Tent of Nations, la speranza nella resilienza
Biblioteca Civica di Verona, Sala Farinati
Venerdì 20 maggio 2016, ore 17.00
Entrata libera
Palestina-Italia, andata e ritorno. Con tappa in riva all’Adige per il Festival Biblico di Verona. Ha scelto la città scaligera, Doud Nassar, per la sua prima visita al nostro paese. Probabilmente attratto dall’originalità di proposta e vivacità intellettuale della rassegna biblica veronese, giunta alla sua quinta edizione. E dall’opportunità di divulgare un messaggio di speranza dettato dall’esperienza personale. Venerdì l’agricoltore palestinese renderà testimonianza dell’esperienza di pace tra etnie, comunità, religioni differenti, che quotidianamente si rinnova sotto un unico tetto. O meglio tenda, quella di Tent of Nations (Tenda delle Nazioni), una fattoria costruita su una collina a circa 15 km da Betlemme, nel pieno dei territori palestinesi. Fu suo nonno ad acquistare il terreno quando la Palestina era ancora sotto l’impero Ottomano, nel 1916. Terreno al quale, il padre prima, lui e i suoi fratelli poi, sono rimasti sempre fedeli, nonostante le continue tensioni politiche e i conflitti con i paesi di confine. Per impossessarsi dell’ultima collina della zona, rimasta in mano a una famiglia palestinese, gli israeliani offrirono a Daoud persino un assegno in bianco, ma la sua risposta è tuttora chiara e coraggiosa: «La nostra terra è la nostra madre. E la nostra madre non è in vendita». Da qui il progetto di questa “oasi” di pacifica convivenza, dove alla violenza si risponde con un atteggiamento di vera riconciliazione. È il 2005 quando Doud Nassar, cristiano, decide di aprire la propria fattoria a chiunque desideri conoscere la sua famiglia e il loro lavoro. Da allora ogni anno, vi sostano o transitano una media di 800 volontari, la maggior parte studenti universitari (Doud è anche docente alla facoltà agraria dell’Università di Betlemme), ma anche pellegrini di diversi paesi e religioni (cristiani, musulmani, ebrei) compresi israeliani, che condividono l’idea di resistenza non-violenta dando una mano in diverse attività, dal lavoro della terra alla cura degli animali. La vera missione di Daoud è aprire spazi di conoscenza e di comunicazione. Nelle tende che ospitano i volontari tutti hanno la possibilità di guardarsi negli occhi e di provare a dialogare. Forse non saranno quei piccoli e timidi incontri a cambiare la storia, ma è dai gesti concreti di persone come Daoud che si inizia a costruire la pace, anche in quei luoghi dove sembra impossibile liberarsi dalla logica del conflitto. Ma facciamo un passo indietro. Quando nel 1991 il governo israeliano dichiarò proprietà dello Stato israeliano l’intera area, compresi i terreni dei Nassar, la famiglia ricorse in tribunale per rivendicare il titolo di proprietà. Contestualmente, di fronte all’occupazione, anziché andarsene nella diaspora ovvero rimanere e reagire con violenza o, in alternativa ancora, restare e subire l’occupazione, i Nassar scelgono una via fino ad allora mai praticata da alcun palestinese. Quella della resilienza, e cioè del «rimanere nella terra occupata lavorando per la pace, l’incontro e il dialogo aperto».Per lui la misericordia, per restare nel tema della rassegna biblica, si traduce in questa consapevolezza: «Siamo occupati, ma Cristo è in mezzo a noi». Aprendo le porte della sua proprietà, che così diventa “terra di tutti”, l’agricoltore ha già fatto incontrare migliaia di persone e culture, creando un circolo virtuoso che ha l’obiettivo di far conoscere un modo diverso di vivere in pace con il diverso, abbattendo i muri della paura, della prepotenza e dell’indifferenza; facendosi così ponte di dialogo, incontro e lavoro. L’attenzione va soprattutto ai giovani, ai quali la famiglia Nassar vuole dare esempio attraverso questa scelta alternativa e creativa utile al loro futuro, e trasmettendo loro i valori di fede, comprensione e tolleranza. Non si tratta solo di “zappare la terra”, ma di un più ampio e articolato programma che comprende: il programma di riconciliazione (giovani di varie nazionalità lavorano insieme facendo esperienza del valore del creato e della relazione), un programma di coltivazione (volontari, locali e di altri paese, supportano il lavoro della fattoria: piantano alberi da coltivare come segno di sussistenza, speranza e solidarietà per la pace e la giustizia), un altro ancora che organizza il campeggio estivo presso la fattoria per i bambini e le loro famiglie. E ancora, un programma di formazione vocazionale vuole aiutare ad organizzare un corso di formazione speciale per giovani e membri di comunità in diverse professioni.
http://www.tentofnations.org/