20150201 Afterhours Io so chi sono Tour Verona Teatro Filarmonico

Afterhours: Io so chi sono


Teatro Filarmonico di Verona
23 febbraio 2015, ore 21.00

TENDENZE. Domani sera alle 21 al Filarmonico la band di «Padania» nel nuovo appuntamento della rassegna di Eventi

Scocca l’ora degli Afterhours

Giulio Brusati

Manuel Agnelli, voce del gruppo rock milanese: «A teatro sì, ma senza chitarre acustiche Terremo un concerto elettrico, tra musica e parole, tutto dedicato al tema dell’identità»

Metti una sera a teatro con gli Afterhours, la rock band italiana dalle mille vite, con un repertorio a metà tra reading e concerto.
È lo schema (ma sarà rispettato da musicisti così ribelli?) del live in programma domani alle 21 al teatro Filarmonico, all’interno della rassegna Tendenze, ideata e portata avanti da Eventi (informazioni e prenotazioni allo 045.8039156) con il patrocinio del Comune di Verona.
Qualche giorno fa gli Afterhours sono andati a presentare questo tour teatrale, intitolato Io so chi sono, negli stdui di Che tempo che fa, il programma di Rai3 condotto da Fabio Fazio. Lì hanno eseguito dal vivo un brano tratto dal loro disco più cattivo, ostico e disilluso, Padania (oh, sì, gli After non hanno paura a trattare certi argomenti e ad esprimere «il disagio di vivere in questa terra immaginaria»).
Da Fazio hanno suonato la canzone Costruire per distruggere, vero e proprio manifesto dell’attitudine della band guidata dal cantante e chitarrista Manuel Agnelli: «Siamo fermi qui a guardare verso il niente/ Siamo pubblico che spia un incidente/ Perché il mondo a cui appartengo è già invecchiato/ E mi accarezza anche il ricordo di un nemico/ che bacerà la mano che lo abbatterà/ Liberandolo da quel che è diventato».
Ma cosa sono diventati in tutti questi anni gli Afterhours? E cosa siamo diventati noi – cioè i 30-40enni cresciuti con loro? Perché, si sa, non c’è niente che sia per sempre. E non è certo il tempo quello che invecchia e fa morire. «Io so chi sono», dice in maniera quasi strafottente il nome del tour e di sicuro, ancora una volta, Agnelli & compagni proveranno a incrinare le loro e nostre certezze con uno spettacolo in cui la violenza sonora sarà costruita da due tra i chitarristi più interessanti del rock contemporaneo: Xabier Iriondo, tornato nella band di recente, e Stefano Pilia, apprezzato anche nei Massimo Volume. Gli altri Afterhours? Sono Roberto Dell’Era, Rodrigo D’Erasmo e il nuovo batterista Fabio Rondanini.
«Quello di domani sera, come gli altri del 2015, sarà un concerto dedicato al tema dell’identità», ci ha detto Agnelli. «Sarà diverso dalla serie di show dello scorso anno, quando abbiamo voluto festeggiare la ripubblicazione di un nostro disco storico, Hai paura del buio? Quella serie di show ha chiuso un ciclo, e basta così. Ora volevamo suonare nei teatri ma non aspettatevi un concerto acustico. Sarà elettrico, eccome!».

MANUEL AGNELLI (AFTERHOURS)

«Al Filarmonico ci vedrete
in un concerto… bastardo»

lunedì 26 gennaio 2015 SPETTACOLI, pagina 58

Un tour teatrale che passerà dal Filarmonico il prossimo 23 febbraio (promoter Eventi; prenotazioni allo 045.8039156). Una formazione rinnovata che ora include due tra i chitarristi più interessanti del rock e dell’avanguardia italiana come Xabier Iriondo e Stefano Pilia. Il 2015 degli Afterhours è un anno di cambiamenti «cercati per raggiungere la sanità mentale, piuttosto che per una vena di follia», come spiega Manuel Agnelli, da sempre leader del gruppo rock milanese che in formazione presenta anche Roberto Dell’Era, Rodrigo D’Erasmo e il nuovo batterista Fabio Rondanini.
Manuel, il tour teatrale si intitola «Io so chi sono». Perché?
Perché saranno concerti dedicati al tema dell’identità. Ovviamente saranno diversi dalla serie di show dello scorso anno, quando abbiamo voluto festeggiare la ripubblicazione di un nostro disco storico, Hai paura del buio? Quella serie di show ha chiuso un ciclo. Sì, sono stati trionfali ma non volevamo più cavalcare quel tipo di sentimento. E volevano suonare a teatro. Ma non aspettatevi un concerto con chitarre acustiche.
Cosa vedremo e ascolteremo, dunque?
Al Filarmonico il 23 febbraio sarà un concerto… bastardo. Vogliamo approfittare del cambio di formazione per proporre brani che non suoniamo da tempo come Bianca, Baby fiducia e Dentro Marilyn. Ci saranno inserti di parlato, con brani e poesie. Saranno il collante, le parole. E tutto sarà incentrato sull’idea di identità.
Voi, in realtà, avete sempre saputo chi siete. Non vi è mai mancata la consapevolezza, giusto?
Sì, certo. Anche se in tutti questi anni, sulla scena del rock italiano, abbiamo sempre trovato più domande che risposte. Per affermare noi stessi abbiamo sempre lottato. Alla nostra età non ci siamo “seduti”; non abbiamo smesso di combattere per esprimere davvero quello che siamo.
Con due chitarristi particolari come Iriondo e Pilia, che suono avrete?
Xabier accentuerà ancora di più il suo lato sperimentale. E Stefano (componente dei Massimo Volume, ndr) ha studiato il contrabbasso e dunque può suonare altri strumenti. Io? Non è detto che con due chitarristi a me resti poco spazio per suonare. Ci scambieremo strumenti e posizioni. Siamo sempre stati molto liberi, come approccio al suono. Quello che mi sento di dire è che sarà un concerto pirotecnico. Nella prima parte la struttura sarà granitica: il tema dell’identità, appunto, nelle nostre canzoni e in varie letture, con una spinta verso l’improvvisazione sonora. La musica, infatti, scorrerà come commento sonoro alle parole declamate e recitate. La seconda parte, invece, sarà dedicata alle nostre canzoni più conosciute, da quasi tutti i nostri dischi. Ovvio, la struttura dei brani sarà adattata alla forma teatrale dello show. Mantenendo però la natura elettrica.
Con una line-up del genere e un tour in teatri dall’acustica notevole, avete pensato di registrare gli show?
Sì, registreremo tutti questi concerti. E non è escluso che alla fine della tournée possa uscirne un disco live. Magari un “greatest hits” (e sorride, ndr)con materiale registrato dal vivo. Abbiamo tonnellate di registrazioni a casa, dentro agli scatoloni.
Sarebbe la testimonianza di un periodo di cambiamento, no?
Sì, abbiamo cambiato molto anche nelle nostre vite personali, oltre che nella formazione della band. Siamo Afterhours diversi ma in fondo siamo sempre noi, sempre gli stessi.