specchio”, nel regno del fantastico e degli incantesimi, dice Giosetta Fioroni.

Luigi Meneghelli

Verona // fino al 3 novembre 2012
Giosetta Fioroni – Mirroring Memories
a cura di Marina Mojana
MARCOROSSI ARTECONTEMPORANEA
Via Garibaldi 18a
045 597753
info@spiraleartecontemporanea.it
www.marcorossiartecontemporanea.com

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