20140422-Giardino-Giusti-Verona-dismappa Letteratura, poesia, reading

Il Giardino Giusti, di Annamaria Conforti Calcagni


Biblioteca Civica di Verona, Sala Farinati
Venerdì 3 marzo 2017, ore 17.30
Ingresso libero

Presentazione del volume

Il Giardino Giusti, di Annamaria Conforti Calcagni

Introduce
Agostino Contò, responsabile della Biblioteca Civica di Verona
Presenta il volume Francesco Monicelli, storico dell’arte
Sarà presente l’autrice

Il giardino Giusti ha come obiettivo far conoscere l’oasi realizzata nel centro di Verona fra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 dal conte Agostino Giusti. E’ uno splendido esempio di giardino all’italiana. Il visitatore è incuriosito da elementi anomali, come il famoso mascherone collocato in posizione elevata e centrale, e la grotta ad esso sottostante, con il suo spiazzante gioco di specchi. Nel corso dei secoli è stato visitato da illustri personaggi, da Goethe all’imperatore Giuseppe II fino a Mozart. La sua storia inizia nel ‘400 quando la toscana famiglia Giusti si trasferì a Verona. Nella seconda metà del ‘500 il conte Agostino Giusti fece risistemare i campi retrostanti il palazzo, ricreando un tipico giardino toscano rinascimentale. Annamaria Conforti Calcagni insegna Storia del Giardino al corso di laurea di Scienze dei Beni Culturali a Verona ed è capo delegazione del Fai.

Palazzo e giardino Giusti

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Storia

Il palazzo è stato costruito nel XVI secolo con un classico impianto ad U, insieme al giardino, considerato uno degli esempi più belli di giardino all’italiana. Il giardino è stato modificato più volte durante la sua lunga vita, ed è stato particolarmente curato dopo la seconda guerra mondiale (molte piante erano state praticamente stroncate). Vi ebbe sede per lungo tempo l’Accademia Filarmonica che poi costruì il Teatro Filarmonico.

Descrizione

Il giardino, creato alla fine del 1400, si presenta oggi nella struttura datagli nel 1570 da Agostino Giusti, Cavaliere della Repubblica Veneta e Gentiluomo del Granduca di Toscana. La parte più antica del giardino è stata impostata geometricamente, vicino alle fonti d’acqua, ed è chiuso da una fila di cipressi, tra i quali vi è il cipresso di Goethe, vecchio di oltre seicento anni e ammirato da Wolfang Goethe nel 1786 e citato in “Viaggio in Italia” del 1817:

“Stamane poi per tempo, mi ha stupito che mentre tutti venivano dal mercato portando in mano un ricordo di quello, o fiori, o legumi, od aglio, tutti volgessero lo sguardo ad un ramoscello di cipresso, che portavo in mano, dal quale pendevano i frutti a foggia di quelli del pino. Inoltre, avevo alcune pianticelle di capperi in fiore. Tutti mi guardavano, uomini donne, ragazzi, e parevano trovare la cosa strana.

Avevo tolto quei rami nel giardino Giusti, il quale giace in un’amena posizione, e dove sorgono cipressi giganteschi, a grande altezza, a forma di piramide. È probabile che nei tassi tagliati artificialmente in punta dei giardini del settentrione, si sia voluto imitare quest’albero stupendo, i cui rami tutti, giovani e vecchi, dalla base al vertice si drizzarno tutti verso il cielo. Desso vive non meno di tre secoli e si può pertanto dire meritevole di venerazione; giudicandoli dal tempo in cui fu piantato il giardino Giusti, questi avrebbero di già raggiunta quell’età rispettabile.”

Nel giardino si trova anche una grotta sormontata da un mascherone.
Il giardino si può dividere in varie zone, di cui le più importanti sono quella occidentale e quella orientale.

Nella prima si trovano quattro aiuole quadrangolari, affiancate da un viale alberato. Nel primo quadrato si trova una vasca con una fontana, in cui sono scolpiti dei delfini. Nel secondo si trova una statua pagana raffigurante Minerva. Nel terzo invece si trova una statua di Apollo. Nel quarto quadrato, infine, si trova un’altra statua, forse la più rilevante del parco..
Nella seconda zona, invece, si trovano soltanto due quadrati, speculari a quelli dell’altra zona. Nel primo quadrato (diviso in quattro aiuole triangolari) vi è al centro una piccola fontana in marmo rosso di Verona. Nel secondo si trova invece un labirinto di siepi, uno dei pochi ancora presenti in Veneto, ridisegnato da Luigi Trezza nel 1786.